Solo in Dio…
Scritto da Gianpaolo BARRA
Tempi oscuri, questi, che vedono la Chiesa perseguitata persino – come ha detto il Santo Padre – dai tanti peccati di molti suoi figli. Ma non dobbiamo farci vincere dallo scoramento. Non dobbiamo, e neppure possiamo, data l’altissima posta in gioco di questa tremenda battaglia alla quale assistiamo e nella quale siamo coinvolti, che è la vita eterna. Tuttavia, l’esortazione a tenere «in alto i cuori» e la certezza che «le porte degli inferi non prevarranno» devono poggiare non su forzature della nostra volontà, non su processi psicologici di auto-convincimento, ma su basi molto più solide, addirittura indistruttibili. Se così non fosse, prima o poi, data la nostra pochezza, crolleremmo.
La più solida di tutte le basi, la sola che non verrà mai meno al suo compito, è Gesù Cristo, che è Dio, è infallibile ed è invincibile.
Tutto, o quasi tutto, esternamente sembra andare nella direzione opposta al suo volere, come lo conosciamo dal Vangelo. Gli attacchi alla Chiesa e al Papa si moltiplicano, e tra gli assalitori dobbiamo annoverare anche il nostro peccato, le disobbedienze alla legge di Dio e i tradimenti del suo amore.
In quel che resta del mondo comunista e in tante parti del mondo islamico, ma anche in terre induiste e buddiste, i nostri fratelli nella fede sono perseguitati duramente. Spesso pagano con la vita e nei modi più atroci la fedeltà a Dio e l’amore alla Chiesa. In Occidente, salvo rarissime eccezioni, di Dio, della Chiesa, del paradiso e dell’inferno, dei valori naturali e cristiani che danno senso e significato all’esistenza importa sostanzialmente poco. Molti vivono come se Dio non fosse, infischiandosene bellamente del rischio che corrono.
Che non è quello di impoverirsi, di finire disoccupati, di perdere gli affetti famigliari, di subire traumi psicologici o tracolli d’altro genere, ma di andarsene all’inferno.
In aggiunta – lo ha detto il Papa ma già lo sapevamo benissimo – bisogna ammettere le colpe di tanti figli della Chiesa, vescovi, sacerdoti e laici, che hanno mancato – meglio: peccato – contribuendo in tal modo ad offuscare il progetto di Dio sull’uomo e sul mondo. Qui siamo compresi anche noi.
E come sarebbe possibile, allora, di fronte a questo quadro sconcertante, mantenere la ferma certezza che l’ultima parola non è ad appannaggio della morte, dell’immoralità, della violenza, del demonio e dei suoi accoliti? Come è possibile sperare nella nostra salvezza, certi che non verremo trascinati – se non per colpa nostra – in quel tanto di putridume che vediamo intorno e dentro a noi?
È possibile in un solo modo: se confidiamo in Dio, se ci fidiamo totalmente di lui e della sua infinita misericordia.
Conoscendoci, abbiamo qualche timore riguardo la nostra capacità di mantenere fede al proposito di vivere con Dio, secondo la sua legge e nel suo amore. Ma per questo ci è stato dato un aiuto, il più grande di quelli creati: la Madre di Dio.
Venerdì 21 maggio abbiamo aperto la quinta edizione del “Giorno del Timone” accompagnando in processione e con la recita del Rosario la statua della Madonna pellegrina di Fatima. Una novità, rispetto alle precedenti edizioni, così apprezzata da determinarci a ripeterla nei prossimi anni.
Lei, la Regina del Rosario, è conosciuta anche come la Regina delle Milizie celesti. A Lei rispondono le schiere degli angeli, Lei – la Donna di cui parla la Genesi – si oppone al serpente, che oggi sembra avere la meglio in tante situazioni. Con Maria ogni nostro timore svanisce. E resta la certezza della vittoria. Davvero, il Timone si è messo in buone mani.