Gender diktat: vigilare anche sui catechismi?

Il caso del catechismo che propone una coppia di papà omosessuali.
LA REPLICA A ELLEDICI

Giovanni, Fabio e il bimbo X:
quel catechismo è ancora più ambiguo

La Nuova BQ risponde a Elledici sul caso del catechismo che contiene una immagine che in molti avevano scambiato per una coppia gay.
Abbiamo fatto quanto ci ha consigliato la casa editrice e lo abbiamo letto. Ebbene: quei due papà non si capisce chi abbiano per figli, non hanno moglie, la stessa casa editrice salesiana cade in errore nel descriverli e poi cancella la data di pubblicazione.
Ce n’è abbastanza per definire ambigua quell’immagine e per giustificare i sospetti del web. Bisognerà farsene una ragione.

“Sarebbe stato sufficiente leggere”, dice il direttore generale Elledici Valerio Bocci alla Nuova BQ nel comunicato-smentita.Il caso è quello della nostra presunta intereptazione del catechismo che poteva mostrare una coppia gay in copertina e che aveva fatto inalberare il web.

Leggiamo, dunque. E partiamo dalla lettura più istintiva di quell’immagine. Due uomini e due bambini, entrambi avvinghiati ad uno dei due. Chiunque lo sospetterebbe perché è un’immagine che parla da sola, soprattutto se non è accompagnata da alcuna didascalia.
Non perché è maliziosa, ma perché è cambiato ormai il contesto culturale vittima di un bombardamento mediatico, di immagini e di riferimenti che hanno portato a pensare che l’omosessualità sia una variante della sessualità umana.
Anche in ambito cattolico.

Siamo giornalisti e sappiamo che le immagini parlano senza bisogno di ulteriori spiegazioni. La casa editrice dei salesiani potrebbe prenderne atto, al di là della malafede che nessuno le ha mai attribuito.

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Sinodo dei giovani. Ma chi l’ha scritto quel documento?

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Ho letto il documento che i giovani hanno consegnato al papa in vista del sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Ne ho ricavato l’impressione di un testo vecchio nel linguaggio e nei contenuti, come se fosse stato prodotto non da giovani d’oggi, ma da qualcuno che è stato giovane mezzo secolo fa e non è ancora uscito da certi schemi e da certi complessi.

In apertura si dice che il documento “rispecchia le specifiche realtà, personalità, credenze ed esperienze dei giovani del mondo” ed è “volto a fornire ai vescovi una bussola che miri ad una maggiore comprensione dei giovani”. Ma pagina dopo pagina si nota che le riflessioni, “scaturite dall’incontro di più di trecento giovani rappresentanti da tutto il mondo” e con “la partecipazione di 15 mila giovani collegati online attraverso gruppi Facebook”, trasmettono l’idea di una Chiesa ridotta a organizzazione sociale, preoccupata più che altro di scusarsi per non essere sufficientemente al passo con i tempi. E dal punto di vista linguistico certe espressioni sembrano prese di peso dal repertorio di papa Francesco.

Andiamo con ordine. Dopo aver sostenuto che “i giovani cercano il senso di se stessi in comunità che siano di sostegno, edificanti, autentiche e accessibili, cioè comunità in grado di valorizzarli”, il documento afferma: “A volte sentiamo che il sacro sembra qualcosa di separato della vita quotidiana. Molte volte la Chiesa appare come troppo severa ed è spesso associata ad un eccessivo moralismo. A volte, nella Chiesa, è difficile superare la logica del “si è sempre fatto così”. Abbiamo bisogno di una Chiesa accogliente e misericordiosa”.

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Mons. F. Rifan si leva contro lo sbando brasiliano

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Il drammatico appello di un vescovo brasiliano ai suoi confratelli. 

Una Chiesa allo sbando, sotto attacco da parte dei laici, per finanziamenti a ONG abortiste e pro unioni omosessuali, una Chiesa in cui un arcivescovo fa partecipare alla consacrazione, durante la messa, due “vescovesse” protestanti; una Chiesa schierata politicamente a sinistra, in una maniera che non può non creare problemi.

Una Chiesa che perde – e forse non è un caso – ogni anno schiere di fedeli.

La polemica in questi giorni è particolarmente accesa. È interessante riportare quello che pensa un vescovo, dell’Amministrazione Apostolica Personale Jean Marie Vianney.
Ha pubblicato una lettera “In difesa della Conferenza Episcopale del Brasile”, in cui deplora gli insulti e le offese alla CNBB.
La lettera è rivolta ai “carissimi fratelli laici”, perché è proprio dai laici – un video di denuncia ha ricevuto quasi 400mila visualizzazioni – la protesta contro l’uso discutibile dei fondi raccolti con la Campagna di Fraternità, e gli abusi liturgici.

