(Avvenire) Due nuovi martiri in Laos

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Tempi di catacombe


Maurizio Blondet
(C) Avvenire, 20-7-05

«Cristiano, rinnega la tua fede»: l’ingiunzione non risuona
dai secoli passati, da bocche di antichi legati imperiali di
Diocleziano.
Quella voce, che come noto risuonò solo ieri in oscure
camere di tortura alla Lubianka, risuona ancora – sempre
giovane voce del rauco Signore di questo mondo.
Oggi, accade nel Laos: due cristiani sono stati condannati a
tre anni dagli inquisitori di Vientiane, per questo.

Ovviamente, come avviene nei regni di menzogna che
continuano ad opprimere l’uomo, la motivazione è un’altra:
«possesso illegale di armi».
Ma quelle due vittime – ne sappiamo a malapena i nomi,
Khamchan e Vanthong, e forse non sono cattolici ma cristiani
evangelici – facevano parte di un gruppo di undici fedeli,
arrestati a marzo, sotto Pasqua; e gli altri sono stati
rilasciati dopo aver firmato una rinuncia formale alla loro
fede.
Non giudichiamo costoro, i deboli, antica figura essi stessi
(in passato furono chiamati “lapsi”, gli inciampati): nel
lager di Muang Phine, tre anni sono la distanza tra la vita
e un’orrenda morte di stenti e di percosse.
Ma converrà ai due che non hanno rinnegato l’antico, nobile
nome: “martiri”, cioè testimoni.

Strana religione, quella che Cristo ci ha dato. Ebraismo ed
Islam ammettono la falsa apostasia del credente (nell’Islam
si chiama taqiya, “dissimulazione”) se la sua vita è in
pericolo.
Cristo pretende la pubblica professione della fede. Nella
casa che fu di Shakespeare, è stato trovato nascosto sotto
le travi del tetto il testo di una confessione di fede
cattolica: era un testo scritto da Carlo Borromeo per
assistere i cattolici che si celavano alla persecuzione
anglicana.
Quel testo, diffuso a rischio della vita da gesuiti francesi
nel Regno Unito, negli anni in cui finirono alla forca
70mila “papisti”, era dato al fedele che si celava per
paura: per salvarsi l’anima, doveva pronunciarlo almeno in
punto di morte, davanti a due testimoni.
Quasi di sicuro il padre di Shakespeare pronunciò quella
professione. Non si sa se lo fece anche il figlio; ci resta
così l’interrogativo se il genio inglese sia morto da
cattolico aperto e leale.

Perché così ci ha voluto Cristo: leali, aperti verso Dio e
verso gli uomini; perché la dissimulazione avvelena alla
radice il rapporto fraterno con il nostro prossimo, ed è
nostro prossimo anche il nostro nemico.

Sembra strano, anacronistico?
Ma evidentemente, non è così per il «Princeps huius mundi».
La sua voce non si stanca di ingiungere, per bocca dei suoi
strumenti: «Rinnega la tua fede».
In Laos, i cristiani sono a malapena il 2 per cento della
popolazione. E il fossile regime comunista che lo schiaccia,
il Pathet Lao, dovrebbe avere altre urgenze.

A causa sua il Laos vive di carità internazionale, il 20%
del suo prodotto lordo viene da donazioni e aiuti.
Da poco il regime ha ricevuto un enorme prestito dalla Banca
Mondiale, altrettanto ossigeno per una nomenklatura alle
corde.
Che pericolo rappresentano due cristiani?
Anzi, il rischio è che le grandi istituzioni internazionali
possano reagire tagliando i fondi.

Ma naturalmente, su quello i persecutori possono stare
tranquilli: la Banca Mondiale non farà una piega.
Si tratta solo di due cristiani, in fondo.
Due testimoni, due martiri cristiani.