Sussidiarietà e Riforma Costituzionale

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 “Siccome è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l'industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare. Ed è questo insieme un grave danno e uno sconvolgimento del retto ordine della società; perché l'oggetto naturale di qualsiasi intervento della società stessa è quello di aiutare in maniera suppletiva le membra del corpo sociale, non già distruggerle e assorbirle […]

Il principio di sussidiarietà protegge le persone dagli abusi delle istanze sociali superiori e sollecita queste ultime ad aiutare i singoli individui e i corpi intermedi a sviluppare i loro compiti”.

(COMPENDIO DELLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA, nn. 186-187, Lev, 2004)

 

Il principio di Sussidiarietà nella riforma costituzionale

 

art. 55: La Camera diventa unica titolare del rapporto di fiducia col Governo, della funzione di indirizzo politico, funzione legislativa e del controllo dell’operato del Governo.
art. 57: I senatori passano da 315 a 100, non sono più eletti dal popolo ma 95 NOMINATI dalle regioni e 5 dal Presidente della Repubblica.

art. 70-71: Il Senato NON sarà più titolare di funzione legislativa eccetto che le leggi costituzionali, le leggi elettorali, le leggi di attuazione delle politiche locali ed Europee.
La riforma lascia irrisolto il nodo – significativo per quanto attiene alla sovranità – della permeabilità del nostro ordinamento a norme sovranazionali provenienti dall’Unione Europea e che spesso sono in contrasto con la storia, le tradizioni, la cultura e talora con la legislazione del nostro Paese.

art. 70, c. 3: Il Senato potrà esaminare i disegni di legge approvati dalla Camera ove ne faccia richiesta e può, entro 30 gg, chiedere alla Camera di introdurre modifiche, che la Camera potrà rifiutare senza tenerne alcun conto. Il Senato potrà anche proporre un disegno di legge alla Camera, la quale potrà ignorarlo.

art. 72, c. 7: Il Governo potrà, in alcuni casi, imporre alla Camera la trattazione prioritaria di quei disegni di legge che siano definiti dal Governo come “essenziale per l’attuazione del programma”. Tali disegni di legge governativi avranno automatica priorità su tutto il calendario parlamentare e dovranno esser decisi entro 70 giorni. In poche parole il Governo potrà determinare in via assoluta il calendario dei lavori del Parlamento. Resta il decreto legge: strumento ampiamente usato (ed abusato) da parte dei governi (tutti) e capace di imporre atti aventi forza di legge senza il preventivo assenso del Parlamento.

art. 71, c. 3: Le proposte di legge di iniziativa popolare dovranno esser presentate da 150 mila elettori (oggi ne bastavano 50 mila).

art. 83: Il Presidente della Repubblica sarà eletto dai soli deputati e senatori (prima anche dai delegati regionali), con minore partecipazione alla scelta del Capo dello Stato. Anche il quorum sarà significativamente abbassato dal 7° scrutinio, passando dall’attuale “maggioranza assoluta” dell’assemblea ai 3/5 dei votanti.

Oggi il Presidente viene eletto da circa 1005 grandi elettori e, per l’elezione fino al terzo scrutinio, servono almeno 503 voti. Dopo gli elettori saranno 730 e – considerando il numero legale pari alla metà più uno degli aventi diritto basteranno 220 voti.

art. 114: Verranno soppresse le province

art. 117: Le regioni perderanno la potestà legislativa concorrente e vedranno limitata la potestà legislativa esclusiva a pochissime materie di limitata importanza (minoranze linguistiche, mobilità interna, attività culturali locali, promozione locale turismo). In ogni caso il Governo centrale potrà intervenire anche in queste materie invocando l’interesse nazionale, cioè ogni volta che vorrà (clausola di supremazia).

È vero che la legislazione concorrente stato-regioni ha causato numerosi ricorsi alla Corte Costituzionale per la rispettiva attribuzione degli ambiti di competenza, ma è altrettanto vero che le specifiche funzioni legislative sono ormai equilibrate e stabilizzate. Metter mano ora nella direzione di un rinnovato centralismo e una nuova stagione di ricorsi alla Consulta, è tradire definitivamente gli ideali della dottrina sociale della Chiesa Cattolica che da sempre ha posto l’accento sulla sussidiarietà orizzontale e verticale. Il potere rischia così di allontanarsi definitivamente dalla gente.

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Misericordia e aborto: cosa cambia davvero

 Assoluzione da aborto,ecco perché cambia

di Claudio Crescimanno, per LNBQ 22-11-2016

 

Tra le disposizioni contenute nella Lettera apostolica Misericordia et Misera, pubblicata il 21 novembre, quella che avrà l’effetto più risonante è certamente l’estensione in modo stabile a tutti i confessori della possibilità di assolvere il peccato di aborto procurato e contemporaneamente di rimettere la scomunica latæ sententiæ ad esso legata.

Il provvedimento, infatti, era già stato preso all’inizio del Giubileo straordinario, un anno fa, come misura altrettanto straordinaria, per favorire il ricorso più ampio possibile di tutti i fedeli al sacramento della confessione e favorire così quella generale purificazione dalle colpe del popolo cristiano, che è il senso ultimo di ogni Anno santo. Ora questa concessione viene estesa ad ogni sacerdote che confessa. Il cambiamento è molto importante: vediamo dunque di capirne meglio la portata con l’aiuto di qualche domanda e relativa risposta, speriamo, chiarificatrice.
 

1) Fino ad un anno fa il peccato di aborto non veniva assolto?
Ovviamente sì, veniva assolto, è logico. Non c’è colpa per quanto grave, che non possa essere perdonata, quando colui che la confessa è sinceramente pentito, pronto a correggersi e disposto a compiere una penitenza proporzionata.

Però comportava delle restrizioni. Per semplificare, poniamo il caso di colui o colei che (sino ad un anno fa) si presentava al confessionale e, tra le altre cose, si riconosceva colpevole di aver compiuto un aborto. Precisiamo che il peccato coinvolge a pieno titolo sia la donna che lo ha compiuto, sia i familiari che l’hanno incitata ad esso, sia il personale medico che ha cooperato direttamente alla sua realizzazione, sia i politici che lo promuovono.

A questo punto il confessore non poteva che ricordare a questa persona la gravità del peccato commesso (o favorito) e delle sue conseguenze, tra le quali il fatto di essere incorsa nella scomunica. Doveva inoltre – eccoci al punto – spiegarle che per essere assolta da questo peccato e contemporaneamente essere sciolta dalla scomunica annessa doveva rivolgersi ad alcuni sacerdoti autorizzati: il vescovo diocesano, il suo vicario generale, il canonico penitenziere della cattedrale e altri ancora incaricati ad hoc. Il ricorso ad uno di questi sacerdoti poteva essere fatto in due modi: o il penitente andava personalmente al più presto da uno di questi sacerdoti e ripeteva la confessione; oppure il confessore lasciava in sospeso la confessione in corso, ricorreva lui stesso ad una delle figure sopra elencate (naturalmente fatto salvo il segreto circa l’identità del penitente in questione) e, ricevuta l’autorizzazione, invitava il penitente a tornare per impartirgli l’assoluzione con relativa remissione della scomunica.

È evidente che questo procedimento rendeva più laborioso ricevere l’assoluzione di questo peccato. Ma questo non significa in alcun modo che si volesse porre ostacoli al perdono: molti anni prima che ci fosse un giubileo intitolato alla misericordia di Dio, già il Catechismo della Chiesa Cattolica assicurava che, ponendo delle regole per l’assoluzione di questa colpa, “la Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. (Ma piuttosto) essa mette in evidenza così la gravità del crimine commesso” (n. 2272)

2) Perché era stata posta la necessità di ricorrere a sacerdoti appositamente incaricati? Forse perché la scomunica rende più grave il peccato?

Il delitto dell’aborto procurato è un peccato mortale e nulla può rendere un peccato mortale più grave di quanto già sia. Il peccato mortale è la cosa più grave in assoluto sulla faccia della terra e oltre ad esso non c’è nulla.

Sarebbe poi assurdo che la Chiesa intervenisse per rendere più grave una cosa già mortalmente grave! Il compito della Chiesa è combattere il peccato non certo ‘aggravarlo’. 

Il senso di una censura ecclesiastica, dunque, non è quello di peggiorare una situazione di peccato, ammesso e non concesso che sia peggiorabile; il senso è, al contrario, quello di rendere più evidente la gravità di un peccato in modo da mettere in guardia coloro che non lo valutano adeguatamente per ciò che è.

3) Allora perché l’Autorità della Chiesa aggiunge la scomunica?

La scomunica è un’aggravante non sul peccato, ma sul peccatore, in quanto gli manifesta la gravità di ciò che ha fatto, e non solo per la sua personale vita morale, ma anche per la comunità: la scomunica, come dice la parola stessa, è la pena per l’impatto che il peccato commesso ha non solo sui singoli, ma sul corpo ecclesiale e sociale. Infatti “l'aborto va oltre la responsabilità delle singole persone e il danno loro arrecato, assumendo una dimensione fortemente sociale: è una ferita gravissima inferta alla società e alla sua cultura da quanti dovrebbero esserne i costruttori e i difensori … ci troviamo di fronte ad un'enorme minaccia contro la vita, non solo di singoli individui, ma anche dell'intera civiltà” (Giovanni Paolo II, enciclica Evangelium vitæ, n. 59).

Perché infatti l’Autorità della Chiesa avrebbe legato l’aggravante della scomunica ad alcuni peccati mortali e non a tutti, e in particolare al delitto dell’aborto, se non per questo motivo? Perché esso porta con sé dei fattori di particolare impatto sociale.

Vediamoli brevemente:

– un peccato diviene particolarmente grave quando colpisce un innocente perché, oltre al danno recato, è anche un atto di ingiustizia, poiché qualunque azione contro un innocente è immeritata; così pure è particolarmente grave quando colpisce un debole perché è anche un atto di prevaricazione, poiché il debole non può difendersi. Ora, è evidente che l’ingiustizia e la prevaricazione sono fattori fortemente destabilizzanti per la struttura della comunità umana; ed è altrettanto evidente che nessun crimine ha per vittima un soggetto più innocente e indifeso di un bambino nel grembo della madre. Dunque l’aborto costituisce un disordine sociale gravissimo. Ecco perché Madre Teresa di Calcutta poteva dire in tutta verità che il più grande nemico della pace nel mondo è l’aborto! (cf Congregazione per la Dottrina della Fede, Istruzione Donum Vitæ, III).

