Che cos’è una vita. Che cos’è un giornale
Giuliano Ferrara
Il Foglio 15
Un lettore ci aveva preavvertito, giusto due giorni fa: strangolando Jennifer, l’assassino della ventenne incinta al nono mese ha ucciso anche un bambino. Ma la legge registra la filosofia del minor danno: il bambino è derubricato, l’omicidio è uno solo, la vittima è una sola. La sofistica dell’aborto come male minore punta sulla salute fisica e psichica della donna, che deve essere preservata – dicono con la punta, ipocrita della lingua – ma qui si fa un passo avanti, si fa un progressus, è la morte solitaria della donna che va preservata. E invece il figlio era nel suo seno e a dare la morte, duplice, stavolta non è stata la cultura omicida del contemporaneo ma la violenza ancestrale della passione omicida, del miserabile disprezzo passionale per la vita di una donna che il killer ha voluto ridurre a oggetto inanimato
Così per una volta, senza l’aiuto di teologi o esorcisti, ho sentito nella cronaca del diritto (un solo omicidio, uno solo per carità) e nella discussione impazzita sulla foto pubblicata del bambino morto, la presenza viva del diavolo. Perché non basta il doppio annichili mento di Jennifer e di suo figlio, ci vuole un doppio annichilimento in uno, consacrato dalla cultura soprattutto a lui, il bambino ucciso due volte. La legge lo cancella, per così dire lo strangola una seconda volta, e l’iconoclastia pelosa del moralismo federstampa si scaglia contro il direttore del Gazzettino che lo mostra su richiesta della famiglia, elo mostra col suo viso, col suo corpo e col suo nome, Hevan.
Che il diavolo possa risiedere temporaneamente alla Federstampa, è abbastanza ovvio, basta leggere i giornali. Che sia riuscito a condizionare un pensatore, ‘angelico come Massimo Cacciari, uno che si occupa con competenza filosofica”dell’inizio”, e che invoca addirittura Dio per salvarci dal¬la realtà, questo è il colmo del satanico. Infatti il filosofo dice che la foto di un bambino morto nel seno della madre è pornografia, e questa l’ho già sentita anche quando furono da noi pubblicate le foto caravaggesche dell’innocente sgozzato e decapitato dall’angelo sterminatore islamista. Ma chiamare Dio a testimone nella condanna di un atto di pietà come la pubblicazione dell’immagine di un figlio ammazzato, che meriterebbe un premio di giornalismo se i premi di giornalismo non fossero atti osceni in luogo pubblico, pura pornografia, va oltre il dicibile.
Si insinua popolarmente che il diavolo faccia le pentole ma non i coperchi. Nel nostro mondo fa i coperchi. Copre. Assolve. Ci copre e ci assolve dal dovere di guardare. Perché è chiaro che quell’immagine rimanda alla cronaca nera, a un omicidio, come potrebbe rimandare alla violenza della Terra e alla guerra che di immagini simili ne ha fornite in quantità e senza proteste, ma è respinta in realtà, eccolo il diavolo, perché parla dell’omicidio seriale detto aborto, questo prodotto perverso e ora dispiegatamente eugenetico della ginecologia e della tecnoscienza moderne che ci cammina accanto ogni ora, ogni minuto. Quella foto è una ecografia tra tante, e per questo ci spaventa e ci induce all’orrore della viltà, come sempre avviene quando emergono alla superficie le immagini di ciò che sopprimiamo e che però sappiamo ahinoi fotografate. e dunque preparare per gli occhi. Occhi che vedono mentre la ragione non vuole sentire ragioni, nemmeno le famose ragioni del cuore che la ragione non conosce.