il Timone – Separare dottrina e pastorale errore mortale

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SARAH: GRAVE ERRORE NON INTERVENIRE SU SACERDOTI E VESCOVI CHE DIFFONDONO ERRORI DOTTRINALI

di Marco Tosatti

Il prefetto della Congregazione per il Culto Divino, il cardinale Robert Sarah, ha concesso una lunga intervista alla rivista bimestrale francese “L’Homme Nouveau”, in cui tocca numerosi temi: la fede, la liturgia, e l’Africa cattolica, con le sue forze e le sue debolezze. Il Porporato della Guinea ha sottolineato che la Chiesa deve avere un ruolo materno e paterno, di educatrice, ricordando l’enciclica «Mater et Magistra»

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Chi era davvero Dom Helder Câmara?

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Si è parlato molto in questi giorni di Dom Helder Câmara, il cui processo di beatificazione è stato recentemente approvato dal Vaticano.
Per l’italiano medio la figura di mons. Helder Pessoa Câmara (1909-1999), vescovo ausiliare di Rio de Janeiro, e poi arcivescovo metropolita di Olinda-Recife, è pressoché sconosciuta.
Chi era Dom Helder?

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Una propaganda ai limiti del ridicolo

         Le uniche notizie su mons. Câmara che filtrano dalla stampa nostrana provengono da fucine propagandistiche tanto sbilanciate che non ho paura a definirle ai limiti del ridicolo.

         Ricordo benissimo, per esempio, la reazione della stampa all’epoca della scomparsa di Dom Helder, nell’agosto 1999. I mass media italiani gareggiarono in panegirici, conferendogli titoli altisonanti come “Profeta dei poveri”, “Santo delle favelas”, “voce del Terzo Mondo”, “San Helder d’America” e via discorrendo. Fu una sorta di canonizzazione massmediatica (1).

         Questa stessa macchina propagandistica sembra essersi riattivata a proposito dell’apertura del processo di beatificazione, firmato in Vaticano lo scorso 25 febbraio. Qualche informazione in merito non nuocerebbe affatto.

Militante filo-nazista

         Forse pochi lo sanno, ma Helder Câmara iniziò la sua vita pubblica come militante nella destra filo-nazista.

         Egli fu, infatti, gerarca della Ação Integralista Brasileira (AIB), il movimento filo-nazista fondato da Plinio Salgado. Nel 1934, l’allora padre Câmara entrò a far parte del Consiglio Supremo dell’AIB. Due anni dopo divenne segretario personale di Salgado, e quindi Segretario nazionale dell’AIB, prendendo parte da protagonista ai raduni e alle marce paramilitari che scimmiottavano quelle dei nazisti in Germania. Le sue convinzioni filo-naziste erano così profonde, che si era fatto ordinare sacerdote portando sotto la talare la divisa delle milizie integraliste, la famigerata “camicia verde”.

         Nel 1946 l’arcivescovo di Rio di Janeiro volle farlo suo vescovo ausiliare ma la Santa Sede si rifiutò a causa della sua precedente militanza filo-nazista. La nomina arrivò solo sei anni dopo. Nel frattempo, Helder Câmara aveva maturato il suo passaggio dall’integralismo filo-nazista al progressismo filo-marxista.

         Quando nel 1968 lo scrittore brasiliano Otto Engel scrisse una biografia di mons. Câmara, egli ricevette “ordini sommari” dalla Curia di Olinda-Recife che lo diffidava dal pubblicarla. L’arcivescovo non voleva far conoscere il suo passato filo-nazista…

Dalla JUC al Partito Comunista. L’Azione Cattolica brasiliana

         Nel 1947 padre Câmara fu nominato Assistente generale dell’Azione Cattolica brasiliana che, sotto il suo influsso, iniziò a scivolare verso sinistra fino ad abbracciare, in alcuni casi, il marxismo-leninismo. La migrazione fu particolarmente evidente nella JUC (Juventude Universitária Católica), alla quale Câmara era particolarmente vicino. Scrive Luiz Alberto Gomes de Souza, già segretario della JUC: “L’azione dei militanti della JUC (…) sfociava in un impegno che, a poco a poco, si è rivelato socialista” (2).

