Contro la Chiesa. Miti, leggende nere e bugie

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Michael Hesemann, "Contro la Chiesa. Miti, leggende nere e bugie", San Paolo 2009, pp. 376, Euro 28, EAN 9788821563836
 
Michael Hesemann è l’autore, tedesco, di Titulus Crucis (2000) e Testimoni del Golgota (2003), editi dalla San Paolo.
Ora è uscito con un libro altrettanto straordinario nonché politicamente scorretto:
Contro la Chiesa. Miti, leggende nere e bugie

Indice:
a) La leggenda nera;
1) Nessun sepolcro vuoto?;
2) Giuda Iscariota;
3) Maria Maddalena;
4) Qumran;
5) Le lettere di Gesù;
6) Figlio di Dio?;
7) Il primo papa; 
8) Lo scisma;
9) La papessa Giovanna;
10) Le crociate;
11) I catari;
12) Il Santo Graal;
13) I templari;
14) L’Inquisizione;
15) La caccia alle streghe;
16) Giordano Bruno;
17) Galileo Galilei;
18) Infallibile?;
19) Il papa di Hitler?;
20) In nome di Dio?;
b) Mea culpa?.
 
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Hesemann: «Chiesa, troppe leggende nere»
da Avvenire (18/07/2009)
 
L’imbarazzo è solo nella scelta, ora che l’anti-cattolicesimo è diventato à la page con i successi di Dan Brown e l’anti-clericalismo ha assunto toni colti con i tomi di Corrado Augias. Ma per Michael Hesemann, storico tedesco, è ora di rilanciare la palla nel campo delle critiche prevenute alla Chiesa e smascherare l’anti­cattolicesimo, «l’antisemitismo degli intellettuali». Hesemann, già autore di un saggio sull’iscrizione della croce di Cristo, Titulus Crucis, che fece discutere gli esperti, torna ora in libreria con Contro la Chiesa – Miti, leggende nere e bugie (San Paolo, pp. 374, 28€). Qui lo studioso di Düsseldorf sviscera le “leggende nere” sul conto dei cattolici lungo gli ultimi due millenni di storia.
 
Le “stragi” delle Crociate, le “violenze” dell’Inquisizione, la “caccia alle streghe”, Pio XII come “il Papa di Hitler”. Qual è, tra queste, l’accusa più inverosimile rivolta alla Chiesa?
 
La “leggenda nera” che ancora causa un danno considerevole è la pretesa che Pio XII fosse “il Papa rimasto silenzioso durante l’Olocausto” oppure “il Papa di Hitler”. Non si può immaginare una peggior distorsione della verità. Prima di diventare Pio XII, Eugenio Pacelli fu nunzio vaticano a Monaco e Berlino, fu testimone dell’ascesa al potere di Hitler. Come Segretario di Stato della Santa Sede portò avanti i negoziati per il Concordato con i nazisti nel 1933. Quest’uomo ­diventato papa nel 1939 – conosceva Hitler e i nazisti, ne era disgustato fin dall’inizio. Egli definì il nazismo “la più grande eresia del nostro tempo” e bollò Hitler come “una persona fondamentalmente cattiva”.
 
Si può parlare di Pio XII come amico del popolo ebraico?
 
Da sempre fu a favore degli ebrei. A scuola aveva un amico ebreo e si univa alla sua famiglia per lo Shabbat. Appoggiò il leader sionista Nahum Sokolov e mostrò simpatia per il sionismo quando la maggior parte degli esponenti vaticani erano scettici su questo. Da nunzio in Germania aveva aiutato gli ebrei già durante la prima guerra mondiale. Quando, divenuto Pio XII, apprese l’uccisione degli ebrei da parte dei nazisti, “gridò come un bambino e pregò come un santo”, come disse un prete che lo informò dei fatti. Cercò di fare ogni cosa umanamente possibile per salvare quanti più ebrei. Secondo il diplomatico e storico israeliano Pinchas Lapide, fu capace di aiutare 850 mila ebrei a sfuggire al genocidio nazista. Quando il Vaticano era a corto di soldi, prese in considerazione l’idea di vendere i migliori capolavori di Raffaello per aiutare i rifugiati ebrei. Dopo la guerra quasi ogni organizzazione ebraica e molti politici israeliani lo ringraziarono per quanto fatto. Ma un commediografo tedesco (Rolf Hochhuth, ndr) costruì un’opera terribile (Il Vicario, ndr) e così l’immagine pubblica di Pio XII cambiò completamente. Il Papa che aveva sfidato Hitler divenne improvvisamente il “Papa amico di Hitler”.
 
In Italia ci sono libri – come quelli di Augias – che vogliono distruggere la verità storica del cristianesimo. Come devono rispondere i cristiani a questi attacchi?
 
Augias è un esempio perfetto di autore scandalistico. Certo, è facile ignorarlo, ma è la strategia sbagliata, dal momento che i lettori di quei testi potrebbero credere che abbiamo qualcosa da nascondere. Invece credo in una prassi dell’apertura. La peggior bugia sulla Chiesa primitiva e la sua tradizione è affermare che i Vangeli sono stati manipolati. Niente può essere più lontano dalla verità. Ogni volta che un nuovo frammento di una copia originaria del II o del III terzo dei quattro Vangeli canonici è stata rinvenuta, gli esperti sono rimasti stupiti dal fatto che vi hanno trovato meno variazioni rispetto al testo già conosciuto. I Vangeli sono i testi dell’antichità meglio conservati: nessun autore antico ha una tradizione migliore. La maggior parte dei lavori dei classici greci e romani, scrittori, storici o filosofi, sono conservati in traduzioni arabe dei primi secoli del Medioevo o in copie conservate nei monasteri medievali, scritti forse un migliaio di anni dopo. Nel caso dei Vangeli, meno di un secolo separar i loro autori dai manoscritti più antichi.
 
Lo studioso Philip Jenkins (anglicano) ha definito l’anti-cattolicesimo “l’ultimo pregiudizio accettabile”. Come mai persistono tante critiche contro la Chiesa?
 
“L’anti-cattolicesimo è l’antisemitismo degli intellettuali”, scrisse lo scrittore americano Peter Viereck nel 1950: è ancora vero. Questo è il solo pregiudizio non solo tollerato ma anche praticato su ampia scala nei media. Attacca la Chiesa e scrivi un best-seller: questa è la formula di autori come Dan Brown, David Yallop, Donna Cross o John Cornwell. Molti vogliono vedere la caduta della Chiesa: la sua esistenza è una provocazione al mondo moderno. Essa non sembra idonea in una società edonistica, basata sull’egoismo, sul sesso e sul consumismo. È come una roccia, insegna valori eterni in contrasto con il trend libertino del “tutto è lecito”. Essa tramanda una cultura della vita e della responsabilità in contrasto con quella che propugna la morte e il profitto. Benedetto XVI ha ragione quando indica nel relativismo la sfida più grande per la Chiesa nel III millennio. Esso è il credo della società del divertimento senza scopo.