Card. Brandmuller: una critica all’instrumentum laboris del sinodo sull’Amazzonia

Introduzione

Può davvero causare stupore che, all’opposto delle precedenti assemblee, questa volta il sinodo dei vescovi si occupi esclusivamente di una regione della terra la cui popolazione è solo la metà di quella di Città del Messico, vale a dire 4 milioni. Ciò è anche causa di sospetti riguardo alle vere intenzioni che si vorrebbero attuare in modo surrettizio. Ma bisogna soprattutto chiedersi quali siano i concetti di religione, di cristianesimo e di Chiesa che sono alla base dell’”Instrumentum laboris” recentemente pubblicato. Tutto ciò sarà esaminato con l’appoggio di singoli elementi del testo.

Perché un sinodo in questa regione?

Per cominciare, occorre chiedersi perché un sinodo dei vescovi dovrebbe trattare argomenti, che – come è il caso dei tre quarti dell’”Instrumentum laboris” – hanno solo marginalmente qualcosa a che fare con i Vangeli e la Chiesa. Ovviamente, da parte di questo sinodo dei vescovi viene compiuta anche un’aggressiva intrusione negli affari puramente mondani dello Stato e della società del Brasile. C’è da chiedersi: che cosa hanno a che fare l’ecologia, l’economia e la politica con il mandato e la missione della Chiesa?

E soprattutto: quale competenza professionale autorizza un sinodo ecclesiale dei vescovi a emettere dichiarazioni in questi campi?

Se il sinodo dei vescovi davvero lo facesse, ciò costituirebbe uno sconfinamento e una presunzione clericale, che le autorità statali avrebbero motivo di respingere.

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Card. Sarah: Il mondo e la Chiesa stanno morendo perché mancano adoratori

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 Non ci può essere misericordia se manca la giustizia: e laprima giustizia è dare a Dio ciò che gli spetta.
Oggi, 28/6/2016, nella Solennità del Cuore Sacratissimo di Gesù, il Cardinale prefetto della Congregazione per il Culto divino, ci ricorda l’eredità di chi ha costruito la civiltà occidentale: Dio solo, Dio per primo, Dio tutto.

del Card. Robert Sarah

«(…) Fondamentalmente, credo che l’uomo occidentale si rifiuti di essere salvato dalla misericordia di Dio. Rifiuta di ricevere la salvezza, volendo costruirla da sé. I “valori fondamentali” promossi dall’Onu si basano su un rifiuto di Dio che io paragono al giovane ricco del Vangelo. Dio ha guardato l’Occidente e l’ha amato perché ha fatto cose meravigliose. Lo invitò ad andare oltre, ma l’Occidente tornò indietro. Preferiva il tipo di ricchezza che doveva solo a se stesso.

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“Questa scuola non è più cattolica”, parola di vescovo

La storia che stiamo per raccontarvi è emblematica della crisi di fede che sta attraversando la Chiesa oggi. Da un lato c’è un vescovo che difende la verità sul matrimonio e la dottrina cattolica nella sua interezza, dall’altro ci sono degli uomini di Chiesa che hanno smarrito il senso della loro vocazione, anteponendo il mondo al bene delle anime.

La storia, riferita dalla Cna, viene dagli Stati Uniti, arcidiocesi di Indianapolis, dove una scuola superiore gestita dai gesuiti non sarà più riconosciuta come cattolica.
Il motivo? In quella scuola, la Brebeuf Jesuit Preparatory School, opera un insegnante che ha contratto un «matrimonio civile con una persona dello stesso sesso», circostanza di cui l’istituto è venuto a conoscenza nell’estate del 2017, secondo quanto scrive in una dichiarazione il gesuita Brian Paulson, superiore provinciale del Midwest.

Il fatto era tra l’altro divenuto pubblicamente noto attraverso i social network, generando quindi anche pubblico scandalo. Da allora l’arcidiocesi, retta da fine luglio 2017 dall’arcivescovo Charles Thompson, ha chiesto alla scuola cattolica di non rinnovare il contratto con l’insegnante, alla luce del suo stato di vita manifestamente contrario alla legge di Dio. Ma in questi due anni i dirigenti dell’istituto si sono sempre rifiutati di obbedire alla richiesta del vescovo.

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Il Vescovo di Trieste e l’immonda parafrasi del Padre nostro e della Salve Regina fatta al gay pride

DIOCESI DI TRIESTE
RIPARARE, PREGANDO

+ Giampaolo Crepaldi
Monte Grisa, 13 giugno 2019

[Gay Pride. E’ ormai evidente che buona parte delle “processioni riparatrici” sono organizzate dalla chiesa di Lefebvre: non hanno alcuno scopo riparatore e servono solo a reclutare nuovi adepti per la setta. Diverso il caso di tante Diocesi italiane, dove sono i sacerdoti diocesani e, sempre più spesso, il vescovo, che si incaricano di riparare alle offese fatte a Dio e a Sua Madre. E’ di pochi giorni fa il caso di Trieste, con questa bella lettera del suo Pastore: che sia di stimolo ai tanti buoni sacerdoti e vescovi]

 

Carissimi fratelli e sorelle,

1.        Continua nel nostro Santuario di Monte Grisa, dedicato alla Vergine Maria nei suoi titoli di Madre e Regina, la bella e consolante tradizione di ricordare le apparizioni della Madonna a tre pastorelli di Fatima. Inoltre, in questa fausta circostanza, accogliamo il pellegrinaggio del Decanato di Roiano che è impreziosito dalla presenza dei bambini e delle bambine che hanno fatto la Prima Comunione. Come allora anche oggi, la Vergine Maria si rivolge, con amore di predilezione, ai piccoli.

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Il vescovo di Providence (USA) travolto dalla dittatura gender

Lo scorso 1° giugno, avvicinandosi il gay pride nella sua città Mons. Thomas Tobin ha twittato un insegnamento molto chiaro:
«Ricordo ai cattolici che non dovrebbero sostenere o collaborare alle iniziative che si svolgeranno in giugno, “mese dell’orgoglio” LGBTQ. Esse promuovono una cultura e incoraggiano attività contrarie alla fede e alla morale cattolica. Esse sono particolarmente dannose per i bambini».
Nel giro di poche ore, il post è stato ritwittato oltre 7.000 volte, ha ricevuto più di 28.000 “mi piace” e quasi 95.000 commenti: altissimo il numero di insulti, ingiurie, minacce e offese al vescovo.

L’attivismo degli attivisti LGBT ha fatto vedere tutta la sua forza nell’imporre il gender diktat: trovatosi nell’occhio del ciclone, Sua Eccellenza ha cercato il dialogo, ma è stato tutto inutile… anzi controproducente: a distanza di dieci giorni, Google News riporta oltre 20.000 attacchi sui mass-media.
Unica consolazione: la solidarietà di un confratello nell’episcopato, Mons. J. Strickland, vescovo di Tyler.
Eppure, questi buoni vescovi non hanno fatto altro che ribadire l’insegnamento della Chiesa: «Dovrà essere ritirato ogni appoggio a qualunque organizzazione che cerchi di sovvertire l’insegnamento della Chiesa» (Congr. per la Dottrina della Fede, istruz. La cura pastorale delle persone omosessuali)

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Modena gay pride: un vescovo parla, i partiti e un bilancio

La notizia è che un Vescovo ha analizzato e si è alzato in piedi per difendere il suo gregge e la famiglia naturale:
Credo che il matrimonio sia una comunità di vita e di amore tra un uomo e una donna, connotata da complementarità, reciprocità e generatività, e come tale rientri nel progetto stabilito da Dio creatore e confermato da Cristo redentore”.
Grazie alla mediazione ecclesiale del Centro Culturale il Faro, il Vescovo di Modena aveva già concesso al Comitato promotore il sagrato del Duomo precisando che “non c’è alcuna contrarietà che i fedeli, inclusi i presbiteri, partecipino alla processione di riparazione”.

C’è di più: Mons. Castellucci esprime un inequivocabile “sostanziale dissenso dai contenuti e dal metodo che anima il Gay pride” a smentire ogni lettura faziosa operata in queste ore dai mass-media laicisti e lefebvriani.

Ed ecco che, per la prima volta in Italia, una processione riparatrice ha luogo con il placet fattuale del Vescovo, vede la partecipazione di altri sacerdoti incardinati nella Diocesi e viene guidata da un parroco, Don Giorgio Bellei, che non teme di dichiarare alla stampa: “preghiamo perché questo peccato viene sbandierato contro il progetto di Dio, che maschio e femmina li creò e che ha dato alla sessualità umana un fine preciso” (Cfr. Repubblica Bologna, 1/6/2019).

La chiesa di Lefebvre? irrilevante come sempre e stavolta – finalmente! – senza alcuna visibilità. (altro…)

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Card. Piacenza: La vera ecologia per preti? Stare di più in confessionale

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Si assiste a un tentativo di eliminare la parola “peccato” dal linguaggio comune, escludendo la necessità di chiedere aiuto a Dio per far fronte al nostro male, come ha ricordato il cardinale Piacenza al XXX Corso sul foro interno. Secondo il penitenziere maggiore, oggi si parla tanto di ecologia ma “nessuno osa parlare” dell’essenziale “ecologia dell’anima”. Da qui il consiglio ai sacerdoti: “Volete essere davvero preti moderni ed ecologisti? State di più in confessionale!”.

Alla fine del mese scorso si è svolto in Vaticano il XXX Corso sul foro interno organizzato dalla Penitenzieria Apostolica. I lavori sono stati aperti dalla lectio magistralis del cardinale Mauro Piacenza imperniata sull’ecologia dell’anima. Il card. penitenziere maggiore, rievocando le parole del papa emerito, ha affermato: “In questo nostro tempo, nel quale in maniera sempre più ampia ed evidente, da più parti, viene posto al centro del dibattito pubblico, anche ecclesiale, l’urgente tema dell’ecologia, penso sia molto conveniente che la Penitenzieria Apostolica intervenga su ciò di cui forse nessuno osa parlare: l’ecologia dell’anima, che altro non è se non un aspetto essenziale della più ampia ecologia dell’uomo”.

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Un cardinale sostiene il socialismo. Ma la Chiesa lo isola.

In vista delle prossime elezioni in Bolivia, il presidente “onnipotente” Evo Morales ottiene un importante endorsement pubblico dal più alto rappresentante della Chiesa del Paese andino: il cardinale Toribio Ticona, che ha ricevuto la berretta rossa da Papa Francesco da meno di un anno, è infatti sceso in strada con il presidente cocalero per partecipare a un congresso di un’associazione di donne campesinas.

La cosa però ha destato grande imbarazzo proprio presso la Conferenza episcopale boliviana che ha dovuto prendere le distanze definendo la discesa in campo di Toribio Ticona come “un’iniziativa personale”.
Di più non poteva proprio fare il presidente dei vescovi boliviani Eugenio Scarpellini anche perché il cardinal Toribio Ticona Porco è definito con quell’aura di marchio indelebile come un “amico di Papa Francesco” con questo “imprimatur” di solito i media tendono a far passare qualunque stramberia.

In questo caso è davvero curioso che un cardinale, l’ecclesiastico più alto in grado del Paese, scenda palesemente in campo per la rielezione del contestatissimo presidente Morales. I due hanno partecipato a Cochabamba all’evento politico-sindacale-elettorale e Toribio ne ha approfittato anche per un endorsement pubblico chiamandolo “fratello”: “Dobbiamo sempre andare avanti con il presidente Morales. Anche ora, che si avvicinano le elezioni, con le parole e con i fatti”.
E il presidente? Ha incassato tutto contento ringraziando a sua volta per la presenza e le belle parole.

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Card. Müller: Chi propone una morale sessuale autoprodotta, da anni ‘70, crea eresia, scisma e apostasia

Il card. Gerhard L. Muller, in questo interessante testo pubblicato su First Thing (traduzione di S. Paciolla), a proposito dell’intervento di Benedetto XVI sugli abusi, dice: “Al contrario, spiegare il fenomeno [degli abusi sessuali] come ‘clericalismo’ o ‘pressione sessuale causata dal celibato che si scarica sui bambini’, come legato alla ‘costituzione gerarchica della Chiesa’ e alla ‘sacralità del sacerdozio’, significa usare parole d’ordine, modelli prefabbricati che hanno origine in un orizzonte ristretto dall’ideologia”.

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Papa Francesco si compiace della profonda analisi di Benedetto XVI sulle ragioni della crisi degli abusi nella Chiesa, e ringrazia il suo predecessore per aver sottolineato le conclusioni che devono trarre coloro che occupano posizioni di responsabilità. Benedetto XVI ha una ricca esperienza su questi temi: dal suo ministero di sacerdote (dal 1953), come professore di teologia (1957), come vescovo (1976), come prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede sotto il pontificato di Giovanni Paolo II (1981-2005), e come papa (2005-2013).

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Le “Note” di Papa Benedetto, ’68 e i preti sporcaccioni

I “pornoteologi”, il radicale Mario Mieli, don Milani. L’eros anarchico e l’ideologia nichilista del Sessantotto.

di don Samuele Ceccotti

 

Papa Benedetto XVI, nelle sue Note scritte a favore di papa Francesco e dei presidenti delle Conferenze Episcopali riuniti in Vaticano per affrontare lo scandalo pedofilia nella Chiesa e ora pubblicate, individua nella Contestazione Sessantottesca una vera e propria rivoluzione affermatasi tanto nel mondo (occidentale) quanto nella Chiesa.

Come Osservatorio abbiamo dedicato al ’68 il numero 3 (2108) del “Bollettino di Dottrina sociale della Chiesa” [leggi] partendo proprio dal riconoscimento della natura rivoluzionaria della Contestazione e sviluppando una attenta analisi circa gli esiti socio-politici di tale rivoluzione nichilista.

Di tale rivoluzione il Papa emerito sottolinea soprattutto il carattere di rivoluzione sessuale, di rivoluzione dei costumi. Nello scritto di Benedetto XVI il ‘68 appare principalmente come una sconvolgente ribellione all’ordine morale e una generale “liberazione sessuale”.

In effetti la cifra più tipica della Contestazione fu la sintesi tra marxismo, freudismo e liberal-radicalismo in un esito nichilistico in cui alla dimensione destruens liberazionista tesa ad abbattere ogni ordine si associava un dionisismo pansessualista capace, nel suo estremo vitalismo, di dare un volto esuberante al nulla tendenziale della liberazione radical-nichilista.

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