Alle ore 10 di questa mattina, XXVIII Domenica “per annum” , il Santo Padre Benedetto XVI celebra l’Eucaristia sul sagrato della Patriarcale Basilica Vaticana e procede alla Canonizzazione dei Beati: RAFAEL GUÍZAR VALENCIA, (1878-1938), Vescovo; FILIPPO SMALDONE, ( 1848-1923), presbitero, fondatore della Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori; ROSA VENERINI, (1656-1728), vergine, fondatrice della Congregazione delle Maestre Pie Venerini; THÉODORE GUÉRIN (ANNE-THÉRÈSE), (1798-1856), vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore della Provvidenza di Santa Maria “ad Nemus” (v.d. Saint Mary of the Woods).
Pubblichiamo di seguito il testo dell’Omelia che il Papa pronuncia nel corso del solenne rito di canonizzazione:
Cari fratelli e sorelle!
Quattro nuovi Santi vengono oggi proposti alla venerazione della Chiesa universale: Rafael Guízar y Valencia, Filippo Smaldone, Rosa Venerini e Théodore Guérin. I loro nomi saranno ricordati per sempre. Per contrasto, viene subito da pensare al “giovane ricco”, di cui parla il Vangelo appena proclamato. Questo giovane è rimasto anonimo; se avesse risposto positivamente all’invito di Gesù, sarebbe diventato suo discepolo e probabilmente gli Evangelisti avrebbero registrato il suo nome. Da questo fatto si intravede subito il tema della Liturgia della Parola di questa domenica: se l’uomo ripone la sua sicurezza nelle ricchezze di questo mondo non raggiunge il senso pieno della vita e la vera gioia; se invece, fidandosi della parola di Dio, rinuncia a se stesso e ai suoi beni per il Regno dei cieli, apparentemente perde molto, in realtà guadagna tutto. Il Santo è proprio quell’uomo, quella donna che, rispondendo con gioia e generosità alla chiamata di Cristo, lascia ogni cosa per seguirlo. Come Pietro e gli altri Apostoli, come santa Teresa di Gesù che oggi ricordiamo, e innumerevoli altri amici di Dio, anche i nuovi Santi hanno percorso questo esigente, ma appagante itinerario evangelico ed hanno ricevuto “il centuplo” già nella vita terrena insieme con prove e persecuzioni, e poi la vita eterna.
Gesù, dunque, può veramente garantire un’esistenza felice e la vita eterna, ma per una via diversa da quella che immaginava il giovane ricco: non cioè mediante un’opera buona, una prestazione legale, bensì nella scelta del Regno di Dio quale “perla preziosa” per la quale vale la pena di vendere tutto ciò che si possiede (cfr Mt 13,45-46). Il giovane ricco non riesce a fare questo passo. Malgrado sia stato raggiunto dallo sguardo pieno d’amore di Gesù (cfr Mc 10,21), il suo cuore non è riuscito a distaccarsi dai molti beni che possedeva. Ecco allora l’insegnamento per i discepoli: “Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!” (Mc 10,23). Le ricchezze terrene occupano e preoccupano la mente e il cuore. Gesù non dice che sono cattive, ma che allontanano da Dio se non vengono, per così dire, “investite” per il Regno dei cieli, spese cioè per venire in aiuto di chi è nella povertà.
Comprendere questo è frutto di quella sapienza di cui parla la prima Lettura. Essa – ci è stato detto – è più preziosa dell’argento e dell’oro, anzi della bellezza, della salute e della stessa luce, “perché non tramonta lo splendore che ne promana” (Sap 7,10). Ovviamente, questa sapienza non è riducibile alla sola dimensione intellettuale. E’ molto di più; è “la Sapienza del cuore”, come la chiama il Salmo 89. E’ un dono che viene dall’alto (cfr Gc 3,17), da Dio, e si ottiene con la preghiera (cfr Sap 7,7). Essa infatti non è rimasta lontana dall’uomo, si è fatta vicina al suo cuore (cfr Dt 30,14), prendendo forma nella legge della Prima Alleanza stretta tra Dio e Israele mediante Mosè. Nel Decalogo è contenuta la Sapienza di Dio. Per questo Gesù afferma nel Vangelo che per “entrare nella vita” è necessario osservare i comandamenti (cfr Mc 10,19). E’ necessario, ma non sufficiente! Infatti, come dice san Paolo, la salvezza non viene dalla legge, ma dalla Grazia. E san Giovanni ricorda che la legge l’ha data Mosè, mentre la Grazia e la Verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo (cfr Gv 1,17). Per giungere alla salvezza bisogna dunque aprirsi nella fede alla grazia di Cristo, il quale però a chi gli si rivolge pone una condizione esigente: “Vieni e seguimi” (Mc 10,21). I santi hanno avuto l’umiltà e il coraggio di rispondergli “sì”, e hanno rinunciato a tutto per essere suoi amici. Così hanno fatto i quattro nuovi Santi, che oggi particolarmente veneriamo. In essi ritroviamo attualizzata l’esperienza di Pietro: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (Mc 10,28). Il loro unico tesoro è in cielo: è Dio.
