Si trattò di una fondazione apparentemente «periferica», a cui ben pochi osservatori dell’epoca avrebbero probabilmente predetto grande fortuna. Il contesto storico è infatti tormentato. Le contrade francesi sono prese di mira da frequenti attacchi vichinghi e saraceni, la dinastia carolingia è indebolita. Vacilla assieme ad altre istituzioni politiche e dinastiche del tempo.
Ma è proprio fra le pieghe meno visibili di una Francia già profondamente cristiana che erompe l’anelito di un rinnovo del monachesimo. Il punto di partenza obbligato è proprio la regola di Benedetto, indebolita certo anch’essa dalla terribile congiuntura, ma pur sempre saldo punto di riferimento. Potendo poi contare sulla protezione diretta dell’autorità papale, la nuova abbazia sorgerà a Cluny per scelta di Bernone, già abate di Baume e di altri monasteri in Borgogna. Spetterà a lui guidare la nuova comunità di appena una dozzina di monaci.
Già nel 931, papa Giovanni XI riconoscerà l’abbazia come istituzione guida di un nuovo ordine. A Cluny, è già giunto all’epoca Odone, l’abate a cui si dovrà un primo importante irraggiamento sulle regioni vicine e che completerà l’allestimento della prima abbazia storica. Decennio dopo decennio, l’influenza di Cluny cresce a un ritmo quasi vertiginoso e già nel 963 è inaugurato il cantiere di un nuovo edificio più grande. L’ordine continua ad espandersi, i monasteri che rispettano la sua autorità si moltiplicano, nuovi monaci accorrono da tutta Europa. Appena qualche decennio più tardi, verso la fine dell’XI secolo, è già tempo d’intraprendere i lavori di un terzo e definitivo complesso abbaziale. Ovvero quello che simbolizzerà nei secoli successivi tutto lo splendore del mondo cluniacense. Per il suo dinamismo, la devozione che vi si manifesta e l’effervescenza intellettuale, Cluny s’imporrà come un nuovo insostituibile polmone del cristianesimo. La stupefacente Abbaziale annessa al complesso, sormontata da tre campanili e di una lunghezza complessiva di oltre 180 metri, diventerà nel Duecento il più grande edificio di culto del mondo cristiano. Un primato che manterrà fino alla ricostruzione a Roma della Basilica di San Pietro, all’inizio del Cinquecento.
Ma il fasto architettonico di Cluny è solo l’aspetto immediatamente più visibile di una ricchezza spirituale capace senza sosta di superare se stessa. La rete delle "province" in cui l’ordine si struttura finirà per contare, nell’epoca di maggiore splendore, circa 1200 comunità locali animate da oltre 10mila monaci. Cluny diventerà un luogo di pellegrinaggio sempre più celebre, svolgendo anche un ruolo cruciale nei progressi del tempo in numerosi campi della cultura e della scienza. Alcuni abati di Cluny furono essi stessi importanti autori.
Nei secoli immediatamente seguenti, il declino del mondo cluniacense sarà dovuto in gran parte a ragioni economiche e a un mutato clima politico. Le guerre di religione e la Rivoluzione francese infliggeranno gli ultimi colpi fatali all’ordine. L’abbaziale di Cluny è rifotta in gran parte in frantumi. Eppure, a distanza di 1100 anni, in un’epoca contemporanea in preda a mille amnesie, l’esempio di Cluny continua a parlare con forza dell’identità più profonda di un intero continente. Ed è certamente anche per questo che un inedito concorso di slanci, coordinati ormai in particolare dalla Federazione dei siti cluniacensi (fondata nel 1994), esprime oggi il bisogno pressante di ritrovare tutto il senso ancora racchiuso fra gli splendidi chiostri «figli» di Cluny.
Un cammino di fede e cultura. L’ingresso di Cluny nel suo dodicesimo secolo sarà festeggiato lungo un anno e più di celebrazioni. Dallo scorso 13 settembre fino al dicembre 2010, la verde Borgogna si trasformerà così nell’epicentro di una fitta successione di eventi a carattere di volta in volta spirituale e culturale. Il comitato organizzatore di «Cluny 2010» ha chiarito di voler favorire, attraverso l’anniversario dell’Abbazia, una riscoperta accresciuta di tutta la vasta costellazione dei luoghi cluniacensi. E in proposito, il momento è particolarmente propizio, dopo che nel 2006 il Consiglio d’Europa ha riconosciuto a 8 percorsi fra i siti «figli di Cluny» il titolo prestigioso di «Grande itinerario culturale europeo».
Come si è compreso già domenica scorsa, in occasione della messa d’apertura dell’anno celebrativo, i 1100 anni dalla creazione dell’Abbazia si candidano anche a divenire un momento unico nella riflessione sull’identità cristiana dell’Europa. Un obiettivo confermato da mionsignor Pierre Calimé, portavoce della diocesi di Autun-Chalon-Macôn: «Al di là dell’architettura, delle arti, della scienza, delle strade e dei cammini, Cluny 2010 deve essere, almeno per il credente e per l’uomo di buona volontà, l’occasione di riscoprire ciò che è il cuore dell’Abbazia: "Tu vuoi la vera vita?"». La diocesi invita dunque «ad andare più in là rispetto all’evocazione delle glorie passate della città abbaziale e la sua reputazione turistica». Non a caso, le celebrazioni a Cluny includeranno nell’ottobre 2010 anche un colloquio internazionale intitolato «Creiamo assieme l’Europa dell’uomo», organizzato dalla Caritas internazionale.
Durante tutto l’anno, il mondo di Cluny pulserà al ritmo di circa 200 eventi, di cui 80 nella città abbaziale e 120 nel quadro della rete dei siti cluniacensi sparsi in tutta Europa, Italia compresa. Si è cominciato domenica scorsa in Borgogna, con la festa intitolata «Aprite le porte!». Durante le 12 ore della giornata, 12 diversi quartieri di Cluny hanno aperto ciascuno una porta orientata di volta in volta verso direzioni sempre diverse dell’Europa. Un modo per invitare simbolicamente l’intero continente ad accogliere definitivamente un messaggio di fraternità che non si estingue nei secoli.