Dare a Cesare quel che è suo
Da "L\’Osservatore Romano" del 12 agosto 2008
di Robert Imbelli
Questo nuovo libro dell\’arcivescovo di Denver, Colorado, benché sia rivolto principalmente ai cattolici, servirà anche a promuovere un dibattito molto necessario all’interno della Chiesa e al di fuori di essa. Inoltre, viene pubblicato in un momento particolarmente significativo: la vigilia di una delle più importanti elezioni presidenziali della storia americana recente.
Il testo può essere letto a diversi livelli, che si illuminano a vicenda. Il primo livello ci viene suggerito dal sottotitolo: "Servire la nazione vivendo il nostro credo cattolico nella vita politica".
Al centro della posizione dell’autore c’è il fatto che la fede, sebbene intensamente ed essenzialmente personale, non è però mai privata. Il rapporto con Dio attraverso Gesù Cristo è anche rapporto con altri in Gesù Cristo, come spiega benissimo la scena del giudizio nel venticinquesimo capitolo del Vangelo di Matteo.
Tuttavia, anche a prescindere da questo, la fede biblica ha sempre implicazioni sociali e persino politiche. Chiunque prenda sul serio la tradizione profetica dell’Antico Testamento lo riconosce subito. Il compimento della rivelazione in Gesù Cristo non fa che intensificare la vocazione del credente a promuovere l’avvento del Regno in ogni dimensione della vita umana.
La dottrina sociale della Chiesa cattolica – dalla "Rerum novarum" di Leone XIII, passando per la "Gaudium et spes" del Vaticano II fino al recente discorso alle Nazioni Unite di Benedetto XVI – è l’applicazione permanente di questa tradizione profetica ai contesti mutevoli della storia mondiale. L’arcivescovo Chaput esprime così la propria convinzione: "La Chiesa non rivendica il diritto di dominare la dimensione secolare, ma ha tutto il diritto – di fatto l’obbligo – di impegnare l’autorità secolare e di sfidare quanti la esercitano a soddisfare le esigenze di giustizia. In questo senso, la Chiesa cattolica non può stare, non è mai stata e non starà mai \’fuori dalla politica\’. La politica implica l’esercizio del potere. L’uso del potere ha un contenuto morale e conseguenze umane. Il benessere e il destino della persona umana sono decisamente materia, e speciale competenza, della comunità cristiana" (pp. 217-218).
D’altro canto vi sono personalità influenti, sia negli Stati Uniti sia in Europa, che cercano di ridurre la religione e la fede a un’opzione privata senza un ruolo pubblico da svolgere. Quindi cercano di edificare ciò che un critico definisce "a naked public square", una nuda pubblica piazza, rinchiudendo così la religione tra le pareti domestiche e secolarizzando totalmente la dimensione pubblica. (altro…)