         La rivoluzione comunista a Cuba (correva l’anno 1959) fu accolta dalla JUC con entusiasmo. Secondo Haroldo Lima e Aldo Arantes, dirigenti della JUC, “la recrudescenza delle lotte popolari e il trionfo della rivoluzione cubana nel 1959 aprirono la JUC all’idea di una rivoluzione brasiliana”. La deriva a sinistra fu molto agevolata dal coinvolgimento della JUC con l’UNE (União Nacional de Estudantes), vicina al Partito comunista. “Come risultato della sua militanza nel movimento studentesco – proseguono Lima e Arantes – la JUC fu obbligata a definire un’agenda politica più ampia per i cristiani di oggi. Fu così che, nel congresso del 1960, approvò un documento (…) in cui annunciava l’adesione al socialismo democratico e all’idea di una rivoluzione brasiliana” (3).

         Durante il governo di sinistra del presidente João Goulart (1961-1964), prese forma all’interno della JUC una fazione radicale inizialmente chiamata O Grupão, il Grande Gruppo, poi trasformatasi in Ação Popular (AP) che, nel 1962, si definì socialista. Nel congresso del 1963, l’AP approvò i propri Statuti nei quali “si abbracciava il socialismo e si proponeva la socializzazione dei mezzi di produzione”. Statuti che contenevano, tra l’altro, un elogio alla rivoluzione sovietica e un riconoscimento dell’“importanza decisiva del marxismo nella teoria e nella prassi rivoluzionaria” (4).

         La deriva, tuttavia, non si fermò lì. Nel congresso nazionale del 1968 Ação Popular si proclamò marxista-leninista, cambiando il nome in Ação Popular Marxista-Leninista (APML). Visto che niente più la separava dal Partito comunista, nel 1972 decise di sciogliersi e di incorporarsi al Partido Comunista do Brasil. Attraverso questa migrazione, molti militanti dell’Azione Cattolica finirono per partecipare alla lotta armata durante gli anni di piombo brasiliani.

         Contro il parere di non pochi vescovi, mons. Helder Câmara fu uno dei più entusiasti e convinti difensori della migrazione a sinistra nella JUC (5).

Contro Paolo VI e altre stramberie

         Nel 1968, mentre Papa Paolo VI si accingeva a pubblicare l’enciclica Humanae Vitae, mons. Helder Câmara si schierò apertamente contro il Pontefice, qualificando la sua dottrina sugli anticoncezionali “un errore destinato a torturare le spose e a turbare la pace di tanti focolari” (6).

         In una poesia che fa davvero scalpore, l’arcivescovo di Olinda-Recife ironizzava pure sulle donne “vittime” della dottrina della Chiesa, costrette, secondo lui, a generare dei “mostriciattoli”: “Figli, figli, figli! Se è il coito che vuoi, devi procreare! Anche se tuo figlio ti nasce senza viscere, le gambette a stecchino, la testona a pallone, brutto da morire!”.

         Helder Câmara difendeva anche il divorzio, approvando la posizione delle chiese ortodosse che “non precludono la possibilità di un nuovo matrimonio religioso a chi è stato abbandonato [dal coniuge]”. Interrogato se questo non avrebbe dato ragione ai laicisti, egli rispose: “Cosa importa che qualcuno canti vittoria, se ha ragione?”.

         L’irrequieto arcivescovo chiedeva a gran voce anche l’ordinazione sacerdotale delle donne. Rivolgendosi a un gruppo di vescovi durante il Concilio Vaticano II, domandava con insistenza: “Ditemi, per favore, se trovate che ci sia qualche argomento effettivamente decisivo che impedisca alle donne l’acceso al sacerdozio, oppure si tratta di un pregiudizio maschile?”.

         E che importa se il Concilio Vaticano II ha poi precluso questa possibilità. Secondo Câmara, “dobbiamo andare oltre i testi conciliari [la cui] interpretazione compete a noi”.

         Ma i vagheggiamenti non finivano lì. In una conferenza tenuta di fronte ai Padri Conciliari nel 1965, egli affermava: “Credo che l’uomo creerà artificialmente la vita, arriverà alla risurrezione dei morti e (…) otterrà miracolosi risultati di rinvigorimento di pazienti maschi tramite l’innesto di ghiandole genitali di scimmia”.

Schierato con l’URSS, Cina e Cuba

         Le prese di posizione concrete di Dom Helder in favore del comunismo (anche se a volte ne criticava l’ateismo) furono numerose e coerenti.

         Per esempio, è rimasto tristemente notorio il suo intervento del 27 gennaio 1969 a New York, nel corso della VI Conferenza annuale del Programma Cattolico di Cooperazione interamericana. Intervento in tal modo schierato col comunismo internazionale, che gli valse l’epiteto di “Arcivescovo rosso”, appellativo indissolubilmente poi legato al suo nome.