– Il pericolo che gli uomini sottovalutino la gravità di un peccato è tanto più grande nella misura in cui sono numerosi e autorevoli coloro che minimizzano tale gravità. Ora, nel caso dell’aborto è lo Stato stesso, cioè la massima fonte di autorevolezza sociale, che ha dichiarato l’aborto addirittura legittimo. Dunque è evidente che una tale azione pubblica di contrapposizione alla legge di Dio deve essere sanzionata nel modo più forte possibile dall’Autorità della Chiesa, che infatti ha comminato la pena ecclesiastica più grave, a tutela della verità divina e della dignità della persona.

– L’aborto ha evidentemente come effetto primario l’uccisione di un innocente, ma ha un effetto ugualmente devastante sulla comunità nel quale si compie: la vita della madre è segnata per sempre, il rapporto di coppia e la vita coniugale, già in atto o in prospettiva di realizzazione, ne viene sconvolta, tutto l’ambiente di vita, dei partenti e degli amici, ne subisce un contraccolpo. Dunque, insieme al bambino non nato, è la famiglia, comunità base della Chiesa e della società, la ‘vittima’ dell’aborto, ed è anche per tutelare questo immenso valore che viene comminata la scomunica. 

 

4) Quali potrebbero essere gli effetti di questo cambiamento normativo?

Dopo tutto ciò che abbiamo detto, risulta chiaro qual è il motivo per cui al delitto di aborto è legata la scomunica e il perché la remissione della scomunica non era ‘facilitata’. Dopo le disposizioni contenute in Misericordia et Misera non viene modificata la legge canonica e quindi la scomunica legata all’aborto resta, ma non è più necessario ricorrere ad un confessore ‘speciale’ e qualunque sacerdote può assolverlo.

Indubbiamente questa nuova prassi potrà facilitare, come ci auguriamo, l’avvicinamento al confessionale di coloro che si convertono dopo questo orribile peccato.

D’altra parte speriamo vivamente che non diventi oggetto di strumentalizzazione da parte delle lobby abortiste e dei guru della mentalità dominante che approfittano di tutto pur di far apparire meno dura la condanna inappellabile della Chiesa, che è l’unica voce fuori dal coro rimasta. Purtroppo sappiamo bene che nella manipolazione dei media facilmente ciò che anche solo indirettamente viene meno sanzionato, significa che, anche per la Chiesa, è diventato meno grave, e se è meno grave alla fin fine vuol dire che si può fare. Occorrerà dunque moltiplicare la vigilanza perché i fedeli non cadano in questa trappola.

 

http://www.lanuovabq.it/it/articoli-assoluzione-da-abortoecco-perche-cambia-18118.htm

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Dilaga la propaganda omosessualista: Torino + Italia

 La svolta LGBT della città di Torino

Con l’elezione a sindaco della grillina Chiara Appendino, la città di Torino ha abbracciato appassionatamente la “causa LGBT”, impartendo un’accelerazione senza precedenti alle sue istanze. La particolare attenzione rivolta dal sindaco al tema è stata confermata dalla nomina ad Assessore comunale alle Pari Opportunità di Marco Alessandro Giusta, ex presidente dell’Arcigay di Torino, che, come prevedibile, ha fatto dei “diritti” omosex una priorità della sua linea d’azione.

Il 19 novembre l’Appendino ha ribadito con i fatti quanto gli stiano a cuore le rivendicazioni LGBT, prendendo parte assieme alla sua famiglia alla Trans Freedom March, una manifestazione promossa dal Coordinamento Torino Pride e patrocinata dalle più autorevoli istituzioni piemontesi, in occasione del Transgender Day Of Remembrance, la giornata internazionale dedicata al ricordo delle vittime della transfobia.

La partecipazione alla marcia dei “diritti” trans è solo l’ultima di una serie di iniziative, promosse dalla città di Torino, volte a “normalizzare” ogni tipo di tendenza sessuale.

Dopo l’introduzione dell’Assessorato alle Famiglie, per sottolineare e formalizzare l’esistenza di diverse tipologie di famiglie, tutte rigorosamente sullo stesso piano, recentemente, il sindaco di Torino è stata infatti in missione a Londra per partecipare al World Travel Market, la più importante fiera europea dedicata al turismo, presentando la propria città come meta privilegiata per i viaggi LGBT.

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Raccontando sui Social la propria esperienza londinese la Appendino ha così scritto:

Insieme all’Enit inaugurato il padiglione italiano nel quale, con Regione Piemonte e Sviluppo Piemonte Turismo, abbiamo uno spazio per puntare i riflettori sulle nostre eccellenze: l’enogastronomia, la cultura, gli eventi e la natura. Nel pomeriggio infine, un momento dedicato alle prospettive per lo sviluppo del turismo Lgbt, settore sul quale Città e Regione hanno deciso di puntare”.

L’esponente del M5 Chiara Appendino mette dunque a disposizione tutti i propri ampi poteri istituzionali per far avanzare il piano di omosessualizzazione all’interno del proprio territorio di competenza. Una posizione falsamente spacciata come “tollerante” e “rispettosa” del diverso che, nei fatti, impone prepotentemente la propria visione ideologica relativista, mettendo sullo stesso piano bene e male, giusto e sbagliato, verità ed errore. 

da: https://www.osservatoriogender.it/la-svolta-lgbt-della-citta-torino/

 

L’ideologia gender continua il suo tour per l’Italia

 

Come l’Osservatorio ha riportato qualche settimana fa l’ideologia gender è in tour per l’Italia con il progetto Un bacio experience tratto dall’omonimo film “Un Bacio” del regista Ivan Cotroneo. Il lungometraggio, rivolto agli adolescenti e presentato come un lodevole film-denuncia dei fenomeni del bullismo e dell’omofobia, è in realtà un vero e proprio spot a favore dell’omosessualità e della “fluidità sessuale”.

Il 21 novembre e il 13 dicembre il tour fa tappa a Cuneo dove è in programma una doppia proiezione del film nell’ambito della manifestazione “Scrittorincittà” promossa dalla Regione Piemonte, la Città e la Provincia di Cuneo.

Da quanto si apprende online a Cuneo si avrà infatti un pienone di studenti e per questo è stato necessario aggiungere una seconda data. Secondo le stime degli organizzatori, saranno infatti circa 700 i giovani cuneesi che assisteranno al film-indottrinamento.

Una prima proiezione si svolgerà il 21 novembre alle 9 di mattina ed una seconda nell’ambito della giornata conclusiva del festival, il 13 dicembre, nella quale sarà presente anche lo stesso regista Cotroneo che, ben contento di vedere il suo lavoro proposto in tutte le scuole italiane, così si è espresso:

“Avere la possibilità di raccontare a così tanti ragazzi la storia di tre coetanei,  parlare con loro, dopo il film e attraverso il film, di discriminazione e bullismo, di omofobia e inclusione, del pericolo della violenza e soprattutto dell’importanza di non avere paura, di non provare mai vergogna, mi rende felice e mi emoziona. Passo dopo passo, Un bacio è diventato un viaggio, un’esperienza di conoscenza e di confronto, un terreno comune di incontro fra adulti e adolescenti su temi così importanti, e questo è tutto quello che un autore di storie può desiderare”.

Il progetto Un bacio experience non finisce con la proiezione del film. Dopo i titoli di coda è previsto infatti un dibattito “a caldo” in sala con alcuni esperti che spiegheranno ulteriormente ai ragazzi le tematiche trattate nel film se per caso alcuni concetti non fossero ancora sufficientemente chiari.

Una volta volta tornati in classe, inoltre, gli alunni dovranno dimostrare di aver assimilato bene il tutto e lavorare su quanto visto e ascoltato nel corso dell’evento, producendo entro il 15 gennaio 2017 un contenuto fotografico o video su una delle tre parole chiave del progetto (#bullismo, #amicizia e #futuro). I contenuti prodotti dai ragazzi verranno poi raccolti su un social media wall che verrà presentato a febbraio 2017.

Il progetto Un bacio experience, presentato come una encomiabile iniziativa “civica”, è in realtà una vera e propria imposizione ideologica, promossa, come al solito, con il patrocinio delle più importanti istituzioni.

Il film è infatti un inno dichiarato alla libertà sessuale intesa, secondo la tendenza odierna, della “fluidità di genere”. L’evidente messaggio rivolto agli adolescenti piemontesi è che essi possono amare chi vogliono al di là del proprio sesso biologico. Non devono in alcun modo sentirsi “incatenati” e “obbligati” nello “vecchio” schema dell’eterosessualità per il quale è “normale” essere attratti verso l’altro sesso. La sessualità di oggi non ha più regole. Ognuno deve  finalmente sentirsi libero di seguire i propri istinti e di “orientare” il proprio amore verso chi vuole.

Un paese e delle istituzioni “normali”, dotati di un briciolo di “buon senso”, proibirebbero all’istante un’iniziativa rivolta alle scuole come Un bacio experience. Un progetto folle che, negando l’esistenza di un’immutabile natura umana maschile e femminile con regole ben precise, non fa altro che disorientare e creare traumi psicologici dalle conseguenze imprevedibili ad adolescenti già abbondantemente confusi da una società dominata dal prepotente paradigma relativista.

 

da: https://www.osservatoriogender.it/lideologia-gender-continua-suotour-litalia/

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“Famiglie per il no” al referendum costituzionale

 Sabato 26 tutti a Verona per la manifestazione nazionale delle:

 “Famiglie per il no” al referendum costituzionale

 

 LERICI – Una grande banca d’affari americana, la J.P.Morgan (JPM), – una tra quelle riconosciute come responsabili della grave crisi mondiale del 2008 – detta l’agenda agli Stati dell’Europa meridionale. Portogallo, Italia, Grecia, Spagna – la loro abbreviazione fa “pigs”, maiali, in inglese – devono aggiornare le Costituzioni, definite troppo “socialiste”. I punti critici sono nero su bianco nel documento ufficiale JPM del 2013 “The Euro area adjustment”: i governi sono deboli; lo Stato è debole rispetto alle regioni; le Costituzioni proteggono i diritti dei lavoratori; il sistema del consenso produce clientelismo.

Le pressioni internazionali – finanziarie, politiche, mediatiche – sono enormi. I governi nazionali prendono nota, e svolgono il compitino dettato da Oltre Oceano. A tutto questo, però, bisogna resistere, pena la perdita della sovranità popolare e della partecipazione. Il popolo italiano, a cui la modifica costituzionale sarà sottoposta tramite referendum in Ottobre, può farlo, e tornare a essere faro di civiltà in Europa.

E’ questo il quadro dipinto, con dovizia di documenti, slide, foto e video, dall’avvocato Simone Pillon, nei due convegni di mercoledì e giovedì scorsi, che hanno tenuto incollato alla sedia fino a notte inoltrata il pubblico che ha riempito la sala del Consiglio comunale di Lerici. Pillon è socio fondatore del comitato “Difendiamo i nostri figli”, organizzatore dei Family day di Piazza San Giovanni e del Circo Massimo e ora delle “Famiglie per il no” al referendum costituzionale.

