www.caffarra.it – La legge naturale del decalogo

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"Le dieci parole dell’alleanza". Piccola catechesi sui dieci comandamenti
Parrocchia S. Maria della Misericordia, 7 ottobre 2010

1. "Lascia partire il mio popolo, perché possa servirmi nel deserto" [Es 7,16]. È con queste parole che Mosè inizia il suo "combattimento" contro il Faraone. Egli chiede in nome di Dio la libertà per poter rendere culto al Signore.

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OR – Torniamo ad inginocchiarci davanti a Dio, anche alla comunione

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Osservatore Romano 20-8-2010

INGINOCCHIATOI DI PIETRA

di Marco Agostini

È impressionante la cura che l’architettura antica e moderna, fino alla metà del Novecento, riservò ai pavimenti delle chiese. Non solo mosaici e affreschi per le pareti, ma pittura in pietra, intarsi, tappeti marmorei anche per i pavimenti. (altro…)

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CorSera – Sulla barca di Pietro ”colpiti, ma non uccisi”

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7 luglio 2010 :: Corriere della Sera

L’immutabile destino della Chiesa: trionfante e sofferente insieme

di Vittorio Messori

C’è il senso del pontificato intero di Benedetto XVI nella istituzione, il giorno della  festa di Pietro e Paolo, del nuovo Pontificio Consiglio per la rievangelizzazione dell’Occidente secolarizzato, per il riannuncio della fede in un mondo dove “il Dio di Gesù sembra eclissarsi“. E c’è un significato preciso, se il neonato Consiglio è stato affidato a un arcivescovo come Rino Fisichella, specialista in quella antica  “apologetica” che oggi si preferisce chiamare “teologia fondamentale“.

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L’esempio straordinario del card. Newman

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La fatale attrazione degli anglicani verso Roma? Merito di Newman

di Paolo Rodari

Centinaia di conversioni dall’anglicanesimo al cattolicesimo. Ci sono anche queste testimonianze nel mastodontico processo che la Fabbrica dei Santi ha messo in moto per arrivare alla beatificazione del cardinale inglese vissuto nell’Ottocento John Henry Newman. (altro…)

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Delicata la scelta dei vescovi a Milano e Torino

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Perché è così delicata la lenta scelta dei nuovi vescovi a Milano e Torino

di Paolo Rodari

L’arrivo alla guida della “fabbrica dei vescovi” del cardinale franco canadese Marc Ouellet, ratzingeriano di ferro fin dai tempi della collaborazione alla rivista Communio fondata in alternativa alla rahneriana Concilium, mescola le carte in tavola in vista delle due nomine italiane più attese: i nuovi arcivescovi di Torino e Milano. Benedetto XVI ha preso dal cardinale Giovanni Battista Re, ex prefetto ai vescovi, capofila della scuola “bresciana” di derivazione montiniana, il dossier delle due prestigiose diocesi e in questi giorni lo consegna nella mani di Ouellet, porporato vergine agli ambienti della curia romana e ai diversi interessi che ruotano attorno alle due ricche diocesi del Nord.

 

Fino a qualche settimana fa tutto sembrava deciso. Il cardinale Tarcisio Bertone, piemontese che conosce da vicino la realtà di Torino e che non è alieno al mondo curiale-finanziario milanese (il suo primo discorso davanti al gotha della finanza bianca avviene tre anni fa alla Ca’ de Sass, “sancta sanctorum” della Cariplo, oggi di Intesa-Sanpaolo) aveva già fatto intendere le sue preferenze per sostituire Severino Poletto e Dionigi Tettamanzi.

 

In questi giorni il vercellese vescovo di Alessandria, Giuseppe Versaldi, avrebbe dovuto sostituire Poletto mentre Gianfranco Ravasi, brianzolo, presidente del Pontificio consiglio della cultura, luminare delle sacre scritture e divulgatore della fede capace di farsi ascoltare anche dagli uditori meno vicini alla sensibilità cattolica, teologo cresciuto alla scuola del cardinale Carlo Maria Martini quando questi insegnava al Pontificio Istituto Biblico, era il nome sulla bocca dei più per salire sulla cattedra di Ambrogio dopo Tettamanzi.