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Mons. Negri: le sfide della fede

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«Occorre che la Chiesa ritorni a svolgere, a educare i cristiani alla grandezza e alla novità della fede ed eserciti una funzione in qualche modo educativa nei confronti di tutti gli uomini…»

Carissimo Don Gabriele,
vorrei innanzitutto ringraziarti per l’opportunità che mi dai di fare il punto della situazione di un periodo per me nuovo della mia vita, in cui il venir meno di un impegno puntuale, quotidiano per la cura di una chiesa particolare alla quale ho atteso con grande energia (spero con qualche frutto almeno di fronte a Dio, non di fronte agli uomini!), mi ha consentito e mi consente di sintonizzarmi molto di più sulla vita della chiesa universale, sulle sue esigenze: sui suoi problemi, sulle sue difficoltà, che sarebbe inutile o irresponsabile negare.

Ora però penso che soffermarsi sulle difficoltà non sia utile per la vita della Chiesa, che noi amiamo, e che abbiamo imparato ad amare dai primi anni della nostra esistenza con i genitori e poi nelle grandi esperienze formative che abbiamo fatto (i più rilevanti sono stati sicuramente gli anni del seminario).
Noi l’amiamo più che nostra madre: proprio perché capiamo cos’è nostra madre capiamo che cos’è la Chiesa!
Io penso che sia meglio chiederci che cosa serve realmente alla Chiesa di oggi, o, meglio, come ciascuno di noi può collaborare realmente alla vita della Chiesa di oggi. (altro…)

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Di fronte alla crisi nella Chiesa

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Di fronte alla situazione confusa creatasi nella chiesa in questi ultimi anni, che cosa avrebbe detto il prof. Plinio Corrêa de Oliveira?
Ecco la domanda che, in numero sempre crescente, si stanno facendo tanti discepoli e simpatizzanti del noto leader cattolico brasiliano, in Italia e all’estero.
Essendo egli scomparso nel 1995, è ovviamente impossibile rispondere con certezza apodittica. Possiamo, tuttavia, tracciare un parallelo con un’altra situazione storica.

Siamo nel 1970. Le riforme liturgiche volute da papa Paolo VI (il Novus Ordo Missae), avevano suscitato forti reazioni. I fedeli si sentivano smarriti e scoraggiati. Due autorevoli cardinali – Ottaviani e Baci – avevano scritto una supplica al Pontefice, presentando un «Breve Esame Critico del “Novus Ordo Missae”». Era la punta dell’iceberg di una richiesta di chiarezza che andrà crescendo nei decenni successivi.
Sul fronte politico, il Vaticano era impegnato nella cosiddetta Ostpolitik, ovvero la politica di dialogo e di concessioni al comunismo sovietico. La sua figura di punta era mons. Agostino Casaroli. Anni più tardi, il cardinale slovacco Ján Chryzostom Korec la sintetizzerà in una frase lapidaria: “L’Ostpolitik tradì la parte sana della Chiesa, la nostra grande speranza. L’Ostpolitik le tagliò le vene, lasciando migliaia di giovani profondamente sdegnati”.
Ci fu a Roma una marcia pubblica per chiedere luce sulle riforme nella Chiesa, alla quale parteciparono quasi duemila persone. Radunati davanti a piazza S. Pietro, i manifestanti chiesero l’attenzione del Pontefice, che non ottennero. Pochi giorni prima egli aveva ricevuto nella Cappella Sistina il patriarca scismatico Vasken.

Interpellato in merito, il prof. Plinio Corrêa de Oliveira scrisse, sotto forma di un fittizio scambio epistolare, l’articolo che riproduciamo qui di seguito e che, crediamo, possa riflettere in maniera assai fedele l’atteggiamento che egli avrebbe avuto ai giorni nostri di fronte all’attuale situazione.  (altro…)

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Mons. Negri: la fede torni a investire la società

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Ll’intervista bomba di monsignor Luigi Negri a Libero:
“La Chiesa si è piegata all’islam e alla sinistra”

9 gennaio 2018. Monsignor Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara e Comacchio, da pochi mesi Emerito, per tanti anni docente di Filosofia presso l’ Università Cattolica, si è fatto la fama di prelato del dissenso. Motivo, le sue esternazioni sugli immigrati, la comunione ai divorziati e la deriva laicista della Chiesa. Ma lui non ci sta a farsi affibbiare questa etichetta.
«Tutte le mie parole» spiega «nascono dal fatto che sono ben consapevole della gravità della situazione in cui versa il cattolicesimo odierno e ritengo che per uscire da questa situazione occorra una consapevolezza precisa di ciò che non va; per questo mi premuro di evidenziarlo».