La Costituzione – che definisce le regole fondamentali della democrazia – è stata scritta da tutte le forze politiche, con grandi personalità, e in un clima di grande condivisione. La riforma porta i nomi di Renzi e Boschi, ed è stata approvata a colpi di maggioranza.

«La nostra Costituzione ha due principi guida: il personalismo, secondo cui la persona è al centro delle relazioni, e la sussidiarietà, secondo cui le decisioni vanno prese il più vicino possibile alle persone su cui queste hanno impatto, dando così rilevanza alle comunità familiari, territoriali, professionali. I diritti fondamentali delle persone e delle comunità preesistono rispetto a qualsivoglia concessione o riconoscimento da parte dello Stato».

«Qualcuno ha però deciso di rifondare la società su un’antropologia individualista e uno Stato centralista, sostituendo i diritti sociali con i capricci individuali». L’acquisto del “figlio” da parte di Vendola ne è emblema. In questo modo, si distrugge la coesione sociale riducendo la società a un insieme di individui, ben più facilmente manipolabili da parte di chi detiene il potere. Mentre i padri costituzionali avevano definito un’architettura bilanciata di pesi e contrappesi, la riforma toglie tutti i contrappesi al potere dell’esecutivo, così che il segretario del partito di maggioranza relativa avrà un potere quasi assoluto.

Il piano di distruzione – o decostruzione, secondo il linguaggio politically correct – ha tre bersagli fondamentali: la famiglia, il pluralismo costituzionale, le comunità intermedie e sussidiarie.

La distruzione della famiglia sta passando attraverso la legge sul “divorzio breve”, dopo la quale «è più facile cambiar moglie che operatore telefonico»; la parificazione dei figli legittimi e naturali, «cosa giusta ma già garantita, mentre la legge scinde il rapporto genitoriale da quello biologico»; infine la legge sulle cosiddette “unioni civili”, in realtà matrimonio per persone dello stesso sesso, con tanto di cerimonia, cognome in comune, comunione dei beni, divorzio, pensione di reversibilità, e, per via giudiziaria, adozioni e utero in affitto. «Questa legge istituisce il gran bazar della “famiglia”, per cui sarà molto difficile per le nuove generazioni capire che cosa sia la famiglia, che la Costituzione riconosce come “società naturale fondata sul matrimonio”». E il nuovo ddl Lo Giudice Cirinnà prevede multe e carcere fino a due anni per chi (psicologi ed educatori in primis) si prenda cura di minorenni che desiderano cambiare il proprio orientamento sessuale.

L’alternativa alla famiglia naturale non sono le “famiglie” arcobaleno, ma la solitudine. «Quando sei solo, in salute e ricco, sei il consumatore ideale. La famiglia, che risparmia per il futuro dei propri figli, sfugge al PIL. Ma a ottantacinque anni, da single, se hai ancora soldi prendi la badante, poi arriverà comunque la punturina di Stato» a far quadrare i conti della sanità.

«L’Italia ha retto alla crisi grazie alle famiglie. Se sommiamo il debito privato a quello pubblico, l’Italia se la cava bene, a differenza degli USA. Le famiglie italiane risparmiano. E qualcuno vuole mettere le mani su questo tesoro».

Il secondo punto è la distruzione del pluralismo costituzionale. «Si vuole decostruire il Senato – giunto a noi dall’antica Roma – riducendo i senatori da 315 a 100, non eletti. La legge è uno strumento potentissimo. Stabilisce quando e come vai in pensione, che cosa insegnano ai tuoi figli, quante tasse paghi, e come vengono impiegate. Il bicameralismo – caratteristica di ogni Paese occidentale – evita che tale potere sia concentrato nelle mani di poche persone».

Il mantra per la riforma è che dobbiamo risparmiare. Ma la riforma toglie la rappresentatività popolare del Senato, non la sua burocrazia.« Il risparmio finale sarà di 20 milioni di €, 33 centesimi per ogni italiano. La volontà non è di risparmiare, ma di togliere un organo ingombrante. L’ordine del giorno della Camera dei deputati potrà essere definito dal governo, con buona pace di Montesquieu, che predicava la divisione dei poteri».

E’ una scusa anche l’asserita semplificazione. «Ci saranno sette modalità per approvare una legge, una delle quali richiede il parere preventivo della Corte Costituzionale. Si vuole far inceppare la macchina legislativa, facendo passare solo quello che vuole il governo».

Il terzo punto è la distruzione dei corpi intermedi, le associazioni, le comunità. «Più decentro il potere più ho difficoltà a controllarlo. Le regioni potranno legiferare solo su cultura, tradizioni, turismo. Insomma, una pro-loco. E, in qualsiasi momento, il governatore potrà essere destituito dal governo nazionale».

Le provincie vengono tolte di mezzo, con un risparmio di 78 milioni di Euro, 1,30 a testa. «Non si farà altro che perdere pezzi di democrazia. Quanti di voi conoscono un consigliere comunale, con cui poter parlare ed esporre problemi? Quanti un consigliere regionale? Quanti un ministro? Vogliono togliere il potere dalla tua prossimità. Poi, certo, magari l’irraggiungibile ti farà un tweet. E magari starà anche un’oretta su Internet a rispondere alle domande, rigorosamente selezionate».

La ciliegina sulla torta è la nuova legge elettorale, approvata con voto di fiducia. Premessa: la Corte Costituzionale ha detto che non va bene il premio di maggioranza, e che sono necessarie le preferenze. Nonostante questo, con l’Italicum, se il primo partito alle elezioni prende almeno il 40% dei voti, incassa automaticamente il 55% dei seggi. «Se nessuno raggiunge il 40%, si va al ballottaggio, dove la quota dei votanti è sempre molto ridotta. Chi vince, prende comunque il 55%. Così, anche con solo il 25% dei voti al primo turno, un partito può diventare maggioranza schiacciante alla Camera, unico organo legislativo».

Le preferenze ci sono. «Ma i capilista – che costituiranno almeno 400 deputati su 630 – li scelgono i partiti. Così, il segretario di un partito avrà il controllo dei governi locali e un peso decisivo sulla definizione della Corte costituzionale e del Presidente della Repubblica, per scegliere il quale basteranno 200 voti». Controllare lo Stato significa polizia, carabinieri, forze armate, servizi segreti, RAI. «Un uomo solo – Renzi, ma potrebbe essere Grillo, o Salvini – avrà il comando pressoché assoluto del Paese. Noi dobbiamo occuparci d’altro. Possiamo sposarci maschi con maschi e femmine con femmine, ma non disturbate il manovratore».

Bisogna far fuori anche le piccole banche di prossimità (casse di risparmio, casse rurali, credito cooperativo, etc.). «E’ notizia della scorsa settimana – data da Bloomberg, ma non dai media italiani – che per 70 miliardi di euro JPM ha ricevuto l’incarico di risanare il Monte dei Paschi di Siena».

«Uno che chiama, un altro che ascolta e obbedisce. Questa è l’Italia del domani. Ma c’è una possibilità di cambiamento: votare “no”. E potrebbe essere un momento di coesione, anche con chi, su molti aspetti, la pensa diversamente». «Le proveranno tutte per farci votare “sì”, o non farci votare proprio. L’ultimo governo eletto dagli italiani, quello Berlusconi, è stato fatto cadere a colpi di spread. Si diceva che il motivo fossero i 1.900 miliardi di debito pubblico. Oggi siamo a 2.400, e lo spread è tranquillissimo. Ci sono pressioni finanziarie che non posiamo neanche immaginare. Ma se gli italiani vengono informati correttamente, le cose possono cambiare. Renzi ha fatto venire dagli USA Jim Messina, spin doctor di Obama, per 200mila €. Noi dobbiamo andare casa per casa, incontrando le persone, spiegando come stanno le cose. Lo facciamo perché ci crediamo. Non abbiamo soldi, non abbiamo dietro lobby».

Gli inglesi hanno subito fortissime pressioni economiche. Si è arrivati anche all’omicidio si Stato. Ma sono riusciti a dire la loro. «Non so se la Brexit sia un bene o un male. Io preferirei che i popoli europei si mettessero insieme per riportare l’Europa alle proprie radici. Ma, il popolo del Regno Unito ha avuto il coraggio di dire “no”. Altri Paesi (Ungheria, Repubblica Ceca, Croazia etc.), ovviamente additati come Stati canaglia, stanno difendendo la propria identità e un’antropologia naturale. La premier polacca intende cancellare la legge sull’aborto Polonia perché non è un paese civile quello che uccide i propri figli».

«Il nostro Paese è ancora una roccaforte, la famiglia e i corpi intermedi tengono. Gli italiani ancora vogliono fare cose insieme, non chiudersi in casa, perché fuori è pericoloso, ci sono gli stranieri».

«E’ una battaglia epica. E la vittoria sta nel combattere. Le “unioni civili”, formalmente, le abbiamo perse. A ferragosto, un decreto ministeriale imporrà il gender nelle scuole. Il punto è combattere. Quando tutto sarà passato, quando il tessuto sociale e la famiglia saranno decostruiti, che cosa cercheranno le persone disperate? Il bello, il vero, il giusto, il luminoso. Non lo troveranno da nessuna parte. Se non nelle famiglie». I monasteri medievali salvarono il seme della vita cristiana e dell’Europa. Da lì i popoli si abbeverarono per costruire il proprio futuro. «Se riusciamo a conservare il seme dell’amare, del bello, del vero, del buono, allora avremo vinto. I nuovi cenacoli, possono anche essere associazioni, dove il vero sia custodito. La battaglia è già vinta. Il problema che rimane è quanti morti dovremo contare prima che l’Occidente si accorga di quello che sta accadendo».

 

Da: http://laspezia.cronaca4.it/2016/07/23/famiglie-no-al-referendum-costituzionale/41347/

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eBook gratis: Bryce, Il Sacro Romano Impero

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 Per la famiglia

Per chi abita nel Nord Italia un importante appuntamento
SABATO 26 NOVEMBRE 2016
a Verona, Piazza Cittadella, ore 10:00.

Clicca per ascoltare l'invito del portavoce del Family Day: http://www.totustuustools.net/20161126VideoDel17.mp4 

 

 Il nuovo eBook

Content Image InlineOpera maggiore del politologo inglese James Bryce (1838-1922):

IL SACRO ROMANO IMPERO
(clicca per scaricare)

 

"Oggi il cristianesimo si è sparso su tutta la terra; e Stati che si chiamano cristiani sono ora signori di musulmani e pagani.
Ma è una cristianità , che sarebbe parsa disintegrata e attenuata a San Bernardo e a Dante.

