Gli insulti dell’attaccante del Milan Ibrahimovic all’avversario dell’Inter Lukaku (con l’invito ad andare con la madre a fare i riti vudù),
propone l’ennesimo caso di discriminazione laicista verso i cattolici.
Perché Lukaku è cresciuto in una famiglia poverissima, con una madre dalla salda fede cattolica che non ha niente a che vedere con i riti pagani o vudù.
La partita di Coppa Italia di martedì scorso ha vissuto momenti imbarazzanti, soprattutto perché generato da un professionista come Zlatan Ibrahimovic che, quasi fosse un principiante incapace di controllarsi, ha provocato l’avversario interista Romelu Lukaku così: “Vai a fare i tuoi riti vudù di m… da un’altra parte. Piccolo asino”.
Lukaku dapprima ha replicato semplicemente sfidando il belga sul campo all’inizio del secondo tempo: “Dai, andiamo dentro!”.
Ma il milanista ha rincarato la dose: “Vai a chiamare tua madre e fate quei riti vudù di m… nella foresta”.
Quindi Lukaku ha perso il controllo mandando a quel paese “tu e tua moglie” ed è stato fermato a forza da compagni e dirigenti per evitare guai peggiori.
Per inquadrare le accuse di pratiche vudù bisogna risalire alla polemica che aveva coinvolto Lukaku nel gennaio 2018 in seguito al suo addio all’Everton, quando il presidente della squadra di Liverpool Farhad Moshiri dichiarò che durante l’incontro con il giocatore egli “ha chiamato sua madre e ha detto che era stata in pellegrinaggio in Africa o da qualche parte e aveva fatto un rito vudù e ha ricevuto questo messaggio che doveva andare al Chelsea”.
Nel ricostruire i fatti di martedì sera tutti danno per buona questa storia dei riti Vudù, ma nessuno racconta che in effetti è inverosimile e che comunque era stata subito smentita da Lukaku, che peraltro andò al Manchester United e non al Chelsea.
Lukaku aveva risposto che il suo desiderio non aveva nulla a che fare con queste ragioni, lasciando che il suo portavoce spiegasse che “ora vedrà quali misure giudiziarie usare” contro i dirigenti della squadra, perché “Romelu è molto cattolico e il vudù non fa parte della sua vita… Semplicemente non aveva fiducia nell’Everton e nemmeno nel progetto di Moshiri. Ecco perché non ha voluto firmare a nessuna condizione”.
Ma è chiaro che Lukaku, più che per il vudù, ha perso le staffe quando Ibrahimovic ha insultato la madre, una figura importantissima per la sua vita e la sua carriera. È da lei che ha preso la tempra, il carattere, la fede per sperare contro ogni speranza: anche quando suo padre e sua madre, quasi nullatenenti, non avevano di che nutrirlo ed erano costretti a crescere i figli in un appartamento così mal messo da essere visitato dai topi, il ragazzino scorgeva la mamma pregare.
Al The Players Tribune Lukaku raccontò che “avevo sei anni e tornavo da scuola per mangiare durante la pausa. Mia mamma preparava lo stesso menù ogni singolo giorno (pane e acqua)…Ma quando sei piccolo non ci pensi nemmeno…Sapevo che facevamo fatica”.
Una sera, però, il piccolo, vedendola allungare con l’acqua il latte senza pane, capì che la situazione di povertà in cui vivevano era grave: «Non dissi nulla. Non volevo sovraccaricarla. Mangiai il mio pranzo. Feci una promessa a me stesso e a Dio quel giorno. Fu come se qualcuno, schioccando le dita, mi avesse svegliato. Sapevo esattamente cosa dovevo fare e cosa avrei fatto. Non potevo vedere mia madre vivere in quel modo». Il punto per il piccolo non era dunque salvare se stesso ma coloro che amava.
È a questo punto che Lukaku ha parlato della stazza umana della madre, malata di diabete, che faticava a comprare le medicine ma di una fede cattolica reale e convincente: “Con mio fratello e mia mamma stavamo seduti al buio (a volte mancava loro l’elettricità e l’acqua calda, ndr), recitando le nostre preghiere e pensando, credendo”. Quella sera capì che prima o poi la fame sarebbe finita: “Succederà”. Poi Lukaku disse alla madre in lacrime “che tutto sarebbe cambiato, che avrei giocato nell’Anderlecht…chiesi a mio padre a che età si può diventare calciatori professionisti. Lui disse a 16, così dissi: ‘Ok, 16 allora’”.
E da lì in poi cominciò a pregare e lottare per diventare un calciatore professionista. Nonostante le scarpe consumate, l’impossibilità di seguire il calcio per mancanza della tv e nonostante giocasse “con grande rabbia per via di molte cose…per via dei ratti che correvano per il mio appartamento…per come mi guardano gli altri genitori. Ero in missione” per diventare “il miglior giocatore della storia del Belgio…non bravo. Non straordinario. Il migliore”. E a 12 anni in 34 partite aveva segnato 76 goal
A 16 anni venne preso dall’Anderlecht che però lo teneva in ponchina, motivo per cui Lukaku decise di sfidare l’allenatore con una scommessa che spiega cosa può generare la fame: “Se mi fai giocare segnerò 25 goal entro dicembre…E farai i pancakes per noi ogni giorno”. I 25 goal furono segnati tutti entro novembre, il ragazzino aveva finalmente da mangiare e 16 anni giocò per la prima volta in prima squadra.
Ma tutto partì dal sacrificio e dalla fede della madre, motivo per cui anche oggi Lukaku non dimentica mai di ringraziare il Signore per dove è arrivato, senza vergognarsi delle sue origini e spiegando che prega e loda Dio decine di volte al giorno.
Ma se questa è la vicenda di Lukaku, che martedì sera ha risposto malamente alla provocazione, perché la gravità del comportamento di Ibrahimovic è stata minimizzata? Perché La Gazzetta dello Sport metteva i due calciatori in lite sullo stesso piano, oppure titolava semplicemente sul fatto che Ibra è “esagerato in tutto”?
Dov’è l’indignazione dei media che si stracciano le vesti contro le tifoserie che fanno i versi ai calciatori, mentre Lukaku si prendeva gratuitamente dell’asino e dell’indigeno e la madre della fattucchiera?
Evidentemente c’è chi è più intoccabile di altri, motivo per cui continua a comportarsi come fosse Dio. Ben peggio di un idolatra vudù.
Benedetta Frigerio, per https://www.lanuovabq.it/it/ibra-lukaku-e-quella-falsa-storia-dei-riti-vudu