Cristiani perseguitati sul lavoro: lo conferma un dossier

 Cristiani perseguitati sul lavoro: lo conferma un dossier

Mancano solo le condanne alla pena capitale, per essere in pieno regime del Terrore: ma intimidazioni, discriminazioni, persecuzioni sociali, civili e professionali a danno dei cristiani già ci sono. E pare proprio che vi si faccia ampio ricorso. Lo conferma l’indagine recentemente conclusa in Gran Bretagna e subito ripresa dall’agenzia LifeSiteNews: 2.483 i dipendenti intervistati, tutti concordi nel dire una cosa sola ovvero che i fedeli han sempre più paura di esprimere le proprie convinzioni sul posto di lavoro. Farlo significa nella migliore delle ipotesi essere derisi, nella peggiore essere penalizzati in termini di salario o di carriera, quando non addirittura licenziati. Il caso delle ostetriche cattoliche scozzesi, obbligate nel dicembre scorso dalla Corte Suprema britannica a supervisionare gli aborti effettuati pena la perdita del posto, ne è solo un caso. La loro obiezione di coscienza venne interpretata dai giudici come un elemento comprovante la loro fede e quindi punita. E la Commissione per i diritti umani, benché coinvolta, si astenne dall’intervenire. L’antologia di episodi analoghi è già purtroppo sterminata. Abbastanza da scoraggiare chiunque dall’esprimere pubblicamente la propria identità e la propria fede.

Le forze laiciste pare proprio che abbiano raggiunto i loro obiettivi: intimorire, ridurre al silenzio, disporre di normative da usare come clava, per imporre la nuova ideologia giacobina della secolarizzazione liberticida. Secondo il responsabile della Commissione Uguaglianza e Diritti Umani inglese, Mark Hammond, vi sarebbero diffuse incomprensioni e «confusioni normative» nel rapporto tra datori di lavoro e dipendenti, tali da determinare «risentimenti e tensioni tra gruppi», oltre ad un permanente stato di «ansia». Altro che mobbing! In realtà, non si tratta solo di questo: «Un tema ricorrente – si legge nel rapporto finale – riguarda le pressioni subite, per convincere i lavoratori a metter tra parentesi la propria fede sul lavoro». Pressioni, come derisioni, offese, umiliazioni: «Vengono bollati come ‘bigotti’, li si accusa di predicare, di voler fare proselitismi. Si sentono discriminati», non potendo indossare simboli religiosi, né esprimere le proprie idee quando si tocchino tematiche morali o bioetiche, dal sesso al matrimonio, dall’aborto alle ‘nozze’ gay, dal divorzio all’eutanasia.

Andrea Williams, amministratore delegato del Clc, Centro Giuridico Cristiano, ha chiesto alla politica un «intervento urgente», per far cessare questa forma di persecuzione manifesta contro chi semplicemente si rifiuti di rinunciare o nascondere le proprie convinzioni: «Questa ricerca giunge troppo tardi – ha dichiarato – però sottolinea quanto siano diffuse e differenziate le provocazioni e le ostilità contro i cristiani ogni giorno sul posto di lavoro». In particolare, contro infermieri, medici, magistrati, insegnanti, genitori affidatari, consulenti, funzionari dell’anagrafe, predicatori di strada, educatori, insegnanti, assistenti sociali, gente che ha «affrontato sfide difficili soltanto perché decisa a vivere in modo coerente la propria identità religiosa».

Da una parte lo scherno, dall’altro – si legge nel rapporto – il terrore di violare qualche punto dell’Equality Act, approvato nel 2010, e ritrovarsi così tra capo e collo una denuncia con richieste di risarcimento da capogiro. Evidenti gli abusi, cui si presta la normativa vigente. Un’interpretazione troppo restrittiva del Sexual Orientation Regulations ha comportato, ad esempio, la pressoché totale chiusura delle agenzie cattoliche per le adozioni, operanti in Inghilterra e nel Galles. Il governo pretendeva che accettassero come potenziali genitori anche le coppie omosessuali. Sono rimaste aperte soltanto le poche disposte a secolarizzarsi, quindi, di fatto, a snaturarsi.

Secondo Paul Tully, segretario generale della Società per la Protezione dei Bambini non nati, in troppi casi esprimere le proprie convinzioni religiose – compresa l’obiezione di coscienza all’aborto – viene considerato un atto fuorilegge. Attualmente è in corso una raccolta fondi a sostegno della battaglia legale a favore di un docente cattolico, licenziato per aver distribuito cartoline contro le ‘nozze’ gay tra i colleghi nella scuola ove insegnava.