La religione non occupa più la posizione orgogliosa d'una volta. Anche nei paesi che hanno una chiesa riconosciuta dalla legge, gli ecclesiastici sono gelosamente esclusi dagli affari mondani.

In nessun luogo, tranne la Russia e le più arretrate repubbliche dell'America spagnuola, lo Stato riconosce il dovere di proteggere e propagare una forma di fede.

La teologia si occupa poco delle antiche questioni, essa chiede: quale è la relazione tra Dio e la natura, e quale è l'evidenza della relazione di Dio all'uomo?

La filosofia non indaga come debba stabilirsi la giustizia, né quale sia la vera sede e l'origine della autorità  civile. Essa accetta il potere politico come risultato di forze attuali, della volontà  o acquiescenza dei più forti elementi della comunità, e non vede nulla di più sacro nel capo di uno Stato di quel che veda nel capo di una compagnia commerciale.

L'ordine, il cui nome spesso perdette credito per aver servito ad ammantare la tirannia, cessò da un pezzo d'essere il grande scopo delle menti progressive: queste si posero innanzi la libertà  come scopo, stimando che ogni altro bene le terrebbe dietro.

Il governo popolare insediato dai voti di una moltitudine alla quale pareva che il dono del potere dovesse anche conferir la saggezza, il dominio di sé e lo spirito pubblico, perdette molto del suo credito quando si vide che le moltitudini erano ancor prone alle passioni irragionevoli e alle animosità di razza, erano ancora soggette a cadere in mano della ricchezza diretta da interessi astuti.

Sette secoli occorsero da Sant'Agostino a Gregorio Settimo per creare il sistema medioevale. Visse tre secoli, e altri quattro secoli sono occorsi per distruggere i principi su cui posava".  

(James Bryce)

(Andare sulla homepage, cliccare l'etichetta "Formazione", quindi "Libri scaricabili gratuitamente" sezione "Secoli cristiani").

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Lo staff di Trump

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 Il vice-presidente degli Stati Uniti Mike Pence è un “combattente culturale” pro-life e pro-famiglia

 

La vittoria di Trump è fumo negli occhi della comunità “LGBT+” che vede di colpo bruscamente frenare la propria travolgente avanzata avviata sotto l’Amministrazione Obama.

A spaventare gli attivisti della rivoluzione genderista non è tanto la persona di Donald Trump quanto il suo vice Mike Pence, nemico dichiarato delle lobby gay e, per questo, già in passato, bersaglio di numerosi duri attacchi da parte degli attivisti gay. 

Il vice di Trump è stato ora messo a capo del cosiddetto “transition team“, ovvero la squadra che sta gestendo la delicata fase della transizione presidenziale.

Pence, di origini irlandesi, 57 anni, sposato con Karen, padre di tre figli, avvocato e politico di professione, è governatore dell’Indiana da tre anni. Nato cattolico e “rinato evangelico”, sostenitore del Tea Party, l’ala più “dura” del partito repubblicano, si è auto-definito nell’ordine “un cristiano, un conservatore e un repubblicano”.

PREFERITO a Chris Christie

Pence è stato preferito da Trump nel ruolo di vice-presidente a Chris Christie, governatore del New Jersey, malvisto dall’ala più conservatrice del Grand Old Party (GOP), proprio per alcune sue precedenti aperture LGBT. Tra tali imperdonabili colpe, l’aver firmato una legge che mette al bando le cosiddette “terapie riparative” dell’omosessualità per i minori.

Al contrario Mike Pence ha un’ottima reputazione tra i sostenitori pro-life e pro-family.

UN “COMBATTENTE CULTURALE

Il neo vice-presidente degli Stati Uniti è infatti visto come uno dei politici più solidi e affidabili sulle questioni etiche all’interno del partito repubblicano. Pence ha fama di “combattente culturale”, avendo condotto, come membro del Congresso, battaglie ideologiche di ogni tipo: dall’ampliamento del diritto di aborto, ai fondi federali per la ricerca sugli embrioni, dall’opposizione nei confronti dei “matrimoni” dello stesso sesso, fino al blocco di nuovi fondi federali per l’organizzazione abortista “Planned Parenthood“.

Una fama guadagnata sul campo, come quando, in occasione del recente dibattito vice-presidenziale con il senatore democratico Tim Kaine, ex governatore della Virginia e candidato vice di Hillary Clinton, Pence è stato violentemente attaccato dalla succitata “Planned Parenthood” come “il legislatore più estremista del 21° secolo”. Un insulto che ha avuto l’indesiderato effetto di trasformarlo immediatamente in paladino dei difensori della vita in tutto il paese americano.

OPPOSITORE DELL’AGENDA GENDER

Pence è stato ed è anche un fermo oppositore dell’agenda gender arrivando a guadagnarsi un onorevolissimo rating “0 per cento” e una grande quantità di durissimi attacchi da parte della potente lobby LGBT+ “Human Rights Campaign“.

Nel 2006, come capo di una Commissione di studio del partito repubblicano, il vice-presidente degli Stati Uniti si è espresso convintamente a sostegno di un emendamento costituzionale che definiva il matrimonio come unione esclusiva tra un uomo e una donna. In quell’occasione, citando un ricercatore di Harvard, Pence puntò, senza mezzi termini, il dito contro il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso, screditandolo come un “collasso sociale che ha sempre portato in seguito all’avvento del deterioramento del matrimonio e della famiglia“. Interpellato sull’omosessualità l’ormai ex governatore dell’Indiana ha inoltre sottolineato come l’essere gay sia una scelta e che decidere di non legiferare per il “matrimonio” gay non è discriminazione ma esecuzione del “piano di Dio”.

Parole che sono musica per le orecchie dei sostenitori pro-life e pro-family. Ci auguriamo che il nuovo vice-presidente degli Stati Uniti mantenga e confermi la sua fama di “combattente culturale” e metta in campo tutti i suoi poteri, come hanno fatto i suoi predecessori, per invertire il prepotente processo di omosessualizzazione degli Stati Uniti imposto al popolo americano dall’Amministrazione Obama.

 

di Rodolfo de Mattei, per Corrispondenza Romana del 12/11/2016
https://www.osservatoriogender.it/vice-presidente-degli-stati-uniti-mike-pence-un-combattente-culturale-pro-life-pro-famiglia/

 

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Sei contro la famiglia? Ti sfasci

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 L'NCD di Alfano (nuovo centro-destra o, meglio, nuovi cristiani democratici) perde un altro pezzo: l'On. Pagano, che già aveva votato contro la fiducia in occasione della famigerata legge sui "matrimoni" gay (vedi foto a lato del momento della dichiarazione).

 Il tradimento dei valori di vita e famiglia da parte del NCD, dovuto alla subalternità storica di ogni DC verso il socialismo, si è concretizzato nel sostegno a ben 8 leggi contro la famiglia (due approvate da un solo ramo del Parlamento) che qui di seguito si elencano.

 Più sotto, una bella intervista all'On. Pagano.

Il Governo PD-NCD e la famiglia – aggiornamento 16/11/2016

  1. 2014 novembre: Negoziazione assistita per i procedimenti di separazione e divorzio. Si prevede un accordo da parte dei coniugi dinanzi a un avvocato, o anche solo davanti all’impiegato del Comune, senza necessità di comparire davanti al giudice. Ci si pone sulla strada della privatizzazione della famiglia e della banalizzazione del matrimonio
  2. 2015 Aprile: Divorzio breve. La norma prevede una riduzione dei tempi di separazione dagli attuali tre anni a sei mesi se la separazione è consensuale, a 12 mesi se è “giudiziale” (cioè chiesta da solo uno dei due coniugi).  http://www.tempi.it/divorzio-breve-il-clap-clap-della-stampa-e-una-domanda-perche-non-lasciarsi-via-sms#.V7V25NIw9xB
  3. 2015 Luglio: “Legge sulla buona scuola”, che all’art. 1, comma 16, che ha legittimato e confermato un’azione di inserimento della cosiddetta ideologia del “gender” nelle scuole. Si veda anche la Circolare MIUR per la giornata contro omofobia:  “supportare […] sulle delicate questioni legate all’identità di genere o a qualsiasi altra forma di violenza“. https://www.osservatoriogender.it/miur-promuove-lideologia-del-gender-nella-scuola-italiana/
  4. 2015  ottobre: Ius soli – ma soprattutto ius culturae – alla Camera. Approvato alla Camera lo “Ius soli”: lo scopo è il “metticciato culturale”, ridurre l’importanza della cultura occidentale e cristiana, basta nascere sul territorio italiano. https://www.avvenire.it/attualita/pagine/ius-soli-temperato-ecco-cosa-cambia  
  5. 2016 Maggio: “Matrimoni” gay. Approvato in via definitiva l'11 maggio 2016 il disegno di legge “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”. http://www.governo.it/approfondimento/unionicivili/4707
  6. 2016 giugno: stepchild adoption.  Avvocatura dello Stato: permessa l’adozione bambini da parte di coppie omosessuali (stepchild adoption). http://www.loccidentale.it/articoli/141959/e-meno-male-che-avevano-stralciato-la-stepchild-adoption 
  7. 2016 Luglio:  promozione dell’ LGBT. Il governo Renzi accelera su gender e omosessualità, lanciando un nuovo portale web nazionale, interamente dedicato alla promozione dell’agenda LGBT. https://www.osservatoriogender.it/governo-renzi-lancia-portale-nazionale-lgbt/  
  8. 2016 Settembre: il bullismo sostituisce la “Scalfarotto”. approvata alla Camera la PDL intesa a punire penalmente “la molestia reiterata… al fine di provocare sentimenti di ansia, di timore, di isolamento o di emarginazione… aventi per oggetto la razza, la lingua, l’orientamento sessualehttps://www.totustuus.it/modules.php?name=News&file=article&sid=5094  

Prossimamente sui nostri schermi:
– Educazione sessuale nelle scuole:  http://www.huffingtonpost.it/celeste-costantino/educazione-sentimentale-legge-_b_10695924.html?utm_hp_ref=italy#
– Eutanasia / testamento biologico: http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=41308
– Abolizione cognome paterno: DdL approvato nel febbraio 2014, torna di attualità grazie a un parere della Corte Costituzionale del novembre 2016: disgregazione dell’identità familiare, “identità liquida” http://www.siallafamiglia.it/il-cognome-paterno-potrebbe-diventare-un-optional/ 
– Legalizzazione cannabis: http://www.business.it/legalizzazione-cannabis-cosa-prevede-la-legge/
– Persecuzione per chi cura l’omosessualità: http://www.corrispondenzaromana.it/notizie-dalla-rete/presentata-al-senato-una-legge-contro-le-terapie-riparative/
– Utero in affitto: http://blog.openpolis.it/2016/05/10/progetti-legge-sulla-maternita-surrogata/7871

In generale: http://www.quotidiano.net/politica/governo-riforme-1.2156512 e: http://www.tempi.it/i-due-anni-poco-family-friendly-del-governo-renzi

 

Intervista al parlamentare nazionale di San Cataldo che ha aderito alla Lega dei Popoli di Salvini:
“Noi portiamo avanti un progetto politico importante”

 

Alessandro Pagano, deputato nazionale di San Cataldo, ex Ncd, ha da poche ore aderito alla Lega dei Popoli di Matteo Salvini. Per stamani ha convocato giornalisti e fotografi. Una conferenza stampa per spiegare le sue ragioni, la sua scelta, meditata a lungo, dopo lo strappo a maggio con il suo ex partito sul ddl sulle unioni civili.  La Voce del Nisseno l’ha intervistato a lungo per saperne di più. A conclusione del ping pong verbale, afferma: “Noi portiamo avanti un progett o politico importante. E’ quello della rinascita del nostro popolo siciliano. Ci vogliono le basi culturali e politiche”.  