L’impressione è che l’arrivo di Ouellet abbia modificato le cose. Anzitutto la nomina del successore di Poletto è slittata a dopo l’estate.

Il candidato principe resta Versaldi, seguito a ruota dagli altri desiderata di Bertone: il nunzio in Italia Giuseppe Bertello, il vescovo di Ivrea Arrigo Miglio, e come ultima chance il vescovo di Vicenza, di scuola ruinina, Cesare Nosiglia.

Nelle ultime settimane, però, questi nomi hanno fatto parlare troppo, e troppo aspramente, le diverse anime della chiesa torinese. Tanto che i continui borbottii da Torino sono arrivati a Roma.

E il risultato è che il Papa ha preso tempo vagliando anche altre ipotesi: tra queste quella di un outsider, un candidato non piemontese come potrebbe essere il rettore uscente della Gregoriana, il canonista gesuita Gianfranco Ghirlanda. Stesso discorso per Milano dove però, visti i tempi più lunghi, l’influenza di Ouellet dovrebbe essere più importante. Tanto che già si ipotizzano candidati oltre a Ravasi: il vescovo di Crema Oscar Cantoni e l’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto.

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Pakistan: Cristiani uccisi: sui diritti umani l’ambiguità di governo e polizia

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ASIA/PAKISTAN

Cristiani uccisi: sui diritti umani l’ambiguità di governo e polizia

Islamabad (Agenzia Fides) – Oltre 60 militanti islamici arrestati, indagini e ricerche ancora in corso, altri arresti alle porte: questa la reazione del governo e della polizia locale di Faisalabad, dopo barbaro assassinio di due fratelli cristiani, accusati di blasfemia, e dopo la notte di violenza contro il quartiere cristiano di Waris pura (vedi Fides 20/7/2010). L’episodio ha sollevato reazioni sdegnate nella società civile che, attraverso diverse organizzazioni, denuncia “l’ambiguità del governo e della polizia sul rispetto dei diritti umani nel paese”.

La Commissione “Giustizia e Pace” dei Vescovi pakistani, in un rapporto inviato all’Agenzia Fides, afferma: “Per quanto concerne il rispetto dei diritti umani delle minoranze religiose, in molti casi, come quello clamoroso di Gojra dello scorso anno, vi sono prove schiaccianti di carenze della polizia e dell’amministrazione civile, soprattutto nel compito di prevenire gli attacchi contro i cristiani, nonostante le informazioni ricevute e il pericolo imminente”.

Numerose Ong hanno condannato i fatti di Faisalabad, notando negligenze nelle forze di polizia e nelle autorità civili. Secondo l’Asian Human Rights Commission (AHRC), la radice del problema va rintracciata a livello politico: “Il governo del Puinjab, in mano alla Pakistan Muslim League, è noto per atteggiamenti conciliativi verso organizzazioni islamiche militanti anche bandite dalla legalità. In vista delle elezioni provinciali del 2009 ha rilasciato diversi leader estremisti dalle prigioni. E il fratello del Primo Ministro del Punjab è membro di una organizzazione militante che promuove e diffonde violenza”.

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E’ tempo di penitenza per le follie nelle chiese

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Oh my gol: breviario di abusi liturgici dopo il caso di padre Paul e delle sue messe curvaiole

Paolo Rodari

Paul Vlaar ha quarant’anni e una serie di abusi liturgici alle spalle.

Abusi che fanno audience stando almeno alle migliaia di accessi che sta avendo su YouTube la sua ultima performance.

A poche ore dalla finale mondiale Olanda-Spagna, padre Paul tiene una messa dipinta d’arancione nella sua chiesa vicino ad Amsterdam.
Scopo: pregare Dio che l’Olanda vinca.
Orange sono i paramenti e le candele.
Orange è la porta da calcetto che padre Paul posiziona davanti all’altare.
Prima della consacrazione chiede ai fedeli di calciare dei rigori: “Vi faccio vedere come si para”.
Orange è il dolce tompoezen, quello che alla fine della messa padre Paul promette a tutti i fedeli in caso di vittoria: “Non pane ma tompoezen”, dice.


