“Corriere della sera”, 21 ottobre 2002
Francesco Alberoni Con la formazione di una società multietnica siamo costretti a
domandarci quali siano gli elementi della nostra tradizione culturale che ci
differenziano nettamente dalle altre civilizzazioni. Per esempio da quella
islamica o cinese. Alcuni sono di origine greco-romana. Prima di tutto la
razionalità. La Grecia ci ha dato la razionalità come ricerca delle cause,
ma soprattutto come obbligo di una dimostrazione razionale valida davanti a
tutti. La matematica indiana era intuitiva, quella egiziana pratica. Solo
quella greca richiede la dimostrazione. Una esigenza che poi i greci hanno
esteso all’etica, alla vita sociale e, infine, alla religione. Invece è
romana la costruzione razionale dell’apparato statale e delle leggi. Mentre
la Torà ebraica e la Sharia islamica sono di origine divina e considerate
immutabili, i romani decidevano le loro leggi ogni anno nei comizi. Era
perciò chiaro a tutti che si trattava di una scelta popolare volontaria e
che, così come erano state istituite, potevano venir abrogate. Questo
principio è poi ricomparso nei comuni medievali, poi nelle monarchie
riformatrici europee, fino alle democrazie contemporanee.
Una eredità dell’impero romano è di aver sempre nettamente distinto le
leggi dello Stato dalle innumerevoli credenze religiose dei popoli che ne
facevano parte, e verso cui ha sempre avuto una grande tolleranza. E, se
vogliamo scavare più a fondo nelle radici della tolleranza in Europa,
possiamo tornare all’impero universale di Alessandro Magno che ha promosso
intenzionalmente la coesistenza nel suo seno di diverse culture, diversi
costumi, diverse religioni. C’è stato un periodo, nel medioevo cristiano, in
cui la Chiesa ha tentato di imporre una teocrazia, di diventare cioè un
califfato, ma senza riuscirvi.
Altre componenti ci vengono dalla tradizione ebraico-cristiana, come
il libero arbitrio, assente nel mondo greco e in quello musulmano sunnita.
Esso produce una morale della responsabilità personale che è continuata, in
epoca moderna, nella morale razionale, per arrivare fino a Jonas con il
«principio di responsabilità». Di origine ebraico-cristiana è anche l’attesa
dell’avvento di una trasformazione radicale del mondo. Cristiano invece il
ruolo dato all’interiorità, all’espressione dei sentimenti nella pittura,
nella letteratura, nella lirica, nella drammaturgia, e l’ideale di una
morale elevatissima, irraggiungibile, che arriva a chiedere di «amare il
proprio nemico».
L’incontro della razionalità greco-romana con lo slancio ideale e la
speranza nel futuro ha prodotto, in Occidente, uno straordinario dinamismo,
profonde trasformazioni scientifiche, tecnologiche, economiche e politiche.
Quando, con la Riforma, si è rotta l’unità cristiana, ne sono seguite le
guerre di religione e le persecuzioni degli eretici. Però poi hanno prevalso
la tolleranza e la razionalità. Sono state stabilite le libertà di culto, di
associazione, di parola ed è stato creato il meccanismo democratico moderno.
In esso il potere politico viene deciso con libere elezioni. Dopo la
vittoria, il vincitore non perseguita il vinto e lascia che organizzi la sua
rivincita. Il vinto accetta come legittimo il governo del vincitore e non
tenta di rovesciarlo con la forza o con agitazioni.
Queste sono le nostre radici, i nostri ideali, molte volte violati ma
sempre riscoperti e arricchiti. E che, sia pure fra vittorie e sconfitte,
tendono ad affermarsi su tutto il pianeta.