Onorevole Pagano, perché ha aderito alla Lega dei Popoli di Matteo Salvini?

La Lega dei Popoli rappresenta oggi il partito che più di ogni altro in Italia difende i valori, i principi e i sentimenti più positivi del popolo italiano. Mi riferisco alla difesa della libertà economica minacciata da questa Unione europea che sta impoverendo il nostro popolo. Mi riferisco a questo Euro che sta uccidendo la nostra economia. Mi riferisco alla sicurezza che è minacciata da questi flussi migratori che vengono gestiti in maniera irresponsabile dal Governo Renzi. Mi riferisco anche ai valori sacrosanti della vita e della famiglia che sono stati calpestati con le unioni civili e con tutte le altre leggi come la liberalizzazione delle droghe e così via che questo Governo Renzi si è intestato. E che pervicacemente continua a difendere.   

Come fa a conciliare i suoi valori cristiani con l’estremismo leghista? Lo sa che Salvini vuole radere al suolo i rom con le ruspe?

Intanto stiamo parlando con una Lega dei Popoli che ha una valenza nazionale. E quindi è un superamento non soltanto geografico, ma anche politico e culturale di tutte le posizioni precedenti. Dico questo con assoluta certezza perché Bossi, che era l’autore di queste teorie, è oggi una netta minoranza all’interno della Lega come è stato certificato a Pontida il 18 settembre. Tant’è che la dimensione futura non è la Lega del Nord ma la Lega dei Popoli. Una Lega che ha una caratterizzazione nazionale e che supera gli schemi legati al passato.  

Forse Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni incarna meglio ciò che sono i suoi valori. Ci ha pensato?

Fratelli d’Italia è un partito gemello che va sicuramente ad affiancarsi, a federarsi con la Lega dei Popoli. Come è noto, come è stato dichiarato e come la storia recente dimostra. Nel prossimo futuro si vedrà un accoppiamento. Paradossalmente la Lega dei Popoli è più concreta, più precisa e più rispondente ai valori che ho appena accennato. Faccio un esempio concreto. Il 30 gennaio di quest’anno c’è stato, come è noto, il famoso Family Day. Un milione di persone in piazza. A protestare contro le unioni civili. Le uniche tre regioni presenti con i loro stendardi erano Veneto, Lombardia e Liguria. Un dato interessante.

Prego, onorevole Pagano.

La prova concreta che i valori cristiani a cui io faccio riferimento, a cui fa riferimento la stragrande maggioranza del popolo italiano, vedevano nelle tre Regioni amministrate dalla Lega direttamente la presenza fisica e tangibile di una testimonianza e di un’appartenenza politica. Mi sento di essere coerente. Ho abbandonato il mio ex partito che è al potere e al Governo proprio perché non mi interessa niente né il potere né il Governo. Credo invece ai principi, ai valori e alla mia missione. E la Lega dei Popoli, da questo punto di vista, rappresenta il mio approdo naturale. Grande rispetto per Fratelli d’Italia. Sarà sicuramente un destino che ci vedrà camminare assieme da qui a brevissimo in tutta Italia. Glielo posso anticipare. Per quanto riguarda la mia appartenenza ho deciso – consultandomi con tutti gli amici, che le assicuro sono tanti – di aderire pienamente alla Lega dei Popoli “Noi con Salvini”.             

Ha escluso a priori completamente l’ipotesi di rientrare in Forza Italia o ha avuto qualche tentazione?

Guardi, io sono uno che ha grande rispetto di tutti. Il capogruppo di Forza Italia in Parlamento, Brunetta, è un mio amico personale. Non nascondo che lui ha avuto con me tentativi di abboccamento. C’è un passato che rispetto ed amo profondamente, rappresenta la mia storia (sono entrato in politica con Forza Italia). Lì si è troppo legati al leader e non a un’idea. In questo momento ritornare indietro, per me, rappresentava un ritorno al passato e non ad una riproposizione. Tornare indietro sarebbe stata una minestra riscaldata. Sono convinto che non devo andare incontro alle mie esigenze ma soddisfare i bisogni del popolo. La mia gente. E come ho detto rispondendo alla sua prima domanda, è soltanto Salvini e la Lega dei Popoli che sui grandi temi che oggi fanno male alla gente, su cui c’è tanto malessere, motivo di disordine, che riesce a dare risposte.      

In queste poche ore, sta ricevendo più critiche o più consensi da parte dei cittadini?

Ma guardi, lo dico citando una fonte che so che non è in alternativa alla vostra. Radio CL 1 mi ha detto, nella sua intervista, che ha avuto cinquemila visualizzazioni, momenti di contatto. Una cosa mai accaduta. C’è molto interesse. La gente soffre e sta male, sta morendo di fame, vedere che si spendono dieci miliardi di euro per accogliere dei migranti a cui non si potranno dare delle risposte. E’ chiaro che non si potranno dare risposte. Non sono dei rifugiati politici che bisogna evidentemente aiutare perché perseguitati. Sono persone che cercano lavoro che non c’è. I nostri vanno via. E’ solo per aiutare quel business delle cooperative che gestiscono questo tipo di affare.     

Senta, che tipo di adesione istituzionale sta raccogliendo sul territorio?

Mi sono appena cimentato. Quello che le posso dire è che sicuramente io ho la responsabilità delle provincie di Enna, Agrigento, Caltanissetta, Trapani e Palermo. E ho una classe dirigente, per la prima volta nella mia vita, posso selezionare e cercare in tutta questa fetta di regione. Dall’altra parte, come è noto, c’è l’onorevole Attaguile che già faceva parte della Lega dei Popoli. Dirle che c’è tanto interesse è dirle poco. Le porte sono aperte per tutti gli uomini di buona volontà che hanno sani principi. La Lega Nord era al 3%…

Adesso i sondaggi danno la Lega al 15%.

Bravissimo. Nel 2013 era al 3%. Oggi in cinque regioni quasi al 15%. Penso che la stessa cosa si vedrà al Sud. La gente soffre, è in difficoltà, vede queste ingiustizie sociali e questo Governo Renzi prende in giro anche con questa riforma costituzionale… La gente ha bisogno di risposte. La Lega dimostra che ha costruito la classe dirigente sui sindaci, sugli amministratori locali. Se io sono stato cercato è forse anche perché ho dimostrato il mio valore quando sono stato assessore regionale in Sicilia. Mi sono fatto onore in settori delicati e strategici. Con gioia ho risposto sì. Dopo ampie riflessioni.      

In questi mesi di tormento, onorevole Pagano, con chi ha condiviso il suo percorso interiore e il suo travaglio politico?

Con centinaia di amici a cui avevo anche manifestato l’idea di abbandonare la politica. Dopo aver preso le distanze, l’11 maggio, dal mio ex partito, avevo messo in conto anche questo. Tutti mi hanno detto: non è possibile che questo bagaglio di esperienze, culture, conoscenze, di rete, di credibilità si disperda. Non faccio mai le cose d’istinto. Le faccio anche con una riflessione interiore. Intendo spirituale. E’ stata una scelta meditata molto a lungo.

Lei si è autosospeso dal Nuovo Centrodestra, a maggio, a seguito del ddl sulle unioni civili. Qual è attualmente il suo rapporto con il ministro degli Interni, Angelino Alfano?

Guardi, io sono uno che i rapporti umani li sa trattare. Ci sono persone che non mi votano con i quali ho un rapporto personale buonissimo. Perché dovrei rompere da un punto di vista umano?! La buona educazione è stato un sentimento che i miei genitori mi hanno inculcato. Spero di mantenerlo per tutta la vita. Poi è chiaro che su cento argomenti, su 99 la pensiamo diversamente. Tipo: all’appoggio esterno al Governo Crocetta in Sicilia, che l’Ncd dà in maniera indignitosa… Il mio disagio risale a circa due anni fa. Ultimamente era un disagio grosso.    

Il prossimo anno si voterà per le Regionali in Sicilia. Potrebbe essere candidato alla carica di Governatore?

Noi portiamo avanti un progetto politico importante. E’ quello della rinascita del nostro popolo siciliano. Ci vogliono le basi culturali e politiche. Lei sta parlando di amministrazione e questo è l’ultimo stadio. Non ci penso nemmeno. Oggi voglio aiutare il mio popolo. Voglio dare una speranza. E la speranza non si dà candidandomi a presidente della Regione. Sarebbe una cosa che fa anche ridere! No, no. Io ho le mie soddisfazioni. Sono un uomo fortunato. Ringrazio Dio che mi ha dato le soddisfazioni politiche che sono state inimmaginabili. Voglio continuare a servire la gente. La gente vuole risposte di tipo sociale e politico. Non di tipo amministrativo. Non è l’ora, non è il momento… Il solo parlarne – non le nascondo – mi dà anche fastidio. Le ho appena spiegato il mio progetto. E’ un progetto sano e positivo. Lungi da me pensare a cose che non mi appartengono.

di Michele Bruccheri per http://www.lavocedelnisseno.it/Articoli/Incontri/Post/559/ALESSANDRO-PAGANO-VOGLIO-AIUTARE-IL-MIO-POPOLO-E-DARE-UNA-SPERANZA

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La Liguria non si arrende

 La Regione Liguria apre uno sportello anti-gender

Dopo la Lombardia anche la Liguria avrà il suo sportello anti-gender.

Ad annunciarlo è stato il promotore dell’iniziativa il capogruppo di Fratelli d’Italia Matteo Rosso:

“Con la creazione di uno sportello dedicato alle problematiche delle famiglie, alle loro denunce delle situazioni di disagio legate alla diffusione delle droghe, dell’alcol, purtroppo in forte crescita tra i giovanissimi, e della prevenzione dell’eventuale diffusione delle teorie gender nei piani formativi scolastici, daremo un importante segno di vicinanza alle famiglie e aggiungeremo un servizio, che a oggi mancava, in ambito educativo e sociale”.