Siamo a inizio anno e sono appena passate le feste cristiane: che augurio si sente di fare ai fedeli e ai non fedeli per il 2018?
«Mi auguro che la fede torni a investire la società e restituisca agli uomini di oggi il senso profondo dell’ esistenza».

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Il presepe LGBT di piazza San Pietro

La lobby LGBT sembra allungare ogni giorno di più i suoi potenti tentacoli sul Vaticano. Dopo la recente notizia dell’affidamento della realizzazione del nuovo portale internet vaticano ad una società nota per le sue posizioni pro “agenda LGBT”, un articolo di Diane Montagna, pubblicato il 21 dicembre su Lifesitenews, rivela infatti come il discusso presepe di quest’anno di piazza San Pietro sia il dono di un’abbazia altrettanto nota per essere il luogo di “devozione” della comunità gay e transgender italiana.

Il presepe inaugurato lo scorso 7 dicembre 2017, realizzato dalla Bottega d’Arte presepiale Costabile e Cantone di Napoli, che ha come tema le sette opere della Misericordia, è stato, per l’appunto, donato dall’Abbazia di Montevergine, un santuario in provincia di Avellino, caro ai devoti omosessuali e transgender, in quanto al suo interno è venerata la cosiddetta “Madonna gay friendly”, un’icona nera conosciuta come anche come “Mamma Schiavona” per via delle sue fattezze orientali (l’Osservatorio Gender ne aveva già parlato qui). (altro…)

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Il Timone: non pessimismo, ma fede

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La versione di Gianpaolo Barra – ottobre 2017

(confermate le indicazioni operative del 2016)

«Caro Direttore,
la seguo su
La Nuova Bussola e sono abbonato a Il Timone: ringrazio lei e quanti con lei testimoniano la Verità con coraggio e nonostante l’autentico martirio che impone la buona battaglia.
Mia mamma, maestra di scuola elementare per 43 anni, su altri fronti e con altri mezzi, ha combattuto la stessa buona battaglia senza scoraggiarsi e confidando sempre nel Signore, sicura com’era di
“Gesù e Maria non abbandonano chi lavora per loro”. Io, alla soglia dei 60 anni, sono disorientato, avvilito, oserei dire sconvolto da quello che sta avvenendo nella Chiesa: non che abbia mai pensato che la nostra fosse la comunità perfetta e senza peccato, ci mancherebbe, tuttavia sui “principi non negoziabili” c’era chiarezza dottrinale, tutti potevamo sbagliare e peccare (a chi non è capitato?), ma c’erano regole certe che erano il metro delle nostre azioni…
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I francescani dell’Immacolata chiedono equità

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FRANCESCANI IMMACOLATA.
COMMISSARIATI DA QUATTRO ANNI.
PARLANO I LORO AMICI, AL PAPA CHIEDONO EQUITÀ.

[…] Parlando con alcune persone vicine ai Francescani dell’Immacolata, abbiamo posto loro alcune domande, di carattere molto generale sull’ordine e su che cosa si potrebbe fare per ridare serenità alla situazione. Fra l’altro, ricordiamo che siamo di fronte a un commissariamento che dura da oltre quattro anni e che le ragioni dello stesso non sono mai state chiarite ed evidenziate dalla Santa Sede.

1)  Cosa sono i Francescani dell’Immacolata, che carisma hanno, quale è la loro missione?

Nel 1970, durante lo sbandamento post-conciliare, P. Stefano Manelli e P. Gabriele Pellettieri, due frati minori conventuali, iniziano col permesso dei Superiori “Casa Mariana” ossia una forma di vita francescana più in sintonia con le origini tenendo conto dei tempi attuali, secondo il dettato del decreto conciliare “Perfectae caritatis” sul rinnovamento della vita religiosa.
I due padri si ispirano all’allora Venerabile P. Massimiliano Kolbe ofmconv (beatificato nel 1971 e canonizzato nel 1982).
Casa Mariana si distingue per: marianità kolbiana (in linea con il Concilio Vaticano II e con tutta la tradizione cattolica e francescana), intensa preghiera, clima di silenzio e raccoglimento, austerità e povertà francescana, apostolato stampa e poi radio-tv, aiuto al clero diocesano.

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