Il Cardinale Ruini traccia le “priorità” della Chiesa italiana dopo Verona
Centralità di Dio nella vita, comunione ecclesiale e testimonianza missionaria ROMA, venerdì, 10 novembre 2006 (ZENIT.org).- Centralità di Dio nella vita, comunione ecclesiale e testimonianza missionaria: sono questi gli impegni assunti dalla Chiesa italiana, dopo il IV Convegno Ecclesiale di Verona (16-20 ottobre 2006), secondo quanto affermato dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il Cardinale Camillo Ruini.
Così ha detto il porporato in una intervista rilasciata al periodico della diocesi di Verona nel sottolineare alcune “priorità” e alcuni “propositi” che segneranno il cammino della Chiesa italiana per i prossimi dieci anni.
“Il primo di essi – ha affermato il Cardinale Ruini – riguarda la centralità di Dio nella vita e nella pastorale della Chiesa e quindi la ricerca della santità e l’importanza della preghiera”.
“Il secondo si riferisce alla crescita della comunione ecclesiale e il terzo alla testimonianza missionaria in tutte le circostanze e dimensioni della vita, sia personale sia sociale”, ha quindi aggiunto.
Tracciando un breve bilancio dell’appuntamento di Verona, il Cardinale Vicario di Roma ha poi affermato che si è trattato del Convegno Ecclesiale Nazionale “che ha coinvolto di più le Chiese locali, già nell’itinerario preparatorio: ci sono quindi le premesse perché esso possa essere di aiuto e di stimolo anche nel periodo che ora si apre”.
“Tutte e tre le priorità a cui ho accennato prima sono naturalmente da valorizzare sul territorio – ha precisato il porporato –. In particolare penso all’importanza di una più accentuata propensione missionaria, con il pieno coinvolgimento dei laici”.
“Nel mio intervento conclusivo ho insistito molto sulla necessità che i cristiani laici, oltre ad avere un maggiore spazio di autentica corresponsabilità all’interno delle comunità ecclesiali, e oltre all’impegno sociale e politico sotto propria responsabilità, siano sempre più, e abbiano coscienza di dover essere, autentici testimoni ed evangelizzatori nelle circostanze quotidiane della vita”.
Il Cardinale ha quindi indicato nella “famiglia, nel lavoro, nella scuola e nell’università, negli ospedali, in tutto il complesso dei rapporti di cui è intessuta la nostra esistenza”, gli ambiti di applicazione di questo rinnovato impegno dei laici.
Il porporato ha successivamente spostato l’accento sulla cosiddetta “seconda fase” del “Progetto culturale”, che è stato proposto per la prima volta dal Cardinale Ruini al Consiglio Permanente della CEI riunito a Montecassino il 19 settembre 1994, per dare corpo agli orientamenti di Giovanni Paolo II nella direzione di una maggiore evangelizzazione della cultura e inculturazione delle fede in Italia.
Tuttavia è nel 1997 che viene pubblicato dalla presidenza della CEI il documento: “Progetto culturale orientato in senso cristiano. Una prima proposta di lavoro”.
In concreto il “Progetto culturale” si è posto sin dall’inizio come un modo di fare pastorale incentrato sul rapporto tra concezione dell’uomo e fede in Cristo, mirato a riaffermare la presenza viva e feconda della Chiesa nel mondo della cultura, a costruire una visione cristiana del mondo e a comunicare in modo originale la fede.
A tal proposito, il Cardinal Ruini ha sostenuto che attualmente “diventa sempre più cruciale” porre l’attenzione sulla “questione della verità del cristianesimo”.
Questo, ha spiegato, “sia per la presenza crescente di istanze che la negano, o comunque vogliono metterla ai margini, all’interno della cultura e della società italiana e occidentale in genere, sia per l’incremento di appartenenti ad altre religioni che vengono a vivere in Italia”.
“Si può dire comunque che la ‘seconda fase’ del Progetto culturale è già in atto da qualche anno, da quando cioè si è imposta come centrale la questione antropologica”, ha assicurato.
“Il Progetto culturale fin dall’inizio aveva un suo punto centrale nell’antropologia, ma l’emergere della questione antropologica nella vita, nella cultura e nel dibattito politico ha dato nuova rilevanza e concretezza a queste tematiche”, ha affermato il Cardinale Ruini.
Parlando poi dell’apporto che la Chiesa e il mondo cattolico in genere può dare al Paese, il Presidente dell’episcopato italiano ha affermato che “il contributo principale, nell’ottica della laicità ‘sana e positiva’, riguarda quella che possiamo chiamare la riserva di energie morali dell’Italia”.
Purtroppo, ha tenuto a precisare, una retta laicità “rischia di essere progressivamente diminuita e corrosa dal diffondersi di una mentalità, e tendenzialmente di norme di legge, che privilegiano unilateralmente la libertà e i diritti del singolo, senza tener conto che la persona stessa si può realizzare autenticamente soltanto nel rapporto con gli altri e che senza bene comune non c’è nemmeno vero bene dei singoli”.
“La comunità ecclesiale sta già facendo molto per superare una unilateralità del genere e può fare di più in futuro, contribuendo a conservare e a rinnovare quella riserva di energie morali a cui ho accennato”, ha quindi concluso.
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