1 Nella prima parte del libro Lei ripercorre le vicende della Sua famiglia in Unione Sovietica: come è stato possibile trasmettere la fede sotto il regime e come era vissuta in casa sua?
La fede era trasmessa quasi esclusivamente in famiglia, dentro casa. Avevamo il buon vecchio catechismo tedesco, un libro intitolato Storie bibliche, con belle illustrazioni e una breve sintesi degli eventi più importanti della Sacra Scrittura. Avevamo manuali e raccolte di preghiere tradizionali. Mia madre impartiva regolari lezioni di catechismo a noi bambini (eravamo quattro), è stata per me la prima (e migliore) catechista. Ogni giorno pregavamo tutti quanti insieme: al mattino e alla sera. Erano preghiere brevi, ma recitate sempre insieme.
Avevamo il “culto domenicale”, cioè la domenica mattina, chiuse le finestre e la porta della casa, i miei genitori radunavano noi bambini per un’ora di preghiere, un’ora santa, poiché non c’erano sacerdoti. Era una atmosfera catacombale, propria di una vera chiesa domestica. Ci univamo spiritualmente con tutte le Sante Messe che venivano celebrate in quel momento nel mondo e facevamo la Comunione spirituale. Questo “culto domenicale” della chiesa domestica in famiglia è una delle memorie più care e sante della mia vita.