INTERVISTA al cardinale svizzero Georges Cottier, già teologo della Casa Pontificia
«Il Papa è un catechista formidabile e la gente accorre a migliaia alle udienze».
Certo, le sue lezioni erano molto chiare, i libri sempre ottimi; così il Catechismo universale e pure il Compendio. Ma da quando Ratzinger è Papa il cardinale Georges Cottier O.P., già teologo della Casa Pontificia, ha scoperto in lui un’attitudine che non immaginava: quella di chi sa parlare a tutti. Un catechista di «straordinaria qualità». Che ci racconta la Chiesa «per insegnarci ad amarla» attraverso le figure di coloro che, prima di noi, l’hanno amata. Che con «grande originalità catechistica» ci mostra il filo rosso che, attraverso la storia, lega la Chiesa degli Apostoli a quella di oggi, e ce la rende in questo modo «familiare». Queste le considerazioni espresse dal cardinale svizzero Georges Cottier, oggi pro-teologo emerito della Casa Pontificia su di un aspetto magari meno dibattuto ma molto presente nel ministero di Benedetto XVI: le catechesi del mercoledì e gli Angelus, incontri che attirano folle record. Proprio ieri, la pubblicazione dei dati sui pellegrini: per il 2006 si registra un afflusso di oltre 3 milioni di fedeli.
Eminenza, decine di migliaia di persone alle udienze, altrettante agli Angelus domenicali. Cosa può dirci del formidabile lavoro catechetico che sta compiendo papa Ratzinger?
La prima cosa che mi sento di dover dire è che prima di essere eletto, Papa Benedetto è stato un professore molto chiaro. Le sue lezioni erano veramente affascinanti. Dire che è stato questo, tuttavia, non significa che sia stato un catechista, ma che tale si è rivelato, e di una straordinaria qualità, una volta divenuto Papa.
Come ha interpretato Benedetto XVI le sue catechesi?
Se facciamo riferimento alle udienze generali, abbiamo visto che, nello stesso stile di Giovanni Paolo II, ha iniziato la sua catechesi sullo Spirito Santo e la Chiesa, sulla Chiesa come comunione. Subito dopo però lo abbiamo visto cominciare a muovere i primi passi nella direzione dell’educazione all’amore alla Chiesa, come mistero di fede che si manifesta nella sua concretezza storica. E così ci fa conoscere i dodici apostoli. Poi ha cominciato con i Padri, queste grandi figure che ci fanno toccare il mistero della Chiesa nella sua storicità. Mi sembra che in tutto questo ci sia una grande originalità catechistica.
Perché questa progressione?
Quello che in questo modo viene messo in evidenza è l’aspetto piuttosto storico della Chiesa. È come se il Papa volesse creare una sorta di “familiarità” dei fedeli con la Chiesa, una cultura teologica davvero concreta, mostrandoci come essa abbia vissuto nella storia attraverso gli Apostoli, i Padri, i santi, i martiri. E questo, in un quadro complessivo dove noi possiamo anche rintracciare un grande senso e un grande amore per la liturgia, perché tutti quelli che ci mostra, li ritroviamo anche nel calendario liturgico. Il riferimento è costante e preciso. Inutile sottolineare che si tratta di una cosa fondamentale per i credenti.
Dica la verità: se l’aspettava di scoprire in Benedetto XVI un catechista – come lei l’ha definito – di così straordinaria qualità?
Devo ammettere in tutta onestà che non me l’aspettavo. È stata una sorpresa, una bellissima sorpresa. Conoscevo l’ottimo professore che è stato, ma fare catechesi non è la stessa cosa che tenere una lezione universitaria. Lui vede i bisogni reali, concreti dei cristiani di oggi, ed è a questi che si rivolge. E insegna ad amare la Chiesa mostrandoci com’è cresciuta attraverso la storia rimanendo sempre se stessa. Quando, alla fine del 2005, ha ricevuto per la prima volta la Curia per il tradizionale scambio degli auguri di Natale, ha fatto un grande discorso sul vero spirito del Concilio Vaticano II, mettendo molto bene in evidenza come la Chiesa di oggi non sia diversa da quella di ieri. Non c’è, come qualcuno ancora afferma, una Chiesa “dopo il Concilio” che sarebbe un’altra cosa rispetto a quella “prima del Concilio”. C’è piuttosto, un’evoluzione, una maturazione, nella continuità. Ecco, mi sembra che sia questo il punto fondamentale che Papa Benedetto ci sta indicando nelle sue catechesi: la continuità storica di una Chiesa, soggetto unico e identico attraverso i secoli, che sempre dobbiamo amare.
(Intervista di Salvatore Mazza, in "Benedetto. Gli 80 anni di un papa che conquista", suppl. Avvenire)