         Dopo aver duramente rimproverato agli USA la loro politica anti-sovietica, Dom Helder propose un drastico taglio delle forze armate statunitensi, mentre invece chiedeva all’URSS di mantenere le proprie capacità belliche per poter far fronte all’“imperialismo”. Conscio delle conseguenze di tale strategia, egli si difese a priori: “Non ditemi che tale approccio metterebbe il mondo nelle mani del comunismo!”.

         Dall’attacco agli Stati Uniti, Helder Câmara passò a tessere il panegirico della Cina di Mao Tse-Tung, allora in piena “rivoluzione culturale”, che provocò milioni di morti. L’Arcivescovo Rosso chiese formalmente l’ammissione della Cina comunista all’ONU, con la conseguente espulsione di Taiwan. E finì il suo intervento con un appello in favore del dittatore cubano Fidel Castro, all’epoca impegnato a favorire sanguinose guerriglie in America Latina. Chiese anche che Cuba fosse riammessa nell’OEA (Organizzazione degli Stati Americani), dalla quale era stata espulsa nel 1962.

         Questo intervento, così sfacciatamente pro-comunista e anti-occidentale, fu denunciato dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira nel manifesto «L’Arcivescovo rosso apre le porte dell’America e del mondo al comunismo»: “Le dichiarazioni contenute nel discorso di Dom Helder tratteggiano una politica di resa incondizionata del mondo al comunismo. Siamo di fronte a una realtà sconvolgente: un vescovo di Santa Romana Chiesa impegna il prestigio derivante dalla sua dignità di successore degli Apostoli per demolire i bastioni della difesa militare e strategica del mondo libero di fronte al comunismo. Il comunismo, cioè il più radicale, implacabile, crudele e insidioso nemico che mai si sia scagliato contro la Chiesa e la civiltà cristiana” (7).

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RP – La Chiesa italiana ha il coraggio di combattere la guerra del gender?

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GENDER/ CEI: QUALCUNO HA GIA’ ALZATO BANDIERA BIANCA – di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 31 marzo 2015

Scorrendo i titoli dei giornali dopo la recente conferenza-stampa al termine del Consiglio permanente, sembrerebbe che la Conferenza episcopale italiana sia decisa a contrastare seriamente la diffusione dell’ideologia del gender e i tentativi di istituire de facto un “matrimonio omosessuale” con tutte le conseguenze connesse in materia ad esempio di adozione. E’ certo questa l’intenzione – espressa con molta chiarezza e insistenza –  del presidente e anche della maggioranza del Consiglio permanente, ma purtroppo non di qualcun altro che è in posizione-chiave…

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AsiaNews – Sulla Cina il card. Zen ne sa più di molti in Vaticano

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AsiaNews 17/03/2015
CINA-VATICANO
Niente brindisi fra Cina e Vaticano: Pechino vuole il dominio assoluto
di Bernardo Cervellera
Per il Global Times (Quotidiano del popolo) alla Cina non piacciono le ordinazioni episcopali concordate, "modello Vietnam". Imbarazzo del Ministero cinese degli esteri di fronte ai mille passi della Santa Sede. La Cina vuole che il Vaticano accetti tutti i vescovi scomunicati e faccia silenzio su quelli sotterranei e imprigionati. Il caso di mons. Cosma Shi Enxiang. Senza libertà religiosa non vale la pena avere rapporti diplomatici. Lavorare per la missione e l'unità dei cattolici in Cina. Un lavoro per Xi Jinping: attuare la campagna anti-corruzione verso il ministero degli affari religiosi e l'Associazione patriottica, arricchitisi in questi decenni alle spalle dei cristiani.

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Avvenire – Annunciare a tutti la misericordia di Dio

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Avvenire

«Anno Santo, dono del Papa per il mondo»

14 marzo 2015

di S.Em. Angelo Bagnasco

L’Anno Santo della Misericordia è un nuovo dono di Papa Francesco alla Chiesa. Come se avesse voluto – con cuore di padre – rispondere al grande affetto che il Popolo di Dio gli ha manifestato nel secondo anniversario di Pontificato. Una risposta sovrabbondante come lo è l’amore di Dio per il mondo. «Siate misericordiosi come il Padre», sono le parole guida del Giubileo straordinario. È l’invito innanzitutto ai credenti ad andare al cuore del Vangelo: Dio ci libera dal peccato con la forza della misericordia che ha il volto di Cristo. In Lui Dio si avvicina alla miseria degli uomini: la misericordia è infatti il farsi vicino del cuore del Padre alle nostre miserie spirituali, morali e fisiche; personali, sociali e cosmiche. Spesso la violenza nel mondo nasce dal non sentirsi amati e perdonati; dal non sentire un cuore accanto, dal toccare la morsa mortale della solitudine di fronte ai propri limiti, alle colpe, alle delusioni e alle prove.