La Commissione Uguaglianza e Diritti Umani inglese sta mettendo a punto una sorta di guida, per comprendere la normativa, evitando equivoci e malintesi. Ma è ben chiaro, da quanto scritto, come il punto non sia questo e come strumenti di questo tipo servano, in realtà, a poco o niente, a gettar fumo negli occhi, evitando di affrontare il vero problema. Che è ideologico.

da: http://www.nocristianofobia.org/cristiani-perseguitati-sul-posto-di-lavoro-lo-conferma-un-dossier/

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Il Laicismo che abbatte le chiese e aiuta l’islam

Cosa é veramente successo a Santa Rita a Parigi? 

dal blog.messainlatino.it.

 
 
Nelle ultime ventiquattrore la stampa francese ed anche internazionale ha iniziato a capovolgere il senso e le responsabilità dell’increscioso fatto dello sgombero violento della chiesa Santa Rita durante la celebrazione della Santa Messa; anche la redazione di MiL ha ricevuto diverse rimostranze: i sacerdoti ed i fedeli in questione sono stati presentati come provocatori ed in piena illegalità sia canonica che civile… i due sacerdoti tradizionalisti sono stati accusati di aver esposto al sacrilegio le cose sante e di aver orchestrato questo avvenimento per mediatizzarlo. 
 

Ebbene di tutte queste accuse, ben diffuse dai media conniventi con le autorità colpevoli di questa violenza e con una certo ambiente catto-progressista, sono falsità fatta eccezione dell’ultima: don de Tanoüarn ha dichiarato lui stesso, ma questo non ci stupisce, d’aver organizzato questa resistenza la sera prima quando é stato messo al corrente dello sfratto coatto che le forze dell’ordine avrebbero attuato l’indomani. 

 

Egli ha invitato rapidamente numerosi fedeli e persone di spicco e l’indomani si sono ritrovati, fatto miracoloso a Parigi ad Agosto, alle 6 del mattino, in più di settanta fedeli di tutte le età fra i quali anche qualche amministratore con tanto di fascia tricolore ed in particololare il Sindaco del XV distretto di Parigi, cioé il territorio in cui si trova la chiesa Santa Rita (questo prova che non si é mai voluta nascondere la premeditazione della resistenza).
Occorreva salvare questo sacro edificio che da Ottobre 2015 era diventato un Centro di Messa (nella forma tridentina) con più di 150 presenze la domenica… e questo centro di messa non era il solito garage del quale spesso debbono accontentarsi i fedeli della messa in latino ma era una bella chiesa!
Purtroppo questo bel tempio era stata incautamente destinato alla vendita ed alla distruzione grazie ai permessi concessi dalla la Repubblica Francese all’associazione che ne era proprietaria e che aveva messo alla porta una setta gallicana che la occupava in precedenza per poi vendere tutto.

In Francia si distruggono chiese, si erigono moschee mentre sacerdoti si fanno sgozzare durante la celebrazione della Messa e nei luoghi di culto salafisti si meditano piani per distruggere l'occidente.
Don de Tanoüarn ha detto no, ed ha voluto provare a salvare questo edificio riuscendo a far slittare la data di demolizione e rendendolo un luogo di fede della Santa Chiesa.
Credo che non sia necessario insistere sul fatto che quindi questa chiesa non era più gallicana ma era ormai officiata in rito romano antico da sacerdoti in comunione con la Chiesa.

Andiamo dunque a riprendere alcuni dichiarazioni, facilmente ritrovabili sul web, di don de Tanoüarn affinché alcune cose siano chiare e che si cessino certe calunnie: innanzittutto, il sacerdote dichiara che l’intenzione era di procedere ad una protesta pacifica e spirituale:  qual’é l’arma più pacifica e più spirituale della quale i cattolici dispongono, se non la Santa Messa?
Avrebbero protestato con delle messe e cosi’ é stato!
Il sacerdote tiene anche a precisare che non c’é stata profanazione diretta delle Sacre Specie, ma solo una Messa finita tra il gas (lacrimogeno) che l’ha obbligato a consumare in anticipo la Santa Comunione.
 

