di Andrea Indini
Oltre 60mila fedeli hanno affollato piazza San Pietro per partecipare alla messa che Benedetto XVI celebrerà in occasione del terzo anniversario della morte di Papa Wojtyla.
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WOJTYLA, DOPO LA MORTE ABBIAMO IMPARATO A CONOSCERLO IN MODO DIVERSO
LUIGI GENINAZZI
Avvenire 2-4-2008
Quando venne sottratto per sempre al nostro sguardo terreno il mondo si sentì improvvisamente orfano e un’ondata di commozione, di dolore e al tempo stesso di gratitudine, invase il cuore di milioni di persone. Ci manca, Karol Wojtyla, nonostante che il suo successore, l’amato Benedetto XVI, riempia pienamente la scena pontificale. Sono passati tre anni ma continua a mancarci tantissimo: lo diciamo sottovoce, con un certo pudore, come si fa coi sentimenti più veri e profondi che si vorrebbero tenere nascosti, al riparo da occhi indiscreti.
Giovanni Paolo II manca a tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, e anche a moltissima gente che ha avuto occasione di sfiorarlo, vederlo e ascoltarlo durante i suoi viaggi. C’è chi ha fatto notare che papa Wojtyla è colui che si è incontrato con il maggior numero di essere umani, primo pontefice ‘globale’, riconosciuto come la più grande autorità morale anche dai non credenti. Giovanni Paolo II è stato un papa pellegrino che cercava l’uomo. Non aspettava che la gente andasse da lui, era lui che le andava incontro, testimone della misericordia di Dio che salva. Nel corso del suo pontificato, uno dei più lunghi della storia, si è fatto vicino a tutti divenendo un personaggio familiare anche nei luoghi più sperduti del mondo. E così, quand’era in vita, pensavamo di conoscerlo bene, anche perché i mass-media ce lo raccontavano in ogni dettaglio, fino a scavare con le telecamere impietose dentro le pieghe della sua sofferenza e malattia.
Ma in questi ultimi anni, dopo la sua morte, incominciamo a conoscerlo in un modo diverso. Col passare del tempo i ricordi inevitabilmente sbiadiscono, diventano roba d’archivio. Oggi stiamo imparando a guardare alla vita ed alle opere di Karol Wojtyla in altro modo, con gli occhi della fede. Proprio perché ci manca vogliamo andare alla sua ricerca, sapendo bene che questa volta non saranno né i giornali né le tv a raccontarcelo per davvero. Non ci soffermiamo più sui singoli fotogrammi, adesso ci si mostra in tutta la sua evidenza il senso della trama che ha intessuto la sua vita ed ha cambiato la storia. «Giovanni Paolo II si è mosso ed ha agito come se desiderasse aprire dappertutto delle vie d’accesso a Cristo, come se desiderasse rendere percorribile ad ogni uomo il varco verso la vita vera, verso il vero amore», è la sintesi efficace che ne ha fatto Benedetto XVI, legato da un affetto personale oltre che da una lunga consuetudine di lavoro al suo predecessore.
Così tanta gente oggi riscopre Giovanni Paolo II come il papa della vita, il papa dell’amore, il papa della famiglia. È quanto ci ha confermato l’ex segretario di Wojtyla, il cardinale Dziwisz, lui stesso sorpreso dai moltissimi casi del dono di un figlio a coppie, ritenute sterili, che si sono inginocchiate in preghiera sulla tomba di Giovanni Paolo II. Se non vogliamo affrettarci a chiamarli miracoli diciamo che si tratta di grazie ricevute, di segni di santità che le persone semplici sanno immediatamente riconoscere.
In Polonia circola insistente la voce secondo cui Karol Wojtyla verrà beatificato il prossimo 16 ottobre, trentesimo anniversario della sua elezione al soglio pontificio. È il desiderio di tanta gente che ‘scopre’ nella santità di Giovanni Paolo II un rinnovato motivo di familiarità con lui. Soffia ancora il vento di Wojtyla, il vento che faceva sfogliare le pagine del Vangelo durante i suoi funerali e oggi continua ad avvolgere i nostri cuori.