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CC – Il superamento della logica puramente umana

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Gesù non dice: “Tutto è perdonato”. Egli dice: “Tutto è compiuto!”

Autore: Philippe Card. Barbarin  Curatore: Mangiarotti, Don Gabriele
Fonte: CulturaCattolica.it

mercoledì 18 febbraio 2015

Meditazione del Cardinale Philippe Barbarin alla vigilia della Quaresima 2015 che verrà pubblicata sul numero di marzo della rivista diocesana “Eglise à Lyon”, nella traduzione di Don Pierre Laurent Cabantous

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AsiaNews – Chi vuol mettere a tacere il cardinale scomodo?

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AsiaNews 17/02/2015
HONG KONG – CINA – VATICANO

Card. Zen: Sembra che qualcuno voglia farci tacere

di Card. Joseph Zen Ze-kiun

Il diffuso ottimismo sul miglioramento del dialogo fra Santa Sede e Cina sembra non avere fondamento. Alcune "tendenziose" interviste a vescovi cinesi, frenati nella libertà di parlare. Le questioni fondamentali sono sempre aperte: chi nomina i vescovi; cosa fare dell'Associazione patriottica. La guida della Lettera di Benedetto XVI ai cattolici cinesi, citata anche da papa Francesco. Un non accordo è meglio di un cattivo accordo. Cosa è successo a mons. Cosma Shi Enxiang? E a mons. Giacomo Su Zhimin? Un'animata riflessione del vescovo emerito di Hong Kong, campione della libertà religiosa in Cina.

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Vaticano – Senza fede la Chiesa diventa un centro wellness

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La natura teologica delle Commissioni Dottrinali e il compito dei Vescovi come maestri della fede

Relazione del Card. Gerhard L. Müller

 (Esztergom, 13 gennaio 2015)

 

Carissimi confratelli nell’episcopato!

Sono lieto di incontrarvi in questa terra così ricca di storia e di vita! Come non pensare al bel fiume Danubio che l’attraversa dividendola idealmente in due parti. Proprio nel mezzo troviamo la capitale, Budapest, a sua volta frazionata in due dal Danubio: da una parte vi èPest, la città bassa, commerciale, frenetica di attività; dall’altra Buda, la città alta, residenziale, elegante ed affascinante, nella quale la presenza della Cattedrale di Santo Stefano ci richiama l’anima cattolica di questa terra.

Sempre sulle rive del Danubio troviamo Esztergom, il cuore storico dell’Ungheria, città nella quale oggi ci troviamo, adagiata sulle colline che spalleggiano il fiume, e nella quale risalta subito l’imponenza della Co-cattedrale, dedicata a Nostra Signora e Sant’Adalberto. Entrambe queste belle Chiese cattedrali costituiscono un ideale e permanente slancio verso l’alto di questi territori, che la presenza del Danubio ricollega a tanta parte della nostra Europa.

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il Foglio – Il Papa conferma tutto durante il volo per le Filippine

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il Foglio

Dice un gesuita francese: “Quando la Compagnia era ancora cattolica”
di Redazione | 15 Gennaio 2015 ore 06:30

Roma. In nome della fraternité e della liberté, la rivista di cultura contemporanea Etudes, una sorta di Civiltà Cattolica francese pubblicata dalla Compagnia di Gesù, ha inserito nel suo ultimo numero qualche vignetta di Charlie Hebdo che ha come oggetto la chiesa cattolica. Niente riferimenti al profeta Maometto né all’autoproclamato califfo Abu Bakr al Baghdadi. Su Etudes c’è Benedetto XVI che amoreggia con una guardia svizzera, tra sguardi languidi e guance rosse, c’è Franceso seminudo con tanto di peli sul petto che balla al carnevale di Rio de Janeiro. C’è perfino Cristo, crocifisso, che supplica l’umana pietà per essere schiodato da quel legno. “Anche noi siamo Charlie”, scrivono i soldati d’Ignazio francesi, redattori della rivista.

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