Le forze dell’ordine si sono manifestate in effetti un po’ troppo zelanti a discapito dei ministri di Dio (le foto le abbiamo già viste!).
Comunque il sacerdote trascinato per terra non era il celebrante ma don Billot che proteggeva l’accesso all’altare.
In un caso analogo ma in un culto differente, per esempio islamico o ebreo, le forze dell’ordine avrebbero agito nello stesso modo?
É lecito domandarcelo!

Teniamo a precisare che il prefetto della polizia nel suo comunicato parla dell’espulsione di trenta persone e che tutto si é svolto senza problemi e turbamenti, ma le foto le abbiamo viste.
Santa Rita deve vivere, ripetono i due sacerdoti, e questa storia non puo’ concludersi con queste scene di violenza o con i calcoli di lucro di qualche promotore immobiliare che vuole approfittare dell’imprudenza dello stato che fa distruggere monumenti storici come questo.
 

Chiesa occupata é vero illegalmente (diritto civile) ma per cercare di salvarla; chiesa occupata con una tolleranza dell’Arcidiocesi di Parigi della quale don de Tanoüarn ha un permesso scritto per celebrare per i fedeli di Santa Rita come anche é da anni in regola per le facoltà di confessare concesse dall’autorità ecclesiastica locale (diritto canonico, alla faccia di tutti coloro che attaccano l’istituto del Buon Pastore); Messa celebrata in condizione precarie ma con sufficiente difesa e per protestare pacificamente e spiritualmente a questa distruzione ingiusta!

Occupazione, resistenza organizzata per scuotere l’opinione pubblica; in fine, mediatizzazione di questo scandalo attuato dalle forze dell’ordine, per mostrare che la Francia non rispetta la Fede dei suoi cittadini e non teme di spruzzare gas lacrimogeni su degli inermi cattolici che per quanto occupassero illegalmente un luogo, per quanto usassero la messa per difendersi, non meritavano affatto questo trattamento ma chiedevano solo di essere ascoltati per salvare questo edificio.
In effetti i confratelli parigini ammettono di aver avuto l’innocenza di pensare che sarebbe stato possibile dopo la messa di parlare con gli uomini del corpo speciale venuti in missione di sfratto approfittando anche della presenza dei rappresentanti del popolo che erano presenti nella chiesa… ma i fatti hanno dimostrato il contrario. 

Dove sono allora la "liberté, l’égalité et la fraternité »? 
Dov’é la libertà di culto e di espressione tanto vantati da questo popolo figlio della rivoluzione, che più che una liberazione fu una nuova schiavitù? 
Ammesso e non concesso che vi siano anche, in buona fede, tante colpe o imprudenze dalla parte di questa resistenza, non si possono tollerare tali violenze su una manifestazione pacifica e soprattutto religiosa. 
Dodici camion dei corpi speciali sono stati mobilitati per lo sgombero di Santa Rita… solo due camion erano sul lungomare di Nizza quando il vile attentato ha ucciso cittadini inermi schiacciati dalla furia omicida islamica. 
Si vede che gli interessi economici per la distruzione di un monumento e la costruzione di un parcheggio e di appartamenti sono sicuramente più importanti che il bene della patria. 
 
In Francia numerosi appartamenti privati sono occupati da delinquenti e clandestini ma i poveri proprietari (spesso persone anziane) non riescono a recuperarli perché non sarà mai utilizzato un tale dispiego di forze dell’ordine per rendere giustizia a questi indifesi cittadini… ma per Santa Rita si, é stato fatto… e questo suscita molti interrogativi sul retroscena economico di questi fatti. 
 
Chiudiamo con la stessa conclusione di un articolo assai equilibrato uscito su Zenit: "Il destino che attende santa Rita é lo stesso che é spettato a tantissime altre chiese in Francia e in altri paesi al di sopra delle Alpi. 
Dal 2000 al 2013 sono state rase al suolo venti chiese in Francia e, secondo un rapporto del Senato francese, altre 250 si apprestano alla stessa sorte. 
La società dei consumi spazza via ogni luogo che non genera profitto. 
Ció che non potrá spazzare via é peró la fede indomita di uomini e donne come quelli che hanno opposto resistenza all’interno di Santa Rita. »
 

Don Giorgio Lenzi IBP
 

cfr: https://it.zenit.org/articles/parigi-cattolici-sulle-barricate-per-difendere-una-chiesa-dalla-demolizione/ 

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Gaystapo: cresce la repressione della libertà

