«Da sempre attento al tema dei migranti, rappresentate di una Chiesa che sa accogliere e non discriminare. Ringraziamo l’arcivescovo Gian Carlo Perego per la sensibilità e la disponibilità dimostrataci».
Il post apparso sulla pagina facebook di Arcigay Ferrara, così ecumenico e zuccheroso, non lascia spazio a dubbi: al movimento arcobaleno, monsignor Perego piace proprio tanto.
Il motivo? Semplice: l’arcivescovo succeduto a monsignor Negri, al quale l’associazione non ha mai rivolto pensieri particolarmente affettuosi, ha ritenuto opportuno farsi immortalare in Piazza Municipale, nel capoluogo estense, davanti a dei cartelloni anti-omo-trans-fobia in occasione di una mostra fotografica il cui titolo dice già tutto: «NOIdentity-True stories human stories».
Il progetto fotografico, centrato sulla persecuzione di persone Lgbt migranti o emigrate in Italia e realizzato da Luciana Passaro, dirigente di Arcigay Ferrara, è stato pensato fra le altre cose per scardinare l’«intollerante» modello «eteronormativo», che è la solita espressione ambigua celante la sostanziale promozione dell’ideologia omosessualista, che ha in figure come Mario Mieli le sue stelle polari.
Bene, ma cosa ci faceva da quelle parti monsignor Perego? Per quale motivo pastorale ha ritenuto di presenziare?
Più di qualche fedele, comprensibilmente incredulo, se lo è chiesto.
Sì, perché va ricordato che Arcigay non è un’associazione come le altre, essendo la capofila di una realtà, quella arcobaleno appunto, che si batte per rivendicare presunti diritti come le nozze fra persone dello stesso sesso, l’utero in affitto e l’approvazione di leggi contro l’omofobia che mettano definitivamente a tacere tutti quei bigotti saldamente ancorati a convinzioni oggi ritenute antistoriche, tipo quella secondo cui i bambini abbiano diritto a un padre e una madre.
Dunque, come mai l’arcivescovo di Ferrara sabato scorso era in piazza con gli esponenti di un movimento dagli ideali non distinti o distanti, ma proprio antitetici e oltretutto in lotta perenne con quella legge morale naturale di cui Santa Romana Chiesa è bimillenaria custode?
L’enigma rimane al momento senza spiegazione.
Tanto più che parliamo di un vescovo che in occasione di un evento che ad Arcigay non sarebbe piaciuto affetto come la Giornata Diocesana per la Famiglia 2018 dello scorso 16 settembre, beh, non era presente. Certo, alla Giornata pro family ha comunque presenziato monsignor Manservigi, Vicario generale dell’arcidiocesi, ma Perego – per motivi certamente fondati, di cui non si dubita – non c’era. E si dà il caso che il messaggio pastorale che di fatto lancia un arcivescovo non presente agli eventi in cui si celebra la famiglia naturale, ma in prima fila davanti ai fotografi con i dirigenti di Arcigay non sia esattamente dei più rassicuranti.
Poi è chiaro che per un cristiano è doveroso dialogare con tutti o almeno provarci, ci mancherebbe. Ma un conto è farlo a livello personale, incontrando le singole persone a prescindere dai loro convincimenti morali e dalle loro tendenze sessuali, un altro, ben diverso, è assicurare la propria presenza ad eventi ufficiali, in tal modo finendo inevitabilmente col far passare messaggi che col Magistero della Chiesa hanno ben poco a che vedere.
La prova provata dell’inopportunità di farsi immortalare con gli attivisti di Arcigay sta nel fatto che non si ricordando adesioni ufficiali dell’associazione arcobaleno a nessun evento volto a denunciare le persecuzioni contro i cristiani, migranti o non che siano.
Come mai? Anche questa è una domanda destinata a restare senza risposta; o che forse una risposta l’ha. Fin troppo chiara.
Ermes Dovico, per http://www.iltimone.org/news-timone/vescovo-ferrara-piazza-arcigay/