“Come già la Lombardia, la Liguria, a costo zero, avrà uno sportello regionale, con numero verde gratuito e una casella mail, per le segnalazioni e le denunce delle famiglie su tematiche delicate e di stretta attualità come il bullismo, il razzismo, le violenze fisiche e psicologiche, i pericoli delle droghe e alcol, ma anche sull’eventuale proselitismo di teorie gender, da parte di soggetti preposti alla formazione dei ragazzi. Purtroppo, nonostante la minoranza in Regione continui a negarlo, si sono già verificati episodi in città come Padova o Treviso dove, a scuola, all’insaputa dei genitori, i bambini sono stati obbligati dagli insegnanti a vestirsi da maschi se femmine e da femmine se maschi. Con lo sportello delle famiglie, vogliamo prevenire queste situazioni”.

 

L’iniziativa ha fatto ovviamente sobbalzare le organizzazione LGBT del territorio abituate evidentemente a diffondere le loro teorie senza alcun contraddittorio. I Comitati Arcigay della Liguria – Genova, Savona e Imperia – hanno infatti subito diramato una nota per esprimere il loro

“massimo disappunto per un atto che intende armare una lotta contro un fenomeno fantasma, cioè qualcosa che non esiste. La propaganda “anti gender” non ha vittime né carnefici, è una strategia che ha il solo scopo di denigrare il lavoro quotidiano di associazioni che portano nelle scuole la lotta al bullismo e alle discriminazioni”.

Secondo l’Arcigay le risorse economiche sono ben impiegate solamente quando vanno a foraggiare i programmi di “educazione” all’indifferenza sessuale e alla “genderfluidità”:

 “Non è ammissibile che la Regione spenda risorse pubbliche per corrispondere alla strategia di consenso delle destre e di chi su questi fantasmi costruisce carriere politiche. È auspicabile che l’ente dia corso a ciò che è legge, e perciò è esigibile dalla comunità, piuttosto che mettersi al servizio della propaganda. Per questo quanto prima manifesteremo pubblicamente il nostro sdegno e invitiamo ad unirsi a noi le forze e le associazioni della Liguria a sostegno del nostro lavoro”.

“È incredibile – prosegue Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – come in tempi di grandi difficoltà finanziare per gli enti locali e di emergenze reali, alcune politiche, oggi in Liguria e mesi fa in Lombardia, decidano di impegnare gli sforzi delle istituzioni in un’operazione ignobile: la propaganda antigender è infatti come quei venditori di fumo, che per vendere i propri rimedi truffaldini devono prima convincere le proprie vittime di avere il problema a cui quel rimedio porterebbe soluzione”. 

Di incredibile, riprendendo le esternazioni stupefatte di Piazzoni, c’è solamente che i sostenitori del gender neghino la realtà dei fatti, pretendendo di imporre il loro folle diktat senza discussione alcuna e all’insaputa delle famiglie.

Il “gender”, lungi da essere una “truffa culturale” come vorrebbero farci credere, esiste eccome. Il “gender” è, ad esempio, promuovere programmi “educativi” scolastici che esortano gli adolescenti ad essere ciò che vogliono essere “orientando” liberamente la propria sessualità al di là delle propria natura maschile e femminile.

Per questo ben vengano gli sportelli anti-gender !

 

(C) https://www.osservatoriogender.it/la-regione-liguria-apre-uno-sportello-anti-gender/

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Amoris laetitia: nuovo appello di 4 cardinali

  • Categoria dell'articolo:Chiesa

 Quattro cardinali hanno inviato, il 19 settembre, a papa Francesco e al cardinale Gerhard Müller, prefetto per la Congregazione della Dottrina della Fede, una serie di questioni, nella forma canonica dei "dubia", relative all'Esortazione Apostolica Amoris Laetitia.

Riportiamo il testo integrale, firmato dai cardinali Carlo Caffarra, arcivescovo emerito di Bologna, Raymond Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, Walter Brandmüller, presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche e Card. Joachim Meisner, Arcivescovo emerito di Colonia.

L'appello non ha ancora ricevuto risposta.
 

Fare chiarezza.

Nodi irrisolti di "Amoris laetitia" – Un appello

 

1. Una premessa necessaria

L’invio della lettera al Santo Padre Francesco da parte di quattro cardinali nasce da una profonda preoccupazione pastorale.

Abbiamo constatato un grave smarrimento di molti fedeli e una grande confusione, in merito a questioni assai importanti per la vita della Chiesa. Abbiamo notato che anche all’interno del collegio episcopale si danno interpretazioni contrastanti del capitolo ottavo di "Amoris laetitia".

La grande Tradizione della Chiesa ci insegna che la via d’uscita da situazioni come questa è il ricorso al Santo Padre, chiedendo alla Sede Apostolica di risolvere quei dubbi che sono la causa di smarrimento e confusione.

Il nostro è dunque un atto di giustizia e di carità.

Di giustizia: colla nostra iniziativa professiamo che il ministero petrino è il ministero dell’unità, e che a Pietro, al Papa, compete il servizio di confermare nella fede.

Di carità: vogliamo aiutare il Papa a prevenire nella Chiesa divisioni e contrapposizioni, chiedendogli di dissipare ogni ambiguità.

Abbiamo anche compiuto un preciso dovere. Secondo il Codice di diritto canonico (cann. 349) è affidato ai cardinali, anche singolarmente presi, il compito di aiutare il Papa nella cura della Chiesa universale.

Il Santo Padre ha deciso di non rispondere. Abbiamo interpretato questa sua sovrana decisione come un invito a continuare la riflessione e la discussione, pacata e rispettosa.

E pertanto informiamo della nostra iniziativa l’intero popolo di Dio, offrendo tutta la documentazione.

Vogliamo sperare che nessuno interpreti il fatto secondo lo schema “progressisti-conservatori”: sarebbe totalmente fuori strada. Siamo profondamente preoccupati del vero bene delle anime, suprema legge della Chiesa, e non di far progredire nella Chiesa una qualche forma di politica.

Vogliamo sperare che nessuno ci giudichi, ingiustamente, avversari del Santo Padre e gente priva di misericordia. Ciò che abbiamo fatto e stiamo facendo nasce dalla profonda affezione collegiale che ci unisce al Papa, e dall’appassionata preoccupazione per il bene dei fedeli.

Card. Walter Brandmüller

Card. Raymond L. Burke

Card. Carlo Caffarra

Card. Joachim Meisner

*

2. La lettera dei quattro cardinali al papa

Al Santo Padre Francesco

e per conoscenza a Sua Eminenza il Cardinale Gerhard L. Müller

Beatissimo Padre,

a seguito della pubblicazione della Vostra Esortazione Apostolica "Amoris laetitia" sono state proposte da parte di teologi e studiosi interpretazioni non solo divergenti, ma anche contrastanti, soprattutto in merito al cap. VIII. Inoltre i mezzi di comunicazione hanno enfatizzato questa diatriba, provocando in tal modo incertezza, confusione e smarrimento tra molti fedeli.

Per questo, a noi sottoscritti ma anche a molti Vescovi e Presbiteri, sono pervenute numerose richieste da parte di fedeli di vari ceti sociali sulla corretta interpretazione da dare al cap. VIII dell’Esortazione.

Ora, spinti in coscienza dalla nostra responsabilità pastorale e desiderando mettere sempre più in atto quella sinodalità alla quale Vostra Santità ci esorta, con profondo rispetto, ci permettiamo di chiedere a Lei, Santo Padre, quale supremo Maestro della fede chiamato dal Risorto a confermare i suoi fratelli nella fede, di dirimere le incertezze e fare chiarezza, dando benevolmente risposta ai "Dubia" che ci permettiamo allegare alla presente.

Voglia la Santità Vostra benedirci, mentre Le promettiamo un ricordo costante nella preghiera.

Card. Walter Brandmüller

Card. Raymond L. Burke

Card. Carlo Caffarra

Card. Joachim Meisner

Roma, 19 settembre 2016

*

3. I "Dubia"

1. Si chiede se, a seguito di quanto affermato in "Amoris laetitia" nn. 300-305, sia divenuto ora possibile concedere l’assoluzione nel sacramento della Penitenza e quindi ammettere alla Santa Eucaristia una persona che, essendo legata da vincolo matrimoniale valido, convive "more uxorio" con un’altra, senza che siano adempiute le condizioni previste da "Familiaris consortio" n. 84 e poi ribadite da "Reconciliatio et paenitentia" n. 34 e da "Sacramentum caritatis" n. 29. L’espressione "in certi casi" della nota 351 (n. 305) dell’esortazione "Amoris laetitia" può essere applicata a divorziati in nuova unione, che continuano a vivere "more uxorio"?

2. Continua ad essere valido, dopo l’esortazione postsinodale "Amoris laetitia" (cfr. n. 304), l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" n. 79, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, circa l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi?

3. Dopo "Amoris laetitia" n. 301 è ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l’adulterio (cfr. Mt 19, 3-9), si trova in situazione oggettiva di peccato grave abituale (cfr. Pontificio consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000)?

4. Dopo le affermazioni di "Amoris laetitia" n. 302 sulle "circostanze attenuanti la responsabilità morale", si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" n. 81, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, secondo cui: "le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta"?

5. Dopo "Amoris laetitia" n. 303 si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" n. 56, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, che esclude un’interpretazione creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto?

*

4. Nota esplicativa a cura dei quattro cardinali

IL CONTESTO

I "dubia" (dal latino: "dubbi") sono questioni formali poste al Papa e alla Congregazione per la Dottrina della Fede chiedendo chiarificazioni circa particolari temi concernenti la dottrina o la pratica.

Ciò che è particolare a riguardo di queste richieste è che esse sono formulate in modo da richiedere come risposta "sì" o "no", senza argomentazione teologica. Non è nostra invenzione questa modalità di rivolgersi alla Sede Apostolica; è una prassi secolare.

Veniamo alla concreta posta in gioco.

Dopo la pubblicazione dell’esortazione apostolica postsinodale "Amoris laetitia" sull’amore nella famiglia, si è sollevato un ampio dibattito, in particolare attorno al capitolo ottavo. Nello specifico, i paragrafi 300-305 sono stati oggetto di divergenti interpretazioni.

Per molti – vescovi, parroci, fedeli – questi paragrafi alludono o anche esplicitamente insegnano un cambio nella disciplina della Chiesa rispetto ai divorziati che vivono in una nuova unione, mentre altri, ammettendo la mancanza di chiarezza o anche l’ambiguità dei passaggi in questione, nondimeno argomentano che queste stesse pagine possono essere lette in continuità col precedente magistero e non contengono una modifica nella pratica e nell’insegnamento della Chiesa.