 Sempre più frequenti i casi di discriminazione verso chi difende la famiglia naturale. Gli ultimi casi:
 – oscurata la pagina FB del sindaco di Rovigo perchè contrario a presenziare alle unioni civili;
 – denunciato un insegnante del liceo Parini per aver detto di esser contrario alle unioni gay.
 – all'estero ci sono già casi di licenziamento e violenza con il pretesto dell'omofobia.
 I casi di resistenza dei sindaci di:
 – Trieste, dove «il "Gioco del rispetto" (bambini costretti a vestirsi da donna e viceversa) verrà tolto dalle scuole»
 – Teramo: «Rispetto la legge ma delegherò qualcuno ad applicarla, per i miei principi questi non sono matrimoni»

UNA PRIMA RISPOSTA PUO' ESSERE QUELLA DI SEGNALARE TUTTI, COSTANTEMENTE, LE PAGINE CHE OFFENDONO LA COSCIENZA DEI CREDENTI da questo link: https://www.facebook.com/help/181495968648557/ DONIAMO TUTTI SESSANTA SECONDI PER LA NOSTRA LIBERTA'

 

Gender: perché è un’ideologia intollerante e totalitaria ?

 

Come tutte le teorie contro-natura, proprio per la sua caratteristica di essere qualcosa di innaturale e anormale che sfugge ad un’istintiva comprensione e assimilazione all’interno delle strutture sociali e culturali,  l’ideologia del gender utilizza un metodo aggressivo, volto a imporre la propria visione in maniera totalitaria.
In tal senso, si è assistito, anche nel nostro paese, ad una preoccupante escalation di intolleranza nei confronti di coloro che continuano a rivendicare l’unicità e la bellezza della famiglia naturale.
Si verifica quindi un curioso paradosso: l’ideologia relativista per eccellenza, che respinge l’esistenza di qualsivoglia valore assoluto e reclama il riconoscimento dei propri diritti in nome del principio di non-discriminazione, pretende di imporre i propri principi, questi sì insindacabili, senza discussione alcuna.

Non si tratta solo di una astratta ideologia. Il movimento gender per raggiungere i suoi scopi distruttivi si serve di tutti i mezzi a sua disposizione e, potendo contare su un sistema mass mediatico compiacente, mette in campo una strategia tentacolare che si sviluppa su più livelli senza lasciare alcuno spazio al dibattito.
Quello che è in corso è un attacco globale nei confronti dell’ordine sociale naturale da parte di una lobby che pretende imporre, dispoticamente, le proprie rivendicazioni, presentate come i nuovi diritti umani, all’interno delle legislazioni nazionali e dei programmi educativi scolastici.

Un vero e proprio diktat etico globale che, pur non facendo ancora, ufficialmente, parte del diritto internazionale e non vincolando, dunque, giuridicamente i singoli Stati, grazie all’appoggio del mainstream dominante, esercita una pressione ed un’influenza ideologica decisiva sulle menti e i comportamenti delle attuali e future generazioni.

Marguerite Peeters nota come la nuova etica si è imposta, in maniera indolore, attraverso una “rivoluzione silenziosa”, e, in pratica, essa

«già governa le nazioni del mondo. Quale capo di stato, in effetti, ha proposto, elaborato, espresso un’alternativa ai nuovi paradigmi ?Quale organizzazione ha osato mettere in discussione i loro principi soggiacenti? Quale cultura ha opposto loro una resistenza efficace? Il punto è che tutti gli attori sociali e politici influenti, ovunque nel mondo, non solamente non hanno opposto resistenza, bensì hanno internalizzato e si sono appropriati dei nuovi paradigmi. L’allineamento è stato generalizzato».

Tale processo si è svolto subdolamente, “sottotraccia”, a colpi di un martellante bombardamento mass-mediatico e pervasive campagne di sensibilizzazione delle coscienze.
I condottieri, ahinoi, vittoriosi della rivoluzione sono i gruppi di pressione; sono loro, e non i governi nazionali o i cittadini,

«la punta di lancia della rivoluzione, gli esperti che hanno forgiato il nuovo linguaggio con fini manipolatori, i pionieri della nuova cultura, i sensibilizzatori che hanno condotto la campagna, i costruttori di consenso, i facilitatori, i partners di base, gli ingeneri sociali, i campioni della nuova etica».

Il diktat ideologico di una minoranza viene, prepotentemente, somministrato alle incolpevoli nuove generazioni. Sono loro, indottrinati fin dall’asilo al nuovo pensiero unico, le prime innocenti vittime di una rivoluzione, che ne compromette irrimediabilmente l’infanzia e l’adolescenza.