Certo, tutto finisce male: l’Olanda perde e il vescovo Jozef Punt lo sospende perché “non è accettabile che si approfitti del rito per scopi così mondani”.

Ma per i fedeli padre Paul è il vincitore morale.

Lo stesso sacerdote dice di obbedire ma di non condividere la sanzione.

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L’azionismo cattolico (Dossetti e cattolicesimo democratico)

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L'ex prete Franco Barbero, cacciato anche per aver celebrato matrimoni gayLoro hanno sempre prediletto per se stessi la definizione di cattolici democratici (sottointendendo implicitamente che il resto della cristianità italiana fosse autoritaria, regressista e parafascista), ma l’opinione pubblica li conosce meglio come "cattocomunisti", anche se forse sarebbe più opportuna la definizione di "clerico-comunisti" o "clerico-progressisti".

 


 

(Nella foto: L’ex prete Franco Barbero, cacciato e dimesso dallo stato clericale anche per aver celebrato matrimoni gay)

 


Il clericale non pensa che l’istituzione sia necessaria. Il clericale pensa che l’istituzione sia sufficiente. Ciò non tanto perché è comunque sgradevole vedere accostato il termine "cattolico" a quello di "comunista", ma soprattutto perché la storia di questa influente corrente di pensiero – mai radicatasi a livello popolare – è la storia di come nella seconda metà del nostro secolo determinate forme di clericalismo si siano coniugate con le ideologie marxiste e progressiste. Il clericalismo è una sorta di vizio che può prendere i cristiani, sia preti che laici, per cui alla sostanza della fede, cioè l’adesione a Cristo, viene sostituita la forma, e lo stesso cristianesimo non diventa che un mezzo per raggiungere fini differenti da quelli indicati dal Vangelo. Il clericale non si avvale dell’autorevolezza della Fede, ma dell’autoritarismo derivante dalla propria posizione e dal proprio ruolo nella società ecclesiale. Il clericale non è colui che pensa che l’istituzione è necessaria, ha osservato Giacomo Noventa, ma colui che pensa che è sufficiente. Inoltre il clericalismo avverte come insufficiente il solo cristianesimo per i propri progetti e finisce per coniugarsi con le ideologie in auge, motivando questa scelta con una machiavellica giustificazione dei propri fini. Naturalmente queste scelte devono apparire al mondo "costose"; così il clericale è sempre un cattolico "tormentato" che pur essendo un cristiano assolutamente mondano, deve prediligere una "spiritualità tutta interiore".

 

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Missioni alla deriva

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\"FidelAnno 2010. per la prima volta i preti ordinati dagli istituti missionari italiani sono tutti stranieri. Per padre Pietro Gheddo la colpa non è solo della crisi della fede e della natalità

Ogni anno a giugno gli istituti missionari celebrano l’ordinazione sacerdotale dei loro diaconi e le destinazioni alle missioni. Quest’anno i quattro nati in Italia (Pime, Comboniani, Saveriani e Consolata) non hanno nessun sacerdote italiano – questo almeno mi risulta. Il Pontificio istituto missioni estere (Pime) ordina 11 sacerdoti, ma tutti stranieri: quattro brasiliani, tre indiani, tre birmani e uno della Guinea Bissau.

Un amico comboniano mi ha detto che quest’anno hanno chiuso il loro noviziato europeo, che riceve giovani dai sette paesi del continente in cui l’istituto è presente. Il Pime, istituto non religioso (cioè senza i voti), è internazionale solo dal 1989, mentre altri istituti, da sempre internazionali, hanno un maggior numero di sacerdoti dalle missioni. Ma la situazione delle vocazioni missionarie italiane è più o meno uguale per tutti: sì e no un solo sacerdote all’anno, quando va bene.

Secondo i dati delle Pontificie opere missionarie, nel 1934 l’Italia aveva 4.013 missionari nei territori di missione, 7.713 nel 1943, 10.523 nel 1954. Nel 1965 la rivista Fede e Civiltà dei missionari saveriani (che attualmente esce come Missione Oggi) realizzò un’inchiesta da cui risultava che i missionari italiani in missione erano 10.708. 

 

 

(nella foto: il vescovo Casaldaliga abbbraccia il suo compagno Fidel Castro)


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