Animati da una preoccupazione pastorale per i fedeli, quattro cardinali hanno inviato una lettera al Santo Padre sotto forma di "dubia", sperando di ricevere chiarezza, dato che il dubbio e l’incertezza sono sempre altamente detrimenti alla cura pastorale.

Il fatto che gli interpreti giungano a differenti conclusioni è dovuto anche a divergenti vie di comprendere la vita cristiana. In questo senso, ciò che è in gioco in "Amoris laetitia" non è solo la questione se i divorziati che sono entrati in una nuova unione – sotto certe circostanze – possano o meno essere riammessi ai sacramenti.

Piuttosto, l’interpretazione del documento implica anche differenti, contrastanti approcci allo stile di vita cristiano.

Così, mentre la prima questione dei "dubia" concerne un tema pratico riguardante i divorziati risposati civilmente, le altre quattro questioni riguardano temi fondamentali della vita cristiana.

LE DOMANDE

Dubbio numero 1:

Si chiede se, a seguito di quanto affermato in "Amoris laetitia" nn. 300-305, sia divenuto ora possibile concedere l’assoluzione nel sacramento della Penitenza e quindi ammettere alla Santa Eucaristia una persona che, essendo legata da vincolo matrimoniale valido, convive "more uxorio" con un’altra, senza che siano adempiute le condizioni previste da "Familiaris consortio" n. 84 e poi ribadite da "Reconciliatio et paenitentia" n. 34 e da "Sacramentum caritatis" n. 29. L’espressione "in certi casi" della nota 351 (n. 305) dell’esortazione "Amoris laetitia" può essere applicata a divorziati in nuova unione, che continuano a vivere "more uxorio"?

La prima domanda fa particolare riferimento ad "Amoris laetitia" n. 305 e alla nota 351 a piè di pagina. La nota 351, mentre parla specificatamente dei sacramenti della penitenza e della comunione, non menziona i divorziati risposati civilmente in questo contesto e neppure lo fa il testo principale.

Il n. 84 dell’esortazione apostolica "Familiaris consortio" di Papa Giovanni Paolo II contemplava già la possibilità di ammettere i divorziati risposati civilmente ai sacramenti. Esso menziona tre condizioni:

– Le persone interessate non possono separarsi senza commettere una nuova ingiustizia (per esempio, essi potrebbero essere responsabili per l’educazione dei loro figli);

– Essi prendono l’impegno di vivere secondo la verità della loro situazione, cessando di vivere insieme come se fossero marito e moglie ("more uxorio"), astenendosi dagli atti che sono propri degli sposi;

– Essi evitano di dare scandalo (cioè, essi evitano l’apparenza del peccato per evitare il rischio di guidare altri a peccare).

Le condizioni menzionate da "Familiaris consortio" n. 84 e dai successivi documenti richiamati appariranno immediatamente ragionevoli una volta che si ricorda che l’unione coniugale non è basata solo sulla mutua affezione e che gli atti sessuali non sono solo un’attività tra le altre che la coppia compie.

Le relazioni sessuali sono per l’amore coniugale. Esse sono qualcosa di così importante, così buono e così prezioso, da richiedere un particolare contesto: il contesto dell’amore coniugale. Quindi, non solo i divorziati che vivono in una nuova unione devono astenersi, ma anche chiunque non è sposato. Per la Chiesa, il sesto comandamento "non commettere adulterio" ha sempre coperto ogni esercizio della sessualità umana che non sia coniugale, cioè, ogni tipo di atto sessuale al di fuori di quello compiuto col proprio legittimo sposo.

Sembra che, se ammettesse alla comunione i fedeli che si sono separati o divorziati dal proprio legittimo coniuge e che sono entrati in una nuova unione nella quale vivono come se fossero marito e moglie, la Chiesa insegnerebbe, tramite questa pratica di ammissione, una delle seguenti affermazioni riguardo il matrimonio, la sessualità umana e la natura dei sacramenti:

– Un divorzio non dissolve il vincolo matrimoniale, e i partner della nuova unione non sono sposati. Tuttavia, le persone che non sono sposate possono, a certe condizioni, compiere legittimamente atti di intimità sessuale.

– Un divorzio dissolve il vincolo matrimoniale. Le persone che non sono sposate non possono realizzare legittimamente atti sessuali. I divorziati e risposati sono legittimamente sposi e i loro atti sessuali sono lecitamente atti coniugali.

– Un divorzio non dissolve il vincolo matrimoniale, e i partner della nuova unione non sono sposati. Le persone che non sono sposate non possono compiere atti sessuali. Perciò i divorziati risposati civilmente vivono in una situazione di peccato abituale, pubblico, oggettivo e grave. Tuttavia, ammettere persone all’Eucarestia non significa per la Chiesa approvare il loro stato di vita pubblico; il fedele può accostarsi alla mensa eucaristica anche con la coscienza di peccato grave. Per ricevere l’assoluzione nel sacramento della penitenza non è sempre necessario il proposito di cambiare la vita. I sacramenti, quindi, sono staccati dalla vita: i riti cristiani e il culto sono in una sfera differente rispetto alla vita morale cristiana.

*

Dubbio numero 2:

Continua ad essere valido, dopo l’esortazione postsinodale "Amoris laetitia" (cfr. n. 304), l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" n. 79, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, circa l’esistenza di norme morali assolute, valide senza eccezioni, che proibiscono atti intrinsecamente cattivi?

La seconda domanda riguarda l’esistenza dei così detti atti intrinsecamente cattivi. Il n. 79 dell’enciclica "Veritatis splendor" di Giovanni Paolo sostiene che è possibile "qualificare come moralmente cattiva secondo la sua specie […] la scelta deliberata di alcuni comportamenti o atti determinati prescindendo dall’intenzione per cui la scelta viene fatta o dalla totalità delle conseguenze prevedibili di quell’atto per tutte le persone interessate".

Così, l’enciclica insegna che ci sono atti che sono sempre cattivi, che sono vietati dalle norme morali che obbligano senza eccezione ("assoluti morali"). Questi assoluti morali sono sempre negativi, cioè, essi ci dicono che cosa non dovremmo fare. "Non uccidere". "Non commettere adulterio". Solo norme negative possono obbligare senza eccezione.

Secondo "Veritatis splendor", nel caso di atti intrinsecamente cattivi nessun discernimento delle circostanze o intenzioni è necessario. Anche se un agente segreto potesse strappare delle informazioni preziose dalla moglie del terrorista commettendo con essa un adulterio, così da salvare la patria (ciò che suona come un esempio tratto da un film di James Bond è stato già contemplato da San Tommaso d’Aquino nel "De Malo", q. 15, a. 1). Giovanni Paolo II sostiene che l’intenzione (qui "salvare la patria") non cambia la specie dell’atto ("commettere adulterio") e che è sufficiente sapere la specie dell’atto ("adulterio") per sapere che non va fatto.

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Dubbio numero 3:

Dopo "Amoris laetitia" n. 301 è ancora possibile affermare che una persona che vive abitualmente in contraddizione con un comandamento della legge di Dio, come ad esempio quello che proibisce l’adulterio (cfr. Mt 19, 3-9), si trova in situazione oggettiva di peccato grave abituale (cfr. Pontificio consiglio per i testi legislativi, Dichiarazione del 24 giugno 2000)?

Nel paragrafo 301 "Amoris laetitia" ricorda che "la Chiesa possiede una solida riflessione circa i condizionamenti e le circostanze attenuanti". E conclude che "per questo non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta ‘irregolare’ vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante".

Nella Dichiarazione del 24 giugno del 2000 il Pontificio consiglio per i testi legislativi mirava a chiarire il canone 915 del Codice di Diritto Canonico, che afferma che quanti "ostinatamente persistono in peccato grave manifesto, non devono essere ammessi alla Santa Comunione". La Dichiarazione del Pontificio consiglio afferma che questo canone è applicabile anche ai fedeli che sono divorziati e risposati civilmente. Essa chiarisce che il "peccato grave" dev’essere compreso oggettivamente, dato che il ministro dell’Eucarestia non ha mezzi per giudicare l’imputabilità soggettiva della persona.

Così, per la Dichiarazione, la questione dell’ammissione ai sacramenti riguarda il giudizio della situazione di vita oggettiva della persona e non il giudizio che questa persona si trova in stato di peccato mortale. Infatti soggettivamente potrebbe non essere pienamente imputabile, o non esserlo per nulla.

Lungo la stessa linea, nella sua enciclica "Ecclesia de Eucharistia", n. 37, San Giovanni Paolo II ricorda che "il giudizio sullo stato di grazia di una persona riguarda ovviamente solo la persona coinvolta, dal momento che è questione di esaminare la coscienza". Quindi, la distinzione riferita da "Amoris laetitia" tra la situazione soggettiva di peccato mortale e la situazione oggettiva di peccato grave è ben stabilita nell’insegnamento della Chiesa.

Giovanni Paolo II, tuttavia, continua a insistere che "in caso di condotta pubblica che è seriamente, chiaramente e stabilmente contraria alla norma morale, la Chiesa, nella sua preoccupazione pastorale per il buon ordine della comunità e per il rispetto dei sacramenti, non può fallire nel sentirsi direttamente implicata". Egli così riafferma l’insegnamento del canone 915 sopra menzionato.

La questione 3 dei "dubia" vorrebbe così chiarire se, anche dopo "Amoris laetitia", è ancora possibile dire che le persone che abitualmente vivono in contraddizione al comandamento della legge di Dio vivono in oggettiva situazione di grave peccato abituale, anche se, per qualche ragione, non è certo che essi siano soggettivamente imputabili per la loro abituale trasgressione.

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Dubbio numero 4:

Dopo le affermazioni di "Amoris laetitia" n. 302 sulle "circostanze attenuanti la responsabilità morale", si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" n. 81, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, secondo cui: "le circostanze o le intenzioni non potranno mai trasformare un atto intrinsecamente disonesto per il suo oggetto in un atto soggettivamente onesto o difendibile come scelta"?

Nel paragrafo 302 "Amoris laetitia" sottolinea che "un giudizio negativo su una situazione oggettiva non implica un giudizio sull’imputabilità o sulla colpevolezza della persona coinvolta". I "dubia" fanno riferimento all’insegnamento così come espresso da Giovanni Paolo II in "Veritatis splendor", secondo cui circostanze o buone intenzioni non cambiano mai un atto intrinsecamente cattivo in un atto scusabile o anche buono.

La questione è se "Amoris laetitia" concorda nel dire che ogni atto che trasgredisce i comandamenti di Dio, come l’adulterio, il furto, lo spergiuro, non può mai, considerate le circostanze che mitigano la responsabilità personale, diventare scusabile o anche buono.

