La legge 119/2013 prevedeva un piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere.
Votata in un Parlamento deserto e passata grazie alla insipienza delle opposizioni, ha come oggetto fenomeni del tutto marginali nella società italiana, mentre ignora casi ben più diffusi quale il suicidio.
Si tratta perciò di un provvedimento ideologico, che cerca di introdurre una specie di "reato di pensiero", in particolare per introdurre l'omosessualismo nella cultura e nella vita civile.
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Dopo il caso dei soldi pubblici diretti a finanziare le orge gay denunciato dalle “Iene” lo scorso febbraio, che hanno portato alle dimissioni il suo direttore Francesco Spano, l’Ufficio Nazionale anti-discriminazioni razziali del Dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio si trova nuovamente al centro di un’inchiesta giornalistica che fa luce sull’incredibile spreco di denaro pubblico che si perpetra all’interno di tale inutile ente a carico dei contribuenti italiani.
Dalle colonne del Il Fatto Quotidiano, Thomas Mackinson scrive infatti come:
“Il numero verde contro le discriminazioni costa oltre 800 euro a chiamata. E poco importa se qualcuno ha sbagliato a digitarlo o se lo Stato già svolge lo stesso servizio. Possibile? Sì, perché in Italia discriminare sarebbe vietato e sprecare pure, ma spesso succedono entrambe le cose. Lo certifica il servizio di Contact Center istituito due anni fa dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Dipartimento per le Pari Opportunità in seno alla Presidenza del Consiglio, proprio quello del direttore pizzicato dalle Iene a finanziare locali per prostituti che s’è poi dimesso“.
Il costo giornaliero di tale centralino è stato desunto da Mackinson dopo aver appreso i costi del servizio consultando il bando pubblicato in questi giorni per la gestione dei prossimi due anni del centralino antidiscriminazioni:
“Il numero verde 800901010 è decollato nel 2015 a suon di spot governativi con la missione di raccogliere segnalazioni di potenziali vittime o testimoni di comportamenti discriminatori fondati su razza, orientamento sessuale e diritti Lgbt, disabilità, religione ed età. Attività benemerita in un Paese dove un vicepresidente del Senato paragona un ministro a un orango e gli episodi di intolleranza, bullismo e sessismo sono all’ordine del giorno. Benemerita, ma sorprendentemente costosa. Proprio in questi giorni è stato pubblicato il bando per la prossima gestione biennale del centralino che comprende ricezione, compilazione scheda, report finale e monitoraggio attività. Costo: 1,9 milioni di euro più Iva. (…)”
Mackinson fa poi notare i numeri irrisori registrati dal Contact Center dell’Unar nel 2015:
“Si legge, ad esempio, che nel 2015 il Contact Center dell’Unar ha gestito 2.235 chiamate delle quali 1.814 considerate poi “pertinenti”, 421 no ed erano errori di chiamata o magari richieste di prenotazione di viaggi o di lettura della bolletta. In ogni caso chiamate “non pertinenti”. Per un paese ad alto tasso d’insulti e intolleranza è un numero relativamente basso, segno che il “servizio” – forse – nel suo primo anno di vita e nonostante gli spot non ha ancora raggiunto l’auspicata diffusione e conoscenza tra la popolazione italiana. (…) Nel 2016 le segnalazioni sono state 2.939 e 290 sono state giudicate dalla stessa Unar “non pertinenti”. Quelle effettivamente legate a episodi di discriminazione sono state grosso modo 2.600, il 64% relative a discriminazioni etnico-razziali, il 16,4% contro i disabili, l’8,5% di genere e quelle per età il 4,7.
Numeri in aumento ma pur sempre bassi e soprattutto “cari” in rapporto ai costi del servizio: una chiamata ricevuta nel 2016 è costata 788,70 euro, 891,5 se si contano solo quelle “pertinenti”. Roba che il chiamante accorto potrebbe farsi lo scrupolo tra la tutela dalla discriminazione subita e dal costo che la denuncia ha genera per la collettività”.
A fare lievitare i costi sono i servizi di hosting/manutenzione e soprattutto il nutrito e variegato gruppo di lavoro composto da ben 12 persone tra cui il coordinatore, 5 operatori esperti, rigorosamente uno per ciascuna categoria discriminata e cioè etnico-razziale, 1 rom Sinti e Caminanti, 1 Lgbt, uno per età e disabilità, 4 mediatori culturali, un esperto statistico e un informatico, due giuristi e, dulcis in fundo, un addetto stampa.
Per di più il servizio non è attivo 24 ore come verrebbe da pensare ma come precisa il capitolato tecnico:
“il centralino multilingue gratuito (per chi chiama) “è attivo quotidianamente dalle 11 alle 14 con la presenza di un operatore” e, per la restante parte della giornata, dalle 8 alle 11 e dalle 14 alle 20, attraverso la segreteria telefonica”.
Infine, il giornalista de “Il Fatto Quotidiano” fa notare come il servizio dell’Unar oltre ad essere un inutile e dispendioso servizio a carico dei contribuenti italiani è anche una fotocopia di un analogo servizio attivo dal 2010 presso il Ministero dell’Interno
“Si chiama Oscad che sta per Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori ed è un organismo interforze incardinato nella Direzione centrale della polizia criminale.
Il prefetto Antonino Cufalo che lo presiede fa sapere che dalla sua istituzione al 30 aprile 2017 sono pervenute 1.936 segnalazioni riferibili alle diverse tipologie di discriminazione, di cui 945 per reati veri e propri. I numeri sono bassi anche perché i canali per la segnalazione si limitano a mail e fax (oscad@dcpc.interno.it – fax: 06 46542406 e 0646542407). Di fatto il centralino Unar ne è una duplicazione imbellettata e aggiornata”.
Ci auguriamo che questo nuovo scandalo sia la volta buona per chiudere, una volta per tutte, un ente inutile e oneroso per le casse pubbliche, voluto ed imposto dalle lobby gay per promuovere la “normalizzazione” dell’omosessualità e di ogni tendenza sessuale.
Ludovico Biglia, 25-7-2017 per https://www.osservatoriogender.it/scandalo-lunar-numero-verde-antidiscriminazioni-ci-costa-800-euro-chiamata/