El Evangelio que hemos escuchado nos ayuda a entender la figura de San Rafael Guízar y Valencia, Obispo de Veracruz en la querida nación mexicana, como un ejemplo de quienes lo han dejado todo para “seguir a Jesús”. Este Santo fue fiel a la palabra divina, “viva y eficaz”, que penetra en lo más hondo del espíritu (cf. Hb 4,12). Imitando a Cristo pobre se desprendió de sus bienes y nunca aceptó regalos de los poderosos, o bien los daba enseguida. Por ello recibió “cien veces más” y pudo ayudar así a los pobres, incluso en medio de “persecuciones” sin tregua (cf. Mc 10,30). Su caridad vivida en grado heroico hizo que le llamaran el “Obispo de los pobres”. En su ministerio sacerdotal y después episcopal, fue un incansable predicador de misiones populares, el modo más adecuado entonces para evangelizar a las gentes, usando su Catecismo de la doctrina cristiana. Siendo una de sus prioridades la formación de los sacerdotes, reconstruyó el seminario, que consideraba “la pupila de sus ojos”, y por eso solía exclamar: “A un obispo le puede faltar mitra, báculo y hasta catedral, pero nunca le puede faltar el seminario, porque del seminario depende el futuro de su diócesis”. Con este profundo sentido de paternidad sacerdotal enfrentó nuevas persecuciones y destierros, pero garantizando la preparación de los alumnos. Que el ejemplo de San Rafael Guízar y Valencia sea un llamado para los hermanos obispos y sacerdotes a considerar como fundamental en los programas pastorales, además del espíritu de pobreza y de la evangelización, el fomento de las vocaciones sacerdotales y religiosas, y su formación según el corazón de Cristo.
San Filippo Smaldone, figlio del Meridione d’Italia, seppe trasfondere nella sua vita le migliori virtù proprie della sua terra. Sacerdote dal cuore grande, nutrito di costante preghiera e di adorazione eucaristica, fu soprattutto testimone e servo della carità, che manifestava in modo eminente nel servizio ai poveri, in particolare ai sordomuti, ai quali dedicò tutto se stesso. L’opera che egli iniziò prosegue grazie alla Congregazione delle Suore Salesiane dei Sacri Cuori da lui fondata, e che è diffusa in diverse parti d’Italia e del mondo. Nei sordomuti San Filippo Smaldone vedeva riflessa l’immagine di Gesù, ed era solito ripetere che, come ci si prostra davanti al Santissimo Sacramento, così bisogna inginocchiarsi dinanzi ad un sordomuto. Raccogliamo dal suo esempio l’invito a considerare sempre indissolubili l’amore per l’Eucaristia e l’amore per il prossimo. Anzi, la vera capacità di amare i fratelli ci può venire solo dall’incontro col Signore nel sacramento dell’Eucaristia.
Santa Rosa Venerini è un altro esempio di fedele discepola di Cristo, pronta ad abbandonare tutto per compiere la volontà di Dio. Amava ripetere: “Io mi trovo tanto inchiodata nella divina volontà, che non m’importa né morte, né vita: voglio vivere quanto egli vuole, e voglio servirlo quanto a lui piace e niente più” (Biografia Andreucci, p. 515). Da qui, dal suo abbandono in Dio, scaturiva la lungimirante attività che svolgeva con coraggio a favore dell’elevazione spirituale e dell’autentica emancipazione delle giovani donne del suo tempo. Santa Rosa non si accontentava di fornire alle ragazze un’adeguata istruzione, ma si preoccupava di assicurare loro una formazione completa, con saldi riferimenti all’insegnamento dottrinale della Chiesa. Il suo stesso stile apostolico continua a caratterizzare ancor oggi la vita della Congregazione delle Maestre Pie Venerini, da lei fondata. E quanto attuale ed importante è anche per l’odierna società il servizio che esse svolgono nel campo della scuola e specialmente della formazione della donna!
“Go, sell everything you own, and give the money to the poor… then come, follow me.” These words have inspired countless Christians throughout the history of the Church to follow Christ in a life of radical poverty, trusting in Divine Providence. Among these generous disciples of Christ was a young Frenchwoman, who responded unreservedly to the call of the divine Teacher. Mother Theodore Guérin entered the Congregation of the Sisters of Providence in 1823, and she devoted herself to the work of teaching in schools. Then, in 1839, she was asked by her Superiors to travel to the United States, to become the head of a new community in Indiana. After their long journey over land and sea, the group of six sisters arrived at Saint Mary-of-the-Woods. There they found a simple log-cabin chapel in the heart of the forest. They knelt down before the Blessed Sacrament and gave thanks, asking God’s guidance upon the new foundation. With great trust in Divine Providence, Mother Theodore overcame many challenges and persevered in the work that the Lord had called her to do. By the time of her death in 1856, the Sisters were running schools and orphanages throughout the State of Indiana. In her own words, “How much good has been accomplished by the Sisters of Saint Mary-of-the-Woods! How much more good they will be able to do if they remain faithful to their holy vocation!”
Mère Théodore Guérin est une belle figure spirituelle et un modèle de vie chrétienne. Elle fut toujours disponible pour les missions que l’Église lui demandait, elle trouvait la force et l’audace pour les mettre en œuvre dans l’Eucharistie, dans la prière et dans une infinie confiance en la divine Providence. Sa force intérieure la poussait à une attention particulière envers les pauvres, et tout spécialement les enfants.
Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore per il dono della santità, che quest’oggi rifulge nella Chiesa con singolare bellezza. Gesù invita anche noi, come questi Santi, a seguirlo per avere in eredità la vita eterna. La loro esemplare testimonianza illumini e incoraggi specialmente i giovani, perché si lascino conquistare da Cristo, dal suo sguardo pieno d’amore. Maria, Regina dei Santi, susciti nel popolo cristiano uomini e donne come San Rafael Guízar y Valencia, San Filippo Smaldone, Santa Rosa Venerini e Santa Théodore Guérin, pronti ad abbandonare tutto per il Regno di Dio; disposti a far propria la logica del dono e del servizio, l’unica che salva il mondo. Amen!
[01440-XX.01] [Testo originale: Plurilingue]