[Siamo nel mese e nel giorno] dedicato a san Giuseppe, al custode della Chiesa universale e al custode della famiglia per eccellenza, verso il quale i Padri della Chiesa hanno prestato subito attenzione, considerando la sua amorevole cura e protezione a Maria Santissima e a Gesù, che educò insieme alla sua Sposa; allo stesso modo custodisce e protegge il mistico corpo del Figlio di Dio, la Chiesa, di cui la Vergine è figura e modello.
Come non pregare oggi, con più intensità e determinazione, san Giuseppe?
A cento anni dalla tragica pandemia dell’influenza Spagnola, che portò al Cielo i santi Francesco (1908-1919) e Giacinta Marto (1910-1920), ci troviamo a vivere una nuova epidemia mondiale, quella del Coronavirus, in un tempo in cui la degenerazione ideologica del pensiero relativista, l’apostasia, la crisi e la corruzione dottrinale e dei costumi della Chiesa emergono in tutto il loro innegabile dissesto, mentre la confusione e le parole si moltiplicano e si accavallano.
Da san Giustino (?-163/167) a san Cirillo di Gerusalemme (313/315-387) a san Cromazio d’Aquileia (335/340-407/408) a Sant’Ambrogio (339/340-397), interpretarono i racconti degli evangelisti sottolineando le mirabili qualità di san Giuseppe, la sua sincerità, onestà ed il suo essere uomo giusto in parole ed opere.
San Girolamo (347-420) fu il primo che reagì ai deliramenta apocriphorum in difesa della verginità di san Giuseppe e sant’Agostino lo descrive affermando che nella vita egli praticò la giustizia in quanto non volle punire Maria, applicando così la legge nel giusto modo, illuminato da Dio.
Poco dopo il Natale del 417 nel suo Sermone sulla Genealogia di Cristo, viene descritto come uomo sinceramente giusto, tanto giusto che, quando credeva Maria un’adultera, non volle tenersela né osò punirla esponendola al pubblico discredito. Decise di ripudiarla in segreto poiché non solo non volle punirla, ma nemmeno denunciarla.
Agostino mette in luce il significato della sua paternità spiegando come la Scrittura voglia dimostrare che Gesù non nacque per discendenza carnale da Giuseppe poiché egli era angosciato, perché non sapeva come mai Maria fosse in attesa di un figlio. Per il Vescovo di Ippona è molto importante spiegare la paternità di Giuseppe, poiché le generazioni sono contate secondo la sua linea genealogica e non secondo quella di Maria: «Enumeriamo perciò le generazioni lungo la linea di Giuseppe, poiché allo stesso modo che è casto marito, così è pure casto padre». Verso l’anno mille, mistici, santi e teologi come san Bernardo di Chiaravalle (1090-1153) e san Bonaventura (1221-1274) diedero rilievo alla figura di san Giuseppe come servo buono, fedele e saggio e ne diffusero la devozione.
Secondo san Tommaso d’Aquino (1225-1274) la presenza di Giuseppe fu necessaria nel piano della Salvezza (la Grazia si innesta nella natura) poiché Maria e Gesù avevano bisogno della cura e della protezione di un padre umano e pose i capisaldi della teologia sul padre putativo di Cristo nella Summa Theologiae: matrimonio vero e perfetto quanto ad essenza e non quanto all’uso; verginità perfetta conservata da Giuseppe per tutta la vita; voto di verginità sia in Maria che in Giuseppe.
Nel 1847, con il decreto Inclitus Patriarcha Ioseph, Pio IX (1792-1878) estese a tutta la Chiesa la festa del Patrocinio di san Giuseppe; mentre l’8 dicembre 1870, dopo la breccia di Porta Pia e la terribile situazione in cui fu confinata la Sede Apostolica, con il decreto Quemadmodum Deus della Sacra Congregazione dei Riti, proclamò san Giuseppe Patrono della Chiesa Universale, secondo soltanto a Maria nel potere d’intercessione, elevando la festa del 19 marzo a celebrazione liturgica.
Al tempo del pontificato di Leone XIII (1810-1903), quando l’Europa era già preda del liberalismo, il Papa decise di scrivere un’enciclica, datata 15 agosto 1889, per incentivare sia la recita del Rosario che la devozione a san Giuseppe.
Quell’attuale magistero leonino giunge a noi come balsamo e terapia: «Nei tempi funesti, soprattutto quando il potere delle tenebre sembra possa osare tutto a danno della cattolicità, la Chiesa è sempre stata solita supplicare Dio, suo autore e garante, con maggiore fervore e perseveranza, invocando pure l’intercessione dei Santi e particolarmente dell’augusta Vergine, madre di Dio, nel patrocinio dei quali vede il massimo della propria sicurezza. […] Vediamo infatti perire in moltissimi la fede, che è il principio di tutte le virtù cristiane; vediamo raffreddarsi la carità, e la gioventù degradarsi nei costumi e nelle idee; dovunque si osteggia con violenza e con perfidia la Chiesa di Gesù Cristo; […] con tracotanza ogni giorno più sfrontata si tenta di scalzare le stesse fondamenta della religione. […] In questa difficile e miserabile situazione, poiché i mali sono più forti dei rimedi umani, non resta che chiedere la guarigione alla potenza divina», anche attraverso la protezione di san Giuseppe, l’uomo giusto e casto, più di ogni altro.
Di stirpe regia, perché discendente del re Davide, sposo della Madre di Dio, san Giuseppe ricorda a ciascuno il valore e l’insostituibile ruolo del capo famiglia.
L’autorità paterna è ora calpestata da un’ideologia femminista e omosessualista che snatura la figura del padre, sfregiandone i connotati.
Rinunciando al proprio dovere paterno, l’uomo e la donna consegnano la prole allo Stato, delegando ad esso, alla cultura contemporanea – priva di sani valori, regole e principi – alla scuola, alle movide, agli sballi serali e agli smartphone, la formazione dei propri figli, a cominciare dall’asilo nido.
Nella liturgia del tempo pasquale al giorno 19 marzo si applica a san Giuseppe, con la lettura dall’Ecclesiastico, l’elogio che si fa di Mosè nella Bibbia, invitando a riconoscere, negli uomini che Dio sceglie, i tratti di una stessa Provvidenza divina che persegue, attraverso i secoli, la realizzazione dei Suoi disegni di salvezza nel mondo.
Cristina Siccardi, per https://www.corrispondenzaromana.it/la-protezione-di-san-giuseppe-nei-tempi-di-calamita/