Cari amici,
il 15 agosto la Chiesa festeggia l’Assunzione in corpo e anmima della Beata Vergine Maria e Totus Tuus Network è lieta di offrivi in dono un libro del prof. Luigi Gedda:
Questa fortezza era il frutto di una profonda vita interiore incentrata sulla Passione. Il volumetto che, grazie ai figli spirituali del prof. Gedda confluiti negli “Operai di Cristo”, oggi distribuiamo gratuitamente è uno dei molti – il più breve – che possono introdurre ad una spiritualità orientata all’azione per una nuova affermazione del cattolicesimo nel nostro martoriato Paese.
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in Gesù, per Maria
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GEDDA, IL LEONE CATTOLICO CHE NON PIACEVA A DE GASPERI
di Massimo Caprara, ex segretario personale di Togliatti
Chapeau! Levo il cappello con il mio orgoglio di allora, militante comunista che il 18 aprile 1948 era segretario di Palmiro Togliatti e membro del Comitato centrale, dinnanzi alla memoria dell’indomito Luigi Gedda, responsabile dei Comitati civici.
Essi furono gli autentici vincitori della battaglia contro il comunismo e l’ostacolo maggiore alla sua diffusione, non al Democrazia Cristiana.
Togliatti, che ingenuo non era, comprese immediatamente che l’intervento dei Comitati civici comprometteva le sorti del Fronte democratico popolare ed espresse immediatamente la sua preoccupazione per la battaglia che egli non considerò mai favorevole al Pci.
Nelle varie riunioni della Direzione del partito durante le elezioni, egli espresse con il solito oggettivismo mescolato a disprezzo per l’avversario, l’opinione che l’intervento dei Comitati civici cambiava nettamente la qualità delle elezioni.
Finché si tratta, disse, di controbattere ai vari oratori di piazza come il gesuita padre Lombardi, che ai microfoni e su Civiltà cattolica agitava il comunismo come uno spettro, è una cosa. Altra cosa è quando il Papa scende in campo e chiede la mobilitazione di tutte le forze del cattolicesimo.
La posta in gioco è cambiata, continuò Togliatti: non si tratta più di scegliere fra l’America e l’Urss, ma per Cristo o contro Cristo, ossia fra laici e cattolici, fra elettori animati dalla fede cattolica ed elettori non credenti o indifferenti.
La Direzione fu colpita da questa osservazione e si dedicò con maggiore lena all’impegno che le stava a cuore: sottrarre voti all’alleato socialista e aumentare il numero dei deputati comunisti. I deputati socialisti furono infatti ridotti da 115 a 50.
Il ragionamento di Togliatti fu lineare e inesorabile. Egli evitò accuratamente di citare o, peggio, di attaccare in pubblico Luigi Gedda per tutto il corso della rovente campagna elettorale e concentrò i suoi strali, sovente smodati e triviali (come durante il comizio di chiusura a San Giovanni in Laterano, quello delle "scarpe chiodate" da usare contro il leader dc), contro il Partito della Democrazia cristiana. Egli era infatti consapevole che il linguaggio agitatorio doveva essere usato per galvanizzare l’elettorato e, soprattutto, per far credere alle frange estremiste del Pci che contro il regime democristiano bisognava avere la mano ferma e non collaborativa.
Ma egli era altresì consapevole che lo sbocco insurrezionale era impedito da una nuda circostanza: l’Unione Sovietica non lo voleva. Gli accordi raggiunti tra le potenze vincitrici (Usa, Gran Bretagna e Urss) avevano sancito la spartizione consensuale del mondo, assegnato l’Est europeo e parte dei Balcani all’Urss e fissato il confine geopolitico a Trieste. Questo legame di ferro di Togliatti con Stalin non fu mai trasgredito. Oltretutto, la scelta armata compiuta in quegli anni in Grecia dai dirigenti, comunisti Markos e Zachariadis per spostare con le armi la collocazione del loro Paese dall’area occidentale a quella sovietica, si era conclusa con una sconfitta di tali definitive proporzioni da sconsigliare ogni tentativo del genere.
Questo non significò che il Partito comunista non rinunziasse a propositi e ad azioni criminali, eseguisse vere e proprie vendette classiste . e gestisse il periodo post-resistenziale come un continuato fatto di sangue. Questo significò, ed è molto, che laddove veniva discussa la politica del Pci, cioè nelle sedi in cui contava l’egemonia di Togliatti, il ragionamento era più sottile, raffinato, perverso per la sua doppiezza.
Gedda ruppe l’equilibrio e l’ordito che il Pci era andato tessendo con la, Democrazia cristiana, con la quale era al governo. Fece delle parrocchie l’equivalente sul territorio delle cellule comuniste. Tutt’altro che disposti ad accettare la sconfitta del 18 aprile, i dirigenti comunisti finirono col considerare i Comitati civici come un ostacolo insormontabile e cercarono di trarne qualche vantaggio. Essi osservarono che Gedda aveva procurato una rottura acuta nelle file della Democrazia cristiana, un’erosione della leadership di De Gasperi, peraltro incalzato dalla corrente di Dossetti e dai Centri di preparazione sociale che erano nelle mani di uomini ispirati alla dottrina di Maritain.
Da qui la polemica aperta di De Gasperi con il papato e con Gedda, come in varie occasioni ha sempre osservato e scritto quel testimone rilevante che è Andreotti. È lo stesso Andreotti a riportare un dialogo tra il presidente del Consiglio e chi gli vantava l’interesse democristiano ad affidarsi ai Comitati civici. ((Non si deve far tornare Mussolini" disse De Gasperi, alludendo ai toni estremi dei Comitati civici; e alla replica: "È meglio Mussolini di Stalin", egli controbiettò: "Meglio né l’uno, né l’altro".
Parlando al telefono quest’estate con Luigi Gedda, ho avuto occasione di ripercorrere quegli anni che furono salutari per la scelta occidentale dell’Italia. "Dobbiamo vederci", mi disse con una voce ferma e risoluta. E con padre Lucio Migliaccio, allora assistente ecclesiastico dei Comitati civici, abbiamo rivisitato quei tempi e quelle memorie che sancirono la straordinaria presenza della loro organizzazione, silenziata poco dopo dallo stesso mondo cattolico. Ne parlammo assieme con animo disteso: loro i vincitori di un’epoca, noi – i comunisti di allora – gli irrimediabili sconfitti.
Il Giornale" del 1° ottobre 2000