Questi atti, che la Tradizione della Chiesa ha chiamato peccati gravi e cattivi in sé, continuano a essere distruttivi e dannosi per chiunque li commetta, in qualunque stato soggettivo di responsabilità morale egli si trovi?

O possono questi atti, dipendendo dallo stato soggettivo della persona e dalle circostanze e dalle intenzioni, cessare di essere dannosi e divenire lodevoli o almeno scusabili?

*

Dubbio numero 5:

Dopo "Amoris laetitia" n. 303 si deve ritenere ancora valido l’insegnamento dell’enciclica di San Giovanni Paolo II "Veritatis splendor" n. 56, fondato sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione della Chiesa, che esclude un’interpretazione creativa del ruolo della coscienza e afferma che la coscienza non è mai autorizzata a legittimare eccezioni alle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto?

"Amoris laetitia" n. 303 afferma che "la coscienza può riconoscere non solo che una situazione non risponde obiettivamente alla proposta generale del Vangelo; può anche riconoscere con sincerità e onestà ciò che per il momento è la risposta generosa che si può offrire a Dio". I "dubia" chiedono una chiarificazione di queste affermazioni, dato che essi sono suscettibili di divergenti interpretazioni.

Per quanti propongono l’idea di coscienza creativa, i precetti della legge di Dio e la norma della coscienza individuale possono essere in tensione o anche in opposizione, mentre la parola finale dovrebbe sempre andare alla coscienza, che ultimamente decide a riguardo del bene e del male. Secondo "Veritatis splendor" n. 56, "su questa base si pretende di fondare la legittimità di soluzioni cosiddette 'pastorali' contrarie agli insegnamenti del Magistero e di giustificare un’ermeneutica 'creatrice', secondo la quale la coscienza morale non sarebbe affatto obbligata, in tutti i casi, da un precetto negativo particolare".

In questa prospettiva, non sarà mai sufficiente per la coscienza morale sapere che "questo è adulterio", "questo è omicidio" per sapere se si tratta di qualcosa che non può e non deve essere fatto.

Piuttosto, si dovrebbe anche guardare alle circostanze e alle intenzioni per sapere se questo atto non potrebbe, dopo tutto, essere scusabile o anche obbligatorio (cfr. la domanda 4 dei "dubia"). Per queste teorie, la coscienza potrebbe infatti legittimamente decidere che, in un certo caso, la volontà di Dio per me consiste in un atto in cui io trasgredisco uno dei suoi comandamenti. "Non commettere adulterio" sarebbe visto appena come una norma generale. Qua e ora, e date le mie buone intenzioni, commettere adulterio sarebbe ciò che Dio realmente richiede da me. In questi termini, casi di adulterio virtuoso, di omicidio legale e di spergiuro obbligatorio sarebbero quanto meno ipotizzabili.

Questo significherebbe concepire la coscienza come una facoltà per decidere autonomamente a riguardo del bene e del male e la legge di Dio come un fardello che è arbitrariamente imposto e che potrebbe a un certo punto essere opposto alla nostra vera felicità.

Però, la coscienza non decide del bene e del male. L’idea di "decisione di coscienza" è ingannevole. L’atto proprio della coscienza è di giudicare e non di decidere. Essa dice, "questo è bene", "questo è cattivo". Questa bontà o cattiveria non dipende da essa. Essa accetta e riconosce la bontà o cattiveria di un’azione e per fare ciò, cioè per giudicare, la coscienza necessita di criteri; essa è interamente dipendente dalla verità.

I comandamenti di Dio sono un gradito aiuto offerto alla coscienza per cogliere la verità e così giudicare secondo verità. I comandamenti di Dio sono espressione della verità sul bene, sul nostro essere più profondo, dischiudendo qualcosa di cruciale a riguardo di come vivere bene.

Anche Papa Francesco si esprime negli stessi termini in "Amoris laetitia" n. 295: "Anche la legge è dono di Dio che indica la strada, dono per tutti senza eccezione".

 

da: Corrispondenza Romana del 14/11/2016 http://www.corrispondenzaromana.it/nodi-irrisolti-di-amoris-laetitia-un-appello/

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Il Forum delle Famiglie sottomesso al gender?

 Gender, se il Forum Famiglie non…"si immischia"

di Luca Paci 28-10-2016

 

Sono ferme al palo le linee guida per l’applicazione del comma 16 della legge sulla ‘Buona Scuola’, che introduce l’educazione di genere in tutti gli istituti di ogni ordine e grado. Si é infatti impantanato il lavoro della commissione di esperti incaricata dal ministero dell’Istruzione a stilare tutte le pratiche e i percorsi educativi tesi, ufficialmente, alla lotta contro le disparità tra sessi e al bullismo.

Il documento stilato dalla squadra di tecnici messa a punto da viale Trastevere doveva essere presentato ai delegati del Fongas (Forum Nazionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola) lo scorso 5 luglio. La consegna del testo è poi stata rinviata al 15 ottobre ma anche questo nuovo appuntamento è stato disatteso, fra l’altro senza la comunicazione di una nuova data per la diffusione delle linee guida. 

A mettere il lavoro della commissione su un binario morto sono state le indiscrezioni di stampa apparse lo scorso luglio su la Nuova BQ e altre testate nazionali, che hanno anticipato quasi interamente le bozze del testo, svelando una retorica di fondo e una serie di vere e proprie esortazioni tutte tese a decostruire ogni forma di identità sessuata. Nelle pagine uscite dal ministero maschile e femminile sono, infatti, presentati nel contesto di una continua contrapposizione condizionata da “pregiudizi spacciati come naturali”, mentre la differenza sessuale è descritta come qualcosa che può “essere vissuta in uno spettro ampio di inclinazioni”.

La colpevolizzazione del maschio e di ogni dinamica della società naturale ovviamente fanno da fil rouge. Se non fosse tutto terribilmente serio, ci sarebbe persino da sorridere leggendo alcuni stralci del documento che ammoniscono le famiglie e i professori a non usare esortazioni come “fai l’uomo!” per convincere un ragazzo a prendersi le proprie responsabilità. 

Ovviamente un indirizzo culturale e antropologico di tale natura, non poteva non suscitare la massima opposizione di gran parte del mondo associativo pro-family italiano. Il Comitato difendiamo i nostri figli, che ha dato vita al Family day del 20 giugno del 2015 proprio sul tema del gender nelle scuole, lo scorso 25 giugno ha portato 300 famiglie romane davanti al Miur e, tra agosto e settembre, ha consegnato ai ministri Boschi e Giannini e al presidente Mattarella oltre 70mila firme in sostegno di una petizione per la libertà educativa: consenso informato preventivo e la possibilità di esonero da progetti didattici e percorsi educativi non condivisi.

Tutto questo ha gettato all’aria i piani del Ministero dell’Istruzione e ha evitato l’introduzione, già nell’anno scolastico in corso, di attività di sensibilizzazione interconnesse ai contenuti di tutte le discipline curriculari.

Insomma anche se parziale e momentanea, la paralisi del tavolo del Miur può essere considerata una vittoria delle famiglie che chiedono che i loro figli non siano costretti a subire un indottrinamento culturale privo di alcuna base scientifica. 

Sorprende quindi la nota diffusa nei giorni scorsi e ripresa da Avvenire, con cui la vice-presidente del Forum delle associazioni familiari Maria Grazia Colombo esorta i ministri della Pari opportunità e dell’Istruzione, Maria Elena Boschi e Stefania Giannini, a “stringere i tempi” per presentare “al più presto” le linee guida per “l’Educazione di genere”. Una richiesta che la Colombo giustifica dicendosi preoccupata che la mancanza di linee guida produca “pericolosissime fughe in avanti”.

L’allarme sarebbe comprensibile se ormai non fosse di dominio pubblico il  documento in questione. Eppure tutti sanno cosa contengono queste linee guida che si soffermano persino ad indicare un adeguato cambiamento lessicale tanto caro ai nuovi diktat del politicamente corretto. In altre parole lo stop della commissione non viene visto come un’opportunità per chiedere una radicale modifica dell’indirizzo culturale del testo ma come un vuoto legislativo in cui posso insinuarsi iniziative peggiori.

D’altra parte il mondo dell’associazionismo cattolico si era diviso lungo due diverse strade proprio in occasione del Family day del 2015 sul gender nelle scuole. La cosiddetta linea dialogante seduta ai tavoli istituzionali sotto il capello del Forum e la piazza delle famiglie guidata da Gandolfini potevano, in fondo, agire diversamente ma colpire insieme e portare allo stesso obiettivo.  

Tuttavia anche le richieste di fondo sembrano divergere: il Comitato si spende con iniziative di ogni tipo per chiedere il consenso informato su attività così sensibili per la formazione dell’identità degli studenti, mentre il Forum sconsiglia di sostenere questo istituto giuridico perché potrebbe creare un attrito preventivo e un contrasto ingiustificato tra famiglie e scuola. Secondo il Forum non va infatti posto alcuno ostacolo preventivo ma la dialettica deve basarsi sul confronto e i contatti personali. Insomma  in tutti i casi il bambino segue la lezione, poi se la maestra ti racconta la favola con due papà si tireranno le somme e si capirà come reagire. 

Una linea strategica che emerge anche nella campagna ‘Immischiati a scuola’; iniziativa voluta dai vertici del Forum e che esorta tutte le famiglie ad impegnarsi nelle scuole guardano verso di esse “come luogo di corresponsabilità educativa”. Alcuni genitori che hanno partecipato a questi incontri che preparano le famiglie ad “immischiarsi” riferiscono che i delegati del Forum presentano la questione del gender come sostanzialmente marginale rispetto alle battaglie per abbattere i tetti in amianto, la carta igienica nei bagni e i topi nelle aule. 

Tutto fa pensare quindi che la rappresentanza istituzionale del mondo delle famiglie non sia più in completa sintonia con i timori che agitano le mamme e i papà di tutta Italia. Vero è che in questi anni è sembrato consolidarsi il fatto che il Forum si occupi di questioni economiche e sociali e il Comitato del Family day di quelle di ordine antropologico e culturale. D’altro canto anche nell’ultima finanziaria non sembrano esserci grandi soddisfazioni e vittorie anche nell’ambito di competenza del Forum. Le misure una tantum sono proprio il contrario di quello che ha sempre chiesto il presidente del Forum De Palo che spinge su un quoziente familiare strutturale. La paccottiglia di mancette e bonus momentanei – impossibili da usare a meno che non si faccia parte di famiglie che vivono sotto i ponti – non sembrano giustificare alcuna arrendevolezza verso la grande sfida antropologica.

da: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-gender-se-il-forum-famiglie-nonsi-immischia-17859.htm

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