Gli abortisti sono in difficoltà, tanto che Roberto Saviano si è sentito in dovere di intervenire sui social network e le sue affermazioni sono state riprese il 4 ottobre scorso dall’Agenzia Adnkronos: «L’obiezione di coscienza», ha scritto, «imposta ai ginecologi più che liberamente scelta, in un Paese dove i padiglioni degli ospedali pubblici e laici sono intitolati a santi, è una piaga che rende la 194 la più tradita delle leggi».
Le preoccupazioni dei pro dead si incrementano di anno in anno nell’osservare che il numero degli obiettori di coscienza cresce, così come crescono le associazioni e i movimenti pro life. Lo scorso 23 settembre la camera bassa del parlamento della Polonia ha votato a favore di un disegno di legge che, se definitivamente approvato, vieterebbe praticamente ogni forma di aborto, in un Paese dove la pratica dell’interruzione di gravidanza è già ristretta a pochissimi casi. Alcuni giorni fa 267 deputati su 460 hanno votato a favore della proposta, che ora dovrà affrontare altri due passaggi parlamentari. Le femministe polacche e del mondo occidentale si sono allarmate e il 3 ottobre quelle della Polonia sono scese in piazza, vestite a lutto (il lutto per timore di non poter più abortire, invece di indossare il nero per i bambini uccisi), aderendo al movimento Czarny Protest, ossia «proteste in nero».
Il disegno di legge in discussione è l’iniziativa di un Paese profondamente cattolico, che è riuscito a mantenersi tale sia sotto il regime nazista, sia sotto quello sovietico e che oggi fa sentire la propria voce anche sotto la dittatura relativista e laicista. Esso è sorto proprio grazie all’alleanza di diversi gruppi religiosi cattolici, appoggiata anche dalla Conferenza episcopale polacca, così facendo si è riusciti a raccogliere 100 mila firme per presentare al Governo una proposta di legge di iniziativa popolare.
Anche in Italia ci sono segnali molto interessanti dal punto di vista delle obiezioni di coscienza, tanto che ancora Saviano allerta: «Questo tema, a noi italiani, dovrebbe essere caro, perché, nonostante l’aborto sia legale, le difficoltà che le donne italiane trovano oggi ad abortire sono immense» e per sostenere l’aborto è costretto a ricorrere alla vetusta propaganda radicale degli aborti clandestini.
Sette ginecologi su dieci in Italia sono obiettori di coscienza, scegliendo di non praticare il volontario omicidio sull’infante nel grembo materno. Spesso, riportano i media, non sono stati formati per effettuare aborti. Un dato in aumento, come segnalano le percentuali 2015 del Ministero della salute riferite al periodo 2013-2014. Dal 2005 al 2013 gli obiettori sono passati dal 59% al 70%. Cifre che allarmano non poco la politica abortista.
La cultura della vita contro la cultura della morte produce i suoi frutti. «Lo scandalo supremo della nostra epoca», come lo definì Giuliano Ferrara, sta diventando un problema per tanti medici. Dopo la Polonia, siamo il Paese dove è più diffusa la convinzione che l’aborto non dovrebbe essere legale se non quando è in pericolo la vita della madre.
Nella relazione del Ministero della salute sull’attuazione della 194/78 del 26 ottobre 2015 si rileva che nel 2013 sono presenti elevati numeri di obiezione di coscienza, specie tra i ginecologi, 70.0%, cioè più di due su tre). A livello nazionale si è passati dal 58.7% del 2005, al 69.2% del 2006, al 70.5% del 2007, al 71.5% del 2008, al 70.7% nel 2009, al 69.3% nel 2010 e 2011, al 69.6% nel 2012 e al 70.0% nel 2013. Fra gli anestesisti la situazione è più stabile con una variazione da 45.7% nel 2005 a 50.8% nel 2010, 47.5% nel 2011 e 2012 e 49.3% nel 2013. Per il personale non medico si è osservato un ulteriore incremento, con valori che sono passati dal 38.6% nel 2005 al 46.5% nel 2013.
Si osservano notevoli variazioni tra regioni. Percentuali superiori all’80% tra i ginecologi sono presenti in 8 regioni, principalmente al Sud: 93.3% in Molise, 92.9% nella provincia di Bolzano, 90.2% in Basilicata, 87.6% in Sicilia, 86.1% in Puglia, 81.8% in Campania, 80.7% nel Lazio e in Abruzzo. Anche per gli anestesisti i valori più elevati si osservano al Sud (con un massimo di 79.2% in Sicilia, 77.2% in Calabria, 76.7% in Molise e 71.6% nel Lazio). Per il personale non medico i valori sono più bassi e presentano una maggiore variabilità, con un massimo di 89.9% in Molise e 85.2% in Sicilia.
Tuttavia secondo la Libera associazione italiana ginecologi per l’applicazione della legge 194 (Laiga), gli obiettori sembrerebbero essere molti di più. Si alzano così le accuse della Cgil e del Comitato europeo a “difesa” delle donne che hanno intenzione di abortire, in quanto sarebbero costrette a rivolgersi a strutture estere: non certo al Portogallo, dove gli obiettori sono l’80% e non in Austria, dove diverse sono le regioni austriache prive di assistenza sanitaria abortiva.
L’Agenzia La Presse il 28 settembre scorso ha scritto: «Nella giornata sull’aborto sicuro le donne scoprono che le pillole contraccettive non sono più gratuite. Mentre la Legge 194, a causa dell’aumento dei medici obiettori di coscienza, in Italia resta sempre più sulla carta». Proprio per questo l’Onu ha riconosciuto il 28 settembre come la Giornata dell’aborto sicuro. Leggiamo ancora sulla notizia battuta dalla risentita La Presse per gli accadimenti italiani: «Molti obiettori di coscienza (…) arrivano a ostacolare e discriminare i colleghi che invece l’aborto lo praticano (…) Come il medico a cui i colleghi obiettori si rifiutavano di lavare i ferri con cui operava, costringendolo a lavarseli da solo. Come le portantine di un ospedale pugliese che si sono rifiutate di spostare le barelle con le pazienti in attesa di aborto». Normale e giusta, quindi, che sia arrivata la «bacchettata» dall’Unione Europea, che si sdegna di fronte alla Polonia o all’Irlanda, dove abortire è affare assai arduo.
E ancora La Presse si scandalizza che «anche le ultime pillole anticoncezionali a carico del servizio nazionale siano diventate a pagamento». Mario Puiatti, presidente dell’Associazione italiana per l’educazione demografica ha affermato: «Queste pillole erano preziose per le ragazze più giovani o per le donne straniere per cui anche pochi euro possono fare la differenza, escludendole si rischia di danneggiare una fascia debole di utenza». Esiste, dunque, un’Associazione per l’educazione demografica e, logicamente, questa “educazione” va contro sia al concetto di famiglia secondo i disegni del Creatore, sia a quello realista di sana e saggia continenza cristiana o di castità.
Non è semplice diffondere la cultura della vita, anche a fronte di una Chiesa che non si erge con sufficiente chiarezza e determinazione sui principi e sui valori cristiani contro gli errori e i peccati mortali del nostro tempo. Ha dichiarato Ferrara in un’intervista rilasciata il 2 settembre 2015 a Paolo Rodari de La Repubblica: «Una legittimazione delle battaglie pro-life, per me opportuna, non viene dalla chiesa di Papa Francesco. Devo però dire, a onor del vero, che in merito anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno agito con una certa sofferenza e titubanza, anche se la loro predicazione andava nella direzione di una difesa esplicita e culturalmente rilevante della vita».
Tuttavia oggi è maggiormente possibile l’impegno rispetto al 1978, quando arrivò la ghigliottina della 194, all’epoca non esisteva la circolazione delle idee su Internet e in Italia le testate giornalistiche amplificavano le voci di Marco Pannella e di Emma Bonino, che dai microfoni di Radio Radicale, dalla fine del 1975, iniziarono la loro propaganda letale per gli innocenti. Come oggi è più agevole battersi per le verità di fede, rispetto agli anni del Concilio Vaticano II, così oggi c’è maggior spazio per contrastare la 194. Onore al merito per coloro che durante la rivoluzione sessantottina e la rivoluzione pastorale hanno dimostrato la loro fedeltà, e sfruttiamo noi quella lealtà e quella dedizione, nonché le potenzialità dell’età contemporanea.
Le diverse persone che hanno dedicato e dedicano la loro vita all’esistenza di chi non ha il diritto di nascere per volontà altrui, le straordinarie opportunità offerte da Internet, gli eventi nazionali ed internazionali come La Marcia per la Vita, le riviste come I quaderni di San Raffaele, le gocce evangeliche che scavano la pietra… creano disturbo alla 194 e alla sua applicazione. Se si continuerà a non rassegnarsi, ad implorare l’intervento divino, a tenere ben stretti i nomi dei Santi in tutela dei nostri ospedali, a dire pazientemente e con perseveranza la verità sul quel che accade nei laboratori della morte, a spiegare scientificamente che cosa significa “interruzione di gravidanza”, con scritti e conferenze, allora gli obiettori di coscienza cresceranno ancor più… e un giorno, con l’intercessione di Maria Santissima, quell’iniqua legge sparirà.
(Cristina Siccardi, per Corrispondenza Romana del 5 ottobre 2016)