Di fronte a tale violenza colpisce il colpevole silenzio della maggior parte di coloro che dovrebbero essere schierati in prima linea a difesa dei bambini a cominciare dalla categoria degli psicologi.
Come ben osserva, a tale proposito, la sociologa tedesca Gabriel Kuby nel suo saggio Gender Revolution, mettere in discussione il fatto che i bambini abbiano bisogno di una figura paterna e di una figura materna,

«rappresenta un attentato ai dati essenziali dell’esistenza umana ed un cinico rinnegamento delle conoscenze acquisite dalla psicologia. Del resto non c’è bisogno della psicologia per capire che un bambino ha bisogno di un padre e di una madre. In ogni caso è scandaloso il fatto che gli psicologi e la loro corporazione in generale, non si facciano sentire: il formulare terapie per curare i disturbi della personalità causati dal rapporto sbagliato con padre e madre dovrebbe essere il loro pane quotidiano. Così facendo, questa corporazione si piega alla political correctness». 

(tratto da Gender Diktat. Origini e conseguenze di un’ideologia totalitaria – Rodolfo de Mattei, Solfanelli, Chieti 2014)

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il Foglio – La fontana di Trevi rossa del sangue dei martiri, per non dimenticar

Il Foglio

La fontana di Trevi rossa come il sangue dei martiri cristiani

Venerdì sera, a Roma, manifestazione per i cristiani perseguitati. Testimonianze e immagini per denunciare il genocidio

di Matteo Matzuzzi | 27 Aprile 2016 ore 14:47

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Fides – Rinascerà il santuario devastato dai jihadisti

Fides.org

ASIA/SIRIA – Nel santuario devastato dai jihadisti, ritrovate le reliquie di Mar Elian. Padre Jacques Murad: così il monastero rinascerà

martedì, 5 aprile 2016

Qaryatayn (Agenzia Fides) – A Qaryatayn, la città siriana da poco tornata sotto controllo dell'esercito siriano, i jihadisti dello Stato Islamico (Daesh) se ne sono andati lasciando macerie e devastazione nel santuario di Mar Elian, dove fin dai primi giorni di occupazione, nell'agosto 2015, avevano profanato brutalmente la tomba del Santo, per cancellare quello che anche ai loro occhi rappresentava il cuore del complesso monastico. Ma le reliquie di Mar Elian, sparse intorno al sepolcro del Santo, non sono andate perdute: potranno essere raccolte e ricomposte, e intorno a esse potrà di nuovo raccogliersi la vita e la devozione dei cristiani della regione.

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AsiaNews – La testimonianza delle 4 Missionarie della Carità

AsiaNews – 04/03/2016, 14.30

Card. Gracias: Testimoni dell’amore di Cristo le suore di Madre Teresa uccise in Yemen

card. Oswald Gracias

Il commosso ricordo dell’arcivescovo di Mumbai per le quattro religiose uccise oggi insieme a 10 civili in un raid compiuto “per motivi religiosi” da uomini armati ad Aden. Esse hanno svolto fino alla fine il compito delle Missionarie della Carità: spegnere la sete di Cristo attraverso il servizio agli ultimi. In serata, adorazione eucaristica e preghiera per p. Tom Uzhunnalil, sacerdote salesiano rapito nell’attacco.

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AsiaNews – Asia Bibi in pericolo

AsiaNews 1/3/16

Massima allerta per i funerali di Mumtaz Qadri. Si teme per la vita di Asia Bibi

Jibran Khan
I funerali si terranno nelle prossime ore a Rawalpindi. Si sono già radunati milioni di fanatici islamici e altrettanti sono attesi a Lahore, Karachi e Peshawar per altre cerimonie funebri in contemporanea. Innalzate le misure di sicurezza attorno ad Asia Bibi, che era stata difesa dal governatore Salman Taseer. La famiglia della donna si è nascosta in una località segreta.

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il Foglio – Gesù non è politicamente corretto

L’arcivescovo di Aleppo contro i presuli europei: “Davanti alla minaccia islamista fanno i politicamente corretti”

Mons. Jeanbart: “Tra lo Stato islamico e il governo, la scelta è ovvia. Non vogliamo una teocrazia sunnita. Dovete aprire gli occhi”

di Matteo Matzuzzi | 10 Febbraio 2